Benvenuti

Ciao a tutti. Il mio nome è Luigi Sardo. Ho deciso di nominare il mio blog medicinamanonsolo perchè sono un medico e precisamente neurochirurgo pediatra. Sono quindi inseriti argomenti di carattere medico ed è possibile, per chi vuole, chiedere delle consulenze. Il manonsolo sta ad indicare che non voglio solo trattare temi di medicina ma anche altri argomenti. Ad esempio sono molto interessato al discorso del lavoro online quindi inserirò articoli inerenti e anche materiale da scaricare. Potremo discutere di golf che è il mio sport preferito. Ma possiamo trattare tanti argomenti in base alle vostre proposte che spero arrivino. Anzi mi piacerebbe discutere di questioni di cui ho poca o nessuna conoscenza in modo da arricchire il mio bagaglio culturale.

Questo blog è diviso in diverse sezioni nelle quali verranno trattati vari temi.
Le sezioni sono: Medicina e Chirurgia, Economia e Finanza, Web Marketing, Scienze Sociali e Umanistiche, Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni, Arti.
A destra trovate i link che vi porteranno alle varie sezioni.
Ogni sezione è affidata ad un autore diverso.
La sezione Medicina e Chirurgia sarà curata da me.
La sezione Economia e Finanza sarà gestita dal Dott. Paolo Sardo, Consulente Fiscale e Finanziario, mentre la sezione Socialmente sarà affidata al Dott. Gennaro Ponzo, Sociologo e Counselor Sociale.
Per la sezione Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni il referente sarà Nello Bruno autore di numerosi quadri esposti in diverse mostre e la sezione Arti sarà controllata dal Prof. Giuseppe Sessa insegnante di Storia dell'Arte.
La sezione Web Marketing sarà curata dal Dott. Paolo Sardo e da me.
In questa pagina invece si potrà discutere pure di altri argomenti.

Bene. A questo punto vi lascio e vi auguro buon viaggio. A presto

mercoledì 28 aprile 2010

Stress e Memoria

Lo stress è una sindrome di adattamento a degli stressor (sollecitazioni). Può essere fisiologica, ma può avere anche dei risvolti patologici.

Indipendentemente dalla natura dello stressor la reazione organica è la medesima. Sostanze nocive, cambiamenti di temperatura, infezioni da microrganismi, traumi, stimoli cioè esterni o interni, pericolosi o vissuti come tali, producono stress, ovvero l’adattamento dell’organismo al cambiamento della sua omeostasi interna.

Quando le persone o altri animali sono esposti a una situazione stressante, le ghiandole surrenali immettono nel sangue adrenalina, noradrenalina ed ormoni steroidi (cortisolo, ACTH, ecc.). Gli steroidi surrenali aiutano il corpo a mobilitare le sue risorse energetiche per affrontare la situazione di stress e l'amigdala interviene in modo critico per controllare il loro rilascio. Quando l'amigdala avverte un pericolo, invia dei messaggi all'ipotalamo il quale, a sua volta, ne invia alla ghiandola pituitaria, e la somma di tutte queste attività è il rilascio nel sangue di un ormone chiamato ACTH, che affluisce nelle ghiandole surrenali e causa la produzione di ormoni steroidi. Oltre a raggiungere le sue mete nel corpo, l'ormone steroide scorre nel sangue verso il cervello dove si lega ai recettori dell'ippocampo, dell'amigdala, della corteccia prefrontale e di altre regioni. Siccome le secrezioni surrenali e pituitaria sono di regola suscitate da eventi stressanti, sono dette appunto ormoni dello stress. Tali ormoni hanno effetti anche sulla memoria.


L’adrenalina ha un effetto potenziante sulla memoria. Infatti un evento accompagnato da una forte reazione emotiva viene ricordato più facilmente. E questo è dovuto all’azione facilitante dell’adrenalina. Però l’adrenalina se da un lato favorisce la memorizzazione di una nuova informazione importante, dall’altro impedisce l’accesso a elementi già memorizzati. Infatti è responsabili del cosiddetto “blocco mentale”.

Anche gli ormoni steroidi possono avere un effetto facilitante, ma elevati livelli bloccano la memorizzazione di nuove informazioni. Un eccesso di ACTH disturba l’apprendimento. Contenuti nuovi dell’apprendimento vengono acquisiti con maggior difficoltà ad alto livello di ACTH; questo ormone, quindi, è necessario per una conservazione rapida e intensiva, ma un eccesso irrigidisce i contenuti appresi, impedendo così l’acquisizione di nuove informazioni.

Inoltre persistenti quantità elevate di questi ormoni, come si può verificare nello stress cronico, possono determinare danni all’ippocampo che è la principale struttura implicata nella memorizzazione dei ricordi coscienti (memoria esplicita).

Da parecchio tempo si sa che nell'ippocampo i recettori degli steroidi fanno parte di un sistema di controllo che contribuisce a regolare la quantità di ormoni steroidi rilasciata. Quando questi si legano ai recettori dell'ippocampo, dei messaggi partono verso l'ipotalamo per chiedergli di avvertire le ghiandole surrenali e pituitaria di frenare la produzione; in una situazione di stress, l'amigdala continua a ripetere "Aumentare la produzione!" e l'ippocampo "Ridurre la produzione!". Attraverso numerosi passaggi in questo circuito, la concentrazione degli ormoni dello stress nel sangue viene delicatamente aggiustata alle esigenze della situazione.

Se lo stress dura troppo a lungo, l'ippocampo non riesce più a controllare esattamente il rilascio degli ormoni nè a svolgere le sue funzioni di routine. Lo stress interferisce con la capacità di produrre un potenziamento a lungo termine nell'ippocampo, e questo potrebbe spiegare perchè la memoria fa cilecca.

Quindi lo stress prolungato danneggia anche le funzioni della memoria esplicita cosciente.

Bruce McEwen, un famoso biologo dello stress, ha dimostrato che uno stress grave ma temporaneo può far raggrinzire i dendriti dell'ippocampo. I dendriti sono la parte dei neuroni che riceve i messaggi in arrivo, e che svolge in gran parte le prime tappe del potenziamento a lungo termine e della formazione della memoria. McEwen ha dimostrato inoltre che i cambiamenti sono reversibili soltanto se lo stress non perdura. Altrimenti le cellule dell'ippocampo cominciano a degenerare e la perdita di memoria diventa permanente.

L'ippocampo umano è quindi vulnerabile allo stress. Risulta più piccolo nei sopravvissuti a un trauma, nei bambini ripetutamente vittime di violenze o nei reduci della guerra del Vietnam con disturbi da stress post traumatico: essi manifestano un deficit significativo della memoria, senza che ne sia sminuito nè il QI nè le facoltà cognitive. Degli eventi stressanti possono quindi alterare l'ippocampo e le sue funzioni mnemoniche.

Sembra chiaro che gli steroidi surrenali spiegano i cambiamenti fisici dell'ippocampo e i problemi di memoria che ne risultano. Da tempo si sa che le persone affette dalla malattia di Cushing - una malattia che si manifesta con dei tumori delle ghiandole surrenali che provocano un'ipersecrezione di ormoni steroidi - hanno problemi di memoria e studi recenti hanno mostrato che anche nel loro caso l'ippocampo rimpicciolisce.

A volte lo stress aiuta la formazione dei ricordi espliciti, li rafforza, ma può anche distruggere la memoria esplicita. Disponiamo ora di una spiegazione plausibile di questo paradosso: le memoria è probabilmente rafforzata da un lieve stress, grazie agli effetti favorevoli dell'adrenalina, ma uno stress abbastanza intenso e prolungato può innalzare il livello degli steroidi surrenali fino al punto in cui danneggiano l'ippocampo.

La maggior parte delle prove degli effetti negativi dello stress sulla memoria provengono da casi gravi in cui lo stress è proseguito per giorni e giorni. Occorre capire se un'unica esperienza traumatica, come essere aggrediti o violentati, può innalzare il livello degli steroidi abbastanza da agire negativamente sull'ippocampo e da provocare una perdita di memoria riguardo all'incidente. Anche se non abbiamo ancora risposte definitive, ricerche recenti hanno dimostrato che un breve periodo di stress può danneggiare la memoria spaziale dei ratti e interferire con l'induzione del potenziamento a lungo termine nell'ippocampo. Con l'asportazione delle ghiandole surrenali, e quindi senza una produzione di ormoni steroidi, tali effetti non si producono.

Nelle situazioni di stress acuto, come ad esempio un trauma, un incidente stradale, ecc., è possibile quindi avere un ricordo vivido dell’esperienza, grazie all’aumento dell’adrenalina e degli steroidi, però è anche possibile il verificarsi di amnesie.

Si è soliti fare una distinzione tra amnesia retrograda, anterograda e anteretrograda. Nell’amnesia retrograda non c’è ricordo di ciò che si è verificato nel periodo precedente il trauma. Nella forma anterograda si verifica amnesia di ciò che si è verificato nel periodo seguente il trauma. Nell’amnesia anteretrograda non c’è ricordo di ciò che si è verificato prima e dopo il trauma.

Analizziamo il caso di un incidente stradale. Tutte le impressioni del viaggio sono fissate inizialmente nella memoria a breve termine. Queste poi nel corso del viaggio, registrate consapevolmente, passano nella memoria a lungo termine, come una specie di registrazione cinematografica differita di circa venti minuti. Se, al momento dell’incidente, lo spavento o lo choc sono talmente forti da interrompere il passaggio delle informazioni dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine, si verifica il blocco della memorizzazione a lungo termine. Si tratta di quelle informazioni ancora non impresse nella memoria che decadono dopo venti minuti insieme alla memoria a breve termine: si ha quindi amnesia retrograda.

Per comprendere il meccanismo di questa forma di amnesia vediamo come si verifica il processo di memorizzazione.

L’immagazzinamento inizia con impulsi elettrici cerebrali: è la memoria immediata o sensoriale che però non si mantiene in nessun caso più di qualche secondo.

Prima del decadimento della memoria immediata, la sua informazione viene assunta nel magazzino della memoria a breve termine, il quale è legato alla formazione di una matrice di RNA, che dura per circa 20 minuti, sciogliendosi poi successivamente. A questo punto quindi l’informazione deve essere già passata alla memoria a lungo termine mediante la formazione di certe proteine. La stessa memoria a lungo termine è collegata quindi al deposito stabile delle proteine formatesi sulla rispettiva matrice di RNA. Il nostro choc da incidente non ha prodotto nient’altro che un’interruzione del processo di memorizzazione dopo il secondo stadio, cioè dopo la formazione di RNA, probabilmente mediante l’inibizione della sintesi proteica, cosicchè la matrice di RNA non ha potuto trasferire l’informazione a nessuna proteina. Allora l’informazione comincia a dissolversi dopo qualche minuto, facendo scomparire irreversibilmente nell’oblio i ricordi degli ultimi venti minuti.

Nel caso di amnesia anterograda, cioè oblio di tutto ciò che si è verificato dopo il trauma, essa è determinata dagli alti livelli di steroidi che si determinano per l’evento traumatico. Come abbiamo visto elevati livelli di questi ormoni bloccano temporaneamente i processi di memorizzazione fino a quando i livelli tornano normali.

Nella forma anteretrograda si verifica la concomitanza di entrambi i processi: cioè blocco del passaggio delle informazioni alla memoria a lungo termine e persistenza di elevati livelli di steroidi che impediscono le registrazione di nuove informazioni.

Abbiamo accennato prima al “blocco mentale”, un altro esempio di stress acuto che crea problemi di memoria.
In una situazione di stress aumentano l’adrenalina e la noradrenalina. La noradrenalina agisce come antagonista biochimico di un’altra importante sostanza trasmettitrice, l’acetilcolina, di cui impedisce il rifornimento. Tutto questo è un blocco causato dal meccanismo dello stress, il quale, deve in ogni caso essere interpretato alla luce dell’istinto di conservazione, considerando che ogni "riflessione" ritarderebbe lo scatto che salva dal nemico. La natura non poteva prevedere che la nostra società moderna collegasse proprio reazioni di stress e di allarme all’apprendimento e al pensiero, cioè a processi in cui non hanno niente a che fare con la sopravvivenza.

In una condizione di stress acuto l’adrenalina e la noradrenalina contribuiscono ad una rapida memorizzazione dell’esperienza. Questo perché è importante mantenere un ricordo preciso di un evento che può essere pericoloso. D’altra parte però bloccano momentaneamente l’accesso alle informazioni già depositate poiché in quegli attimi non è necessario ricordare eventi precedenti ma agire immediatamente poiché pochi attimi potrebbero significare la differenza tra la vita e la morte.

Questo è sempre un meccanismo evolutivo legato alla sopravvivenza. Certo oggi è difficile trovarsi in situazioni realmente pericolose. Però il meccanismo è rimasto poiché ha contribuito alla sopravvivenza della specie.

Tornado al discorso del “blocco mentale” il caso più classico in cui può verificarsi è quello dello studente interrogato in cui lo stress a cui può essere sottoposto (insegnante molto severo, che incute timore) può determinare un momentaneo problema di memoria. In tale situazione non c’è nulla di nuovo da memorizzare che può essere aiutato da elevati livelli di adrenalina e noradrenalina che però bloccano l’accesso alle informazioni già memorizzate. Scatta quindi il meccanismo ancestrale di sopravvivenza.

Quindi anche se lo studente è preparato potrebbe non rispondere poiché in quel momento ha una vera e propria amnesia. I livelli elevati di ormoni dello stress che si determinano in questo contesto causano solo un impedimento ad accedere alla memoria.

Uno stress acuto può quindi provocare un temporaneo blocco della memoria mentre lo stress cronico può causare danni all’ippocampo con persistenti problemi di memoria.

Credo che sono purtroppo molte le situazioni stressanti a cui gli individui sono sottoposti con possibile riduzione delle performances.
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martedì 20 aprile 2010

Memoria: Neurofisiologia, Recupero, Oblio

Nei processi di memorizzazione di tutte le informazioni che andranno a costituire la memoria esplicita il ruolo principale è svolto dall’ippocampo.

L’ippocampo è una struttura relativamente grande accolta nella compagine della circonvoluzione interna di ogni lobo temporale.
L’ippocampo può essere diviso in 3 aree distinte:
• il giro dentato,
• il subiculum, localizzato alla base dell’ ippocampo e che continua con la
corteccia entorinale, che è parte della corteccia paraippocampica.

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Nell’uomo le nozioni conservate come memorie esplicite vengono inizialmente elaborate in una o più delle cortecce associative polimodali (cortecce prefrontale, limbica e parieto-temporo-occipitale). Da qui le informazioni vengono trasferite alle corteccia paraippocampica e quindi all’ippocampo. Più precisamente l’informazione giunge alla corteccia entorinale, al giro dentato, al subiculum ed infine di nuovo alla corteccia entorinale.

Dalla corteccia entorinale le informazioni sono reinviate alla corteccia paraippocampica e ed infine ancora alle cortecce associative della neocortex.
Dunque, la corteccia entorinale rappresenta la principale porta d’ingresso verso l’ippocampo ed anche il più importante canale di output dell’ippocampo stesso.
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E’ per tali motivi allora che le lesioni della corteccia entorinale risultano così gravi e riguardano tutte le modalità sensoriali (non a caso, proprio le prime alterazioni che si osservano nel morbo di Alzheimer, che è la forma degenerativa più importante che colpisce la memoria esplicita, si localizzano a livello della corteccia entorinale).

Esiste una sorta di lateralizzazione delle funzioni e delle risposte a livello degli ippocampi.

L’ippocampo destro si attiva nei processi di apprendimento ambientale. Infatti le memorie legate allo spazio comportano una maggiore attività dell’ippocampo di destra.

L’ippocampo sinistro è connesso con la memoria verbale. Il ricordo di parole, oggetti, persone e degli elementi che appartengono a queste categorie, richiede un’attività più intensa dell’ippocampo dell’emisfero sinistro.

LESIONI DELL'IPPOCAMPO DESTRO

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DISTURBI DELL'ORIENTAMENTO SPAZIALE


LESIONI DELL’IPPOCAMPO SINISTRO

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DISTURBI DELLA MEMORIA VERBALE


Ci sono evidenze sperimentali circa il ruolo dell’ippocampo come sede transitoria delle tracce di memoria a lungo termine. Sono invece le aree associative a rappresentare il deposito ultimo delle tracce di memoria esplicita.

Il processo che permette di fissare un’informazione a lungo termine si chiama CONSOLIDAMENTO.

Il processo che permette di richiamare alla mente gli eventi e le informazioni memorizzate si chiama RECUPERO.

Il recupero avviene attraverso due modalità:

LA RIEVOCAZIONE e IL RICONOSCIMENTO

Si ha la rievocazione quando l’esperienza è riportata alla mente con il pensiero o con le parole (per esempio se mi ricordo la gita fatta con i compagni di scuola e mi ritornano in mente i luoghi visitati e i momenti piacevoli trascorsi). Anche il ricordo della melodia di una canzone quando sento solo il titolo, è una rievocazione.

Si ha il riconoscimento quando siamo capaci di individuare qualcosa o qualcuno come conosciuto, come facente parte della nostra esperienza passata (per esempio, se incontriamo una persona, ci ricordiamo di averla già vista riconoscendone il volto).

La parte della corteccia che ci permette di recuperare dai vari depositi che abbiamo visto prima, cioè nelle varie zone della corteccia associativa polimodale, tutte quelle informazioni che messe insieme ci consentono di ricostruire una scena, un episodio, è la corteccia prefrontale.

Quando occorre richiamare un ricordo la corteccia prefrontale attinge dalla varie aree dove sono depositate le informazioni. Dalla corteccia parietale posteriore andrà ad attivare il circuito dell’articolazione verbale, perché è lì, soprattutto a sinistra, che vengono depositate le tracce mnemoniche di parole, numeri e tutto ciò che ci permette di esplicitare i concetti in linguaggio.

Un’ altra zona da cui la corteccia prefrontale attinge le informazioni è quella della cosiddetta corteccia extrastriata, sempre una corteccia associativa posteriore, che però conserva tracce mnemoniche delle caratteristiche visive e della localizzazione degli oggetti.

In pratica, se voglio ricordare un episodio, parte il segnale dalla corteccia prefrontale che attinge le informazioni visive che sono state elaborate negli anni passati dall’ippocampo ed ora sono immagazzinate nella corteccia extrastriata, che fa parte del gruppo della corteccia associativa multimodale posteriore, e nel contempo raccoglie altre informazioni dalla corteccia parietale posteriore, che conserva le elaborazioni a suo tempo raccolte dall’ippocampo e depositate in questo circuito dell’articolazione verbale. La corteccia prefrontale mette insieme queste informazioni dandoci la percezione del ricordo.

La MEMORIA non e un’ISCRIZIONE su una ROCCIA (Edelman)

L’OBLIO è la dimenticanza delle esperienze passate.
Può essere TOTALE, se non resta alcuna traccia di tali esperienze, o PARZIALE se ricordiamo solo una parte di esse.

Il fenomeno dell’oblio si spiega attraverso il processo del DECADIMENTO cioè nell’indebolimento o nella scomparsa delle tracce lasciate nella MLT dalle esperienze passate.
Esso avviene perché tali esperienze non vengono ripetute e non vengono mai richiamate alla mente.

Per esempio, quando studiate qualcosa (anche se bene) se non avete avuto occasione di riportare alla mente tale cosa, né rileggendola né ripensandoci, sarà facile che questa conoscenza vada incontro a un processo di decadimento.
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mercoledì 14 aprile 2010

Memoria Esplicita e Memoria Implicita

Articolo pubblicato su PiuChePuoi.it

La MEMORIA A LUNGO TERMINE è suddivisa in MEMORIA ESPLICITA O DICHIARATIVA e MEMORIA IMPLICITA o NON DICHIARATIVA.

La memoria esplicita o dichiarativa è quella di cui siamo coscienti. Possiamo ricordare il nome delle cose, delle persone, di un luogo che abbiamo visitato. Sono cioè sono delle informazioni che riguardano fatti o situazioni che ci sono capitati durante la nostra vita, di cui siamo coscienti e che possiamo esplicitare in qualsiasi momento.

La memoria implicita o non dichiarativa consiste in quella forma di memoria a cui non possiamo accedere consapevolmente. Non siamo in grado di raccontare a qualcun altro un’esperienza sensoriale o motoria che viene immagazzinata in questa forma di memoria. Per esempio una forma di memoria implicita è quella che viene conservata nel neocerebello nel momento in cui si impara a scrivere o si impara ad eseguire un movimento sofisticato. Al momento di eseguire nuovamente quel movimento non dovremo ripetere tutto l’iter che ci ha portato ad impararlo per poi finalmente eseguirlo, ma automaticamente andiamo a reclutare quei circuiti neuronali, corticali e cerebellari, che ci consentono di eseguire quel determinato movimento.

La memoria esplicita o dichiarativa comprende tutto ciò che può essere descritto consapevolmente e si divide in:

MEMORIA EPISODICA

MEMORIA SEMANTICA

MEMORIA EMOZIONALE

La memoria episodica riguarda il ricordo di fatti della vita personale, la memoria semantica comprende le nostre conoscenze.
La memoria emozionale è data dal ricordo degli eventi che ci hanno colpito emotivamente e che riusciamo a descrivere (la nascita del proprio figlio, un lutto).

Si può quindi dire che la memoria semantica costituisce il nostro biglietto culturale. Quella episodica è invece la memoria autobiografica, quella che ci consente di ricostruire un passato individuale. È l’insieme di tutti i fatti che ci ricordiamo che hanno fatto parte del nostro vivere quotidiano in passato e che formano in un certo senso la nostra personalità.

La memoria esplicita episodica ha bisogno di 4 fasi:

• Codificazione → è un fenomeno che riguarda il fatto che per depositare nuove informazioni c’è bisogno di concentrare l’attenzione su qualcosa; è ovvio che nella vita quotidiana non ricordiamo il 100% di ciò che abbiamo passato, ricordiamo alcuni aspetti ed il ricordo di questi aspetti dipende da vari fattori. Intanto dipende dalla frequenza con cui vengono presentati, poi dallo stato emotivo con cui si vivono (stati emotivi molto forti ci permettono di ricordare alcuni eventi anche se si sono verificati una volta sola); quindi la codificazione nasce in parte dalla ripetizione, ma soprattutto, per gli elementi autobiografici, dalla concentrazione dell’attenzione sull’esperienza fatta.

• Consolidamento → tale esperienza deve poi essere “consolidata”; tale processo può essere necessario oppure no; se per esempio l’evento che è stato codificato è molto forte, accompagnato da uno stato emotivo molto violento sia in positivo che in negativo, non necessita di consolidamento perché la traccia mnemonica è molto forte; se invece tale traccia è più flebile bisogno consolidarla ed il consolidamento può essere legato alla ripetitività che crea un’ informazione più stabile, di più lunga durata e che porta (questo è un punto importante!) ad una modificazione dell’espressione genica, con aumento e quindi modificazione della sintesi proteica. La memoria a lungo termine è fatta di informazioni di tipo proteico.

• Conservazione → è un meccanismo cellulare che consente di mantenere le memorie che si sono prima codificate e poi consolidate.

• Recupero → tutte queste informazioni verranno poi estratte per essere integrate e per essere ripescate e ricostruite

La memoria implicita si collega ad esperienze non coscienti né verbalizzabili. Essa riguarda la memoria per diversi apprendimenti come

a) Il priming (inteso come abilità di un soggetto di identificare un oggetto visivamente o uditivamente come il risultato di una precedente esposizione anche se subliminare rispetto al livello di coscienza)

b) La memoria procedurale, che consiste nella memoria per esperienze motorie e cognitive, come ad esempio i movimenti necessari per determinati sport o per suonare degli strumenti e la memoria per numerosi altri eventi quotidiani che vengono compiuti automaticamente senza che essi raggiungano il livello di coscienza. La memoria procedurale, oltre alle abilità motorie, comprende abilità percettive (per esempio riconoscere i volti, le espressioni del viso e il modo di camminare delle persone) e cognitive (per esempio, una persona che conosce bene la sua città, sa percorrere in modo automatico il tragitto, anche se complesso, per tornare a casa).

c) La memoria emotiva ed affettiva, che comprende la memoria per le prime relazioni del bambino con l’ambiente in cui nasce e in particolare con la madre. In questo tipo di memoria possono essere immagazzinate anche le esperienze sensoriali che provengono dall’ambiente esterno e che il neonato percepisce e memorizza.

Un tipo di memoria che possiamo definire al confine tra esplicita ed implicita è quella legata alle funzioni della corteccia orbitofrontale che costituisce la parte inferiore del lobo frontale in entrambi gli emisferi.
Quest'area modula il processo decisionale in base al contesto. Essa infatti inibisce le risposte inappropriate e seleziona le risposte contestualmente ed emotivamente appropriate. Tale area è responsabile quindi del comportamento morale in seguito all'acquisizione delle regole sociali. Le sue funzioni si completano man mano che vengono acquisite le modalità di comportamento che variano da cultura a cultura.
Possiamo definirla al confine poichè noi possiamo valutare coscientemente il nostro comportamento. Ma quasi sempre il nostro modo di porci rispetto agli altri, il nostro modo di interagire si svolge in maniera non cosciente. La corteccia orbitofrontale valuta in ogni momento che il nostro comportamento sia adeguato al contesto.

La memoria implicita è predominante nel bambino fino 2 anni circa poiché i sistemi della memoria esplicita, in particolare l’ippocampo, non sono ancora maturi.
Alla nascita e nel periodo (24 mesi circa) in cui si sviluppa il suo sistema limbico e il suo linguaggio, il bambino va incontro ad importanti e significative esperienze affettive in particolare con la madre ed è verosimile che queste esperienze siano memorizzate. Molte di queste esperienze saranno positive ed essenziali per la crescita mentale e fisica del bambino, ma molte altre potranno essere traumatiche: negligenze e inadeguatezze dei genitori, una loro patologia mentale, frustrazioni, violenze, abusi che la famiglia e l’ambiente possono perpetrare ai danni del bambino.

Esse costituiranno l’essenza della memoria implicita.

Nella misura in cui queste esperienze fortemente cariche di emozioni ed affetti sono memorizzate in questa fase preverbale faranno parte di un nucleo inconscio della personalità del bambino e ne condizioneranno gli affetti, il comportamento e la personalità anche da adulto. Tale nucleo costituirà anche un modo implicito di relazionarsi con l’altro.

Il professor Mauro Mancia sostiene che questo tipo di inconscio non è legato alla rimozione ma è espressione di un’archiviazione che avviene in epoca preverbale e presimbolica e che pertanto resta al di fuori della coscienza e non raggiunge il livello della rappresentazione linguistica.

La memoria esplicita necessita dell’integrità del lobo temporale mediale, in particolare dell’ippocampo. La memoria implicita invece prescinde dalle funzioni ippocampali e sembra essere localizzata nella corteccia posteriore temporo-parieto-occipitale di entrambi gli emisferi.

L’importanza della memoria implicita nello sviluppo della mente infantile e della personalità dell’individuo si è recentemente imposta all’attenzione della psicoanalisi come deposito di esperienze non coscienti e non verbalizzabili ma solo rappresentabili nel sogno.
La possibilità di identificare nella memoria implicita parte del materiale inconscio apre prospettive stimolanti per un’integrazione delle neuroscienze con la psicoanalisi e per una possibile localizzazione anatomo-funzionale di affetti e sentimenti inconsci che sono sfuggiti finora ad ogni possibile localizzazione anatomica.

Poiché ha origine nei primi periodi preverbali e presimbolici della vita, la memoria implicita può contenere esperienze estremamente significative che possono costituire il nucleo del Sé inconscio intorno al quale si organizza l’intera personalità del soggetto. È evidente che, così intesa, la memoria implicita e la sua organizzazione in termini anatomo-funzionali rappresenta un importante punto di incontro tra neuroscienze e psicoanalisi. Tale memoria, infatti, non è cosciente né verbalizzabile ma solo rappresentabile nelle modalità della relazione analitica e in maniera particolare nel sogno.
Solms ha dimostrato un’assenza di attività onirica in pazienti con lesioni corticali associative parieto-occipitali. Queste aree sono quelle indicate come probabili archivi della memoria implicita.
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martedì 6 aprile 2010

Una Giornata di Lavoro...del Tuo Cervello!!!

Articolo pubblicato su PiuChePuoi.it

Analizziamo come funziona il nostro cervello nelle più comuni attività quotidiane. Tali informazioni sono tratte dal lavoro di Elkhonon Goldberg e in particolare dal suo libro "Il paradosso della saggezza". Ho solo apportato qualche piccola modifica.

La sveglia suona stimolando energicamente il tronco encefalico, il talamo e la corteccia uditiva. Il suono vi ridesta da un sonno profondo: il segnale ha attivato una parte del tronco encefalico, la formazione reticolare, che ha il controllo dell'attivazione generale. Un altro suono avrebbe provocato solo un fastidio ricominciando a dormire. La corteccia uditiva, con l'aiuto di alcuni nuclei talamici, ha riconosciuto quel suono: la sveglia. E i lobi frontali vi dicono che è un suono importante e quindi vi dovete alzare.



Uscite dal letto e guardate fuori dalla finestra. Anche se siete ancora un pò addormentati la vostra corteccia visiva è già al lavoro e potete vedere che fuori c'è una splendida mattina. C'è il sole fuori e vi sentite bene. "Sentirsi bene" significa che il lobo frontale sinistro è attivo, dal momento che esso ha la responsabilità degli effetti positivi.

Quando entrate nella stanza da bagno, vedete oggetti familiari: lo spazzolino da denti, il dentifricio, il colluttorio, il rasoio. Riconoscere questi oggetti non sarebbe possibile senza una regione dell'emisfero sinistro, all'incirca tra il lobo occipitale e il lobo temporale, chiamata corteccia associativa visiva. Se quest'area del cervello dovesse subire un danno, è possibile continuare a vedere le cose ma non riconoscerle come familiari e dotate di significato.

State allungando la mano per prendere lo spazzolino. Quasi sicuramente si tratta della mano destra perchè circa il 90% della popolazione è destrimane. La corteccia motoria dell'emisfero sinistro entra in azione e così pure il cervelletto e i gangli della base che controllano e regolano l'esecuzione dei movimenti.

Afferrate lo spazzolino con la mano e certamente lo prendete dalla parte del manico. Sembra un'azione semplice ma per la sua esecuzione è entrato in azione un complesso meccanismo. Le conoscenze dell'uso di oggetti sono immagazzinate nel lobo parietale sinistro. Un danno a questa parte del cervello spesso conduce ad aprassia ideativa. Il paziente perde la capacità di usare oggetti comuni ed inizia ad utilizzarli a caso come se non avesse mai visto quell'oggetto e non sa a cosa serve.

Dopo aver finito in bagno avete indossato pantaloni, giacca e cravatta. Anche in questo caso la corteccia visiva vi ha consentito di individuare tali oggetti, la corteccia visiva associativa vi ha consentito di riconoscerli e il lobo parietale sinistro ha le informazioni su come vanno indossati. Per procedere all'abbigliamento vi è l'attivazione della corteccia motoria a destra e sinistra e i due emisferi si scambiano informazioni per sincronizzare perfettamente i movimenti della mano destra e sinistra. Tutta l'esecuzione avviene sotto il controllo dei gangli della base e del cervelletto che verficano il movimento stesso ed effettuano continue correzioni.

Mentre vi vestite una musica assordante entra dalla finestra. "Che schifezza" si lamenta il vostro lobo temporale destro - che ha il compito di elaborare la musica. Più precisamente l'emisfero destro da luogo al giudizio estetico e l'emisfero sinistro lo traduce in parole.

Il tempo per una rapida tazza di caffè e il giornale del mattino. Mentre scorrete la prima pagina, gli emisferi entrano in funzione. L'attività nell'emisfero sinistro compie l'analisi delle singole parole e della costruzione del discorso. Più precisamente il lobo temporale sinistro elabora e comprende le parole, il lobo frontale sinistro elabora e comprende i verbi, il lobo parietale sinistro elabora la grammatica. L'emisfero destro vi da il significato globale dell'analisi effettuata dall'emisfero sinistro ed anche il valore emotivo di ciò che avete letto.

La corteccia prefrontale fa una previsione su cosa può significare una determinata notizia. Se ad esempio vi occupate di economia o avete fatto degli investimenti la corteccia prefrontale prefigura che cosa significa per voi la notizia di una recessione imminente. Ad esempio gli indici di Borsa sono ancora in discesa. Vi ricordate cosa diceva il giornale alcuni giorni prima quando i titoli erano in rialzo. Ciò è possibile grazie all'ippocampo che è indispensabile per memorizzare nuove informazioni e per accedere ad esse.

Le notizie vi hanno messo un pò in subbuglio e anche un pò di cattivo umore poichè hanno attivato l'amigdala e in particolare quella destra poichè l'emisfero destro è connesso con sensazioni ed emozioni negative.

Mentre uscite dalla porta state calcolando come riuscire a svolgere tutte le attività in programma per la mattinata. La vostra corteccia prefrontale, che si occupa di organizzare le cose, è al lavoro cercando di mettere in sequenza tutte le attvità e senza che ci siano perdite di tempo. La corteccia prefrontale è infatti deputata alla programmazione, alla strategia, alla pianificazione e alla decisione.

Nell'ascensore notate una faccia nuova. Vi chiedete chi sarà, forse un nuovo inqulino? E' il vostro emisfero destro che ha analizzato il volto nell'ascensore e che ha tratto la conclusione che non l'avete mai notato prima. L'informazione passa all'emisfero sinistro che cerca sempre una spiegazione ("un nuovo inquilino?").

Prendete un taxi e guardate l'orologio. Il vostro lobo parietale esamina rapidamente il quadrante. Ad un certo punto vi accorgete che l'autista ha appena svoltato dalla parte sbagliata. Cercate di riportare l'autista sulla strada giusta. Ciò richiede un'azione coordinata del lobo frontale (programmazione) del lobo parietale destro (orientamento spazio-temporale) e dell'ippocampo (memoria). Ma l'autista non comprende perchè non parla la vostra lingua: usando il linguaggio dei segni riuscite ad indirizzarlo correttamente (i vostri lobi frontale, parietale e temporale stanno lavorando all'impazzata).

Alla fine arrivate alla meta. Pagate l'autista e contate il resto grazie alla parte parieto-temporale sinistra che se danneggiata provoca un deficit detto acalculia.

Dopo una giornata di lavoro tornate a casa. Decidete di rilassarvi sul divano guardando la TV.

Le vostre cortecce visiva e uditiva sono in attività mentre elaborano le immagini dello schermo e lo speaker legge le ultime notizie. Il contenuto verbale coinvolge la gran parte dell'emisfero sinistro.

Ma l'emisfero destro non è escluso. Quando la voce dello speaker si alza in un crescendo, è l'emisfero destro che percepisce il sentimento di allarme convogliato da essa. Mentre l'emisfero sinistro ha la responsabilità della maggior parte del linguaggio, l'emisfero destro ha la responsabilità della prosodia. La prosodia è l'informazione convogliata attraverso la comunicazione verbale ma per mezzo dell'intonazione e dell'inflessione piuttosto che attraverso il significato letterale. E' ciò che vien chiamata "tonalità emotiva". (Una disfunzione dell'emisfero destro altera la capacità di elaborare tale informazione ed inoltre il linguaggio del paziente diventa meccanico, spesso inappropriato, privo di sottigliezze e fluidità).

La corteccia visiva è stata impegnata fin dall'inizio ad elaborare le immagini che provengono dalla televisione. Le informazioni sono assimilate sia dalla metà sinistra che dalla metà destra dello schermo. Ciò è possibile perchè entrambi gli emisferi del vostro cervello stanno lavorando alla perfezione grazie alla connessione presente tra essi e rappresentata da uno spesso fascio di fibre chiamato corpo calloso.


Un danno ad un emisfero, in particolare al lobo parietale, produce spesso eminattenzione o completo neglet. Un paziente affetto da eminattenzione visiva ha la difficoltà a cogliere l'informazione che appare in una metà del campo visivo - la metà opposta al lato del cervello danneggiato. Il neglet è anche più grave, poichè metà del campo visivo è completamente ignorata. L'eminattenzione sinistra o il neglet causate da un danno all'emisfero destro sono di solito molto più gravi della eminattenzione o del neglet destro (causate da un danno all'emisfero sinistro).

Molto spesso un danno all'emisfero destro provoca inconsapevolezza del deficit (anosognosia). L'anosognosia è fonte di pericoli, poichè il paziente può essere inconsapevole di ogni deficit, non solo dell'eminattenzione.

Immaginate un autista colpito da eminattenzione visiva sinistra (da danno dell'emisfero destro) ed inconsapevole di questa condizione. Il paziente spesso insisterà a guidare e a svolgere attività che potrebbero mettere in pericolo lui e gli altri.

Mentre osservate le scene potete tenere sotto controllo l'intero televisore e seguire tutti i dettagli. La capcità di esaminare una scena visiva estrapolando l'informazione importante in qualunque punto essa appaia è controllata da una regione dei lobi frontali, le aree oculari frontali.

Elaborate quindi le immagini visive e le riconoscete. Questo è possibile grazie alla corteccia visiva associativa, come già detto.

Vedete anche facce e mentre le guardate il vostro emisfero destro è al lavoro, in particolare il lobo temporale. E' stato dimostrato che questa parte del cervello ha il compito del riconoscimento facciale.

La faccia dello speaker è però elaborata dall'emisfero sinistro poichè è già conosciuta. Nel cervello ha luogo una divisione del lavoro. L'emisfero destro si occupa meglio dell'informazione nuova, non familiare, e l'emisfero sinistro è più a suo agio con quella familiare. Infatti le facce degli estranei sono elaborate a destra mentre i volti conosciuti, familiari sono elaborati a sinistra.

Mentre le immagini visive e il racconto dello speaker si fondono in un'unica storia, voi non distinguete quale informazioni entri attraverso gli occhi e quale attraverso le orecchie. Tutto si intreccia nella vostra mente. La corteccia associativa sta facendo il suo lavoro con grande efficienza. Questa parte del cervello ha il compito di mettere insieme flussi di informazione provenienti da sensi differenti e di integrarli tra loro.

Se si parla di una regione colpita da un conflitto di cui già si è discusso potete riconoscere l'argomento. Questo è possibile poichè l'informazione precedente è già contenuta in memoria e per questo processo è essenziale il ruolo dell'ippocampo.

Le nuove ricerche hanno dimostrato che nell'ippocampo tendono a svilupparsi nuovi neuroni. Il ritmo con cui i nuovi neuroni appaiono nell'ippocampo può essere influenzato dall'attività cognitiva e dal mantenimento in esercizio del vostro cervello.

A mano a mano che seguite le notizie, cercate di immaginare ciò che accadrà nella regione in guerra. Analizzate il contesto globale, provate ad immaginare cosa possono pensare i principali protagonisti.

Si tratta di abilità complesse - pianificare, anticipare, formare una teoria della mente - molto recenti da un punto di vista evolutivo. Sono presenti solo negli esseri umani. Tutte queste funzioni complesse sono controllate dalla corteccia prefrontale. la parte più giovane e complessa del cervello umano e anche l'ultima a svilupparsi. Lo sviluppo completo si ha solo intorno ai venti anni, a volte addirittura a trenta.

La vostra corteccia prefrontale si è attivata nel momento in cui avete provato a fare previsioni politiche. E così anche la vostra corteccia cingolata anteriore, una struttura del cervello legata alla corteccia prefrontale, che è particolarmente attiva in situazioni di incertezza.

La vostra attenzione sta diminuendo e comiciate a sentirvi insonnoliti. Ciò significa che la vostra formazione reticolare ascendente, una struttura molto importante che ha il compito di tenere il cervello sveglio e in allerta, ha portato a termine il suo compito. La sua attività sta diminuendo e quindi avvertiti i primi segni del sonno.


Spegnete quindi la televisione e andate a letto.

Spegnete la luce..............


............e quasi impercettibilmente vi abbandonate al sonno così da essere pronti per un altra giornata in compagnia del vostro...stupefacente cervello!!!

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