Benvenuti

Ciao a tutti. Il mio nome è Luigi Sardo. Ho deciso di nominare il mio blog medicinamanonsolo perchè sono un medico e precisamente neurochirurgo pediatra. Sono quindi inseriti argomenti di carattere medico ed è possibile, per chi vuole, chiedere delle consulenze. Il manonsolo sta ad indicare che non voglio solo trattare temi di medicina ma anche altri argomenti. Ad esempio sono molto interessato al discorso del lavoro online quindi inserirò articoli inerenti e anche materiale da scaricare. Potremo discutere di golf che è il mio sport preferito. Ma possiamo trattare tanti argomenti in base alle vostre proposte che spero arrivino. Anzi mi piacerebbe discutere di questioni di cui ho poca o nessuna conoscenza in modo da arricchire il mio bagaglio culturale.

Questo blog è diviso in diverse sezioni nelle quali verranno trattati vari temi.
Le sezioni sono: Medicina e Chirurgia, Economia e Finanza, Web Marketing, Scienze Sociali e Umanistiche, Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni, Arti.
A destra trovate i link che vi porteranno alle varie sezioni.
Ogni sezione è affidata ad un autore diverso.
La sezione Medicina e Chirurgia sarà curata da me.
La sezione Economia e Finanza sarà gestita dal Dott. Paolo Sardo, Consulente Fiscale e Finanziario, mentre la sezione Socialmente sarà affidata al Dott. Gennaro Ponzo, Sociologo e Counselor Sociale.
Per la sezione Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni il referente sarà Nello Bruno autore di numerosi quadri esposti in diverse mostre e la sezione Arti sarà controllata dal Prof. Giuseppe Sessa insegnante di Storia dell'Arte.
La sezione Web Marketing sarà curata dal Dott. Paolo Sardo e da me.
In questa pagina invece si potrà discutere pure di altri argomenti.

Bene. A questo punto vi lascio e vi auguro buon viaggio. A presto

lunedì 29 marzo 2010

Memoria: Descrizione e Miti da Sfatare

Voglio parlare un po' della memoria. Di questa complessa, vitale e fondamentale funzione del nostro cervello. Senza memoria non potremmo vivere. E' grazie alla memoria che possiamo condurre la nostra vita. Senza di essa infatti ci sveglieremo ogni mattino non sapendo chi siamo, chi sono le persone accanto a noi, non sapremo cosa fare perché non avremo il ricordo del nostro lavoro e di come svolgerlo.
Quindi la memoria è tutto. E si può immaginare che si tratta di una funzione piuttosto complessa.
Leggo spesso su diverse riviste non mediche che occorre allenare la memoria, metterla alla prova. Si esalta l'importanza di strumenti utili a tal senso per scopi commerciali.
Ho letto ultimamente da qualche parte che bisogna allenare la memoria perché è come un muscolo. Se un muscolo non viene allenato si atrofizza. Allo stesso modo è fondamentale esercitare la memoria per non farla atrofizzare.
Sono rimasto colpito in maniera negativa da queste espressioni. Come si può affermare ciò con tanta sicurezza solo per vendere qualche prodotto?
La memoria non è un muscolo e il cervello non è un registratore.
Il processo di memorizzazione si svolge in diverse fasi e richiede l'intervento di fattori importanti quali l'attenzione, l'interesse e soprattutto le emozioni.
Se non siamo attenti ma la nostra mente vaga, difficilmente si riesce a memorizzare qualcosa. Allo stesso modo se un qualcosa non suscita il nostro interesse non saremo focalizzati in maniera ottimale per consentire una corretta memorizzazione. Inoltre grande importanza rivestono le emozioni. Si può rapidamente memorizzare un evento se ad esso è associata un'emozione positiva o negativa.
Vi faccio un esempio. Ricordate bene cosa stavate facendo il 15 ottobre 2005? Forse qualcuno.
Sono però sicuro che la maggior parte di voi ricorda perfettamente cosa stava facendo l'11 settembre 2001! Si ricorda benissimo perché è associata l'emozione tremenda di un evento che ha scosso tutti.
Spesso associamo la memoria all'abilità di fare calcoli o ricordare numeri, in particolare numeri di telefono. Ma è necessario ricordare i numeri di telefono? Ci sono le rubriche elettroniche. È necessario saper fare tutti i calcoli? Ci sono le calcolatrici.
E poi consideriamo che ricordiamo i numeri di telefono. Quelli più importanti però. Quelli cioè associati a persone per noi importanti. Quindi come vediamo è presente la componente emotiva.
Per memoria si intende la capacità dell'individuo di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per entrare in rapporto con la realtà presente e futura.
La memoria può essere paragonata ad un archivio diviso in settori. Tutte le conoscenze ed esperienze accumulate nel corso della vita vengono catalogate, raggruppate in categorie e conservate nelle varie zone del cervello.
E, come in un archivio, vengono tirate fuori quando servono.
Però la memoria non è solo conservazione di dati. Essa infatti interviene in tutti i processi mentali. Essa contiene istruzioni e dati per l'esecuzione di diverse funzioni molte delle quali inconsce.
Questo grande archivio possiamo immaginarlo diviso in tre tipi di "magazzino" in cui transitano le informazioni. Il primo è costituito dalle informazioni sensoriali (o memoria sensoriale MS), il secondo dalla memoria a breve termine (MBT) e il terzo dalla memoria a lungo termine (MLT)
La memoria sensoriale mantiene attiva l'informazione ricevuta dagli organi per alcune frazioni di secondo. Senza di essa non sarebbe possibile la percezione.
Occorre considerare che le informazioni sensoriali che giungono al cervello sono numerose. Solo alcune entrano nel processo di memorizzazione.
Infatti, quando lo stimolo attira l'attenzione del soggetto, viene trasferito nella MEMORIA A BREVE TERMINE (MBT).
Questa memoria ha una capacità limitata e in essa le informazioni permangono per un breve periodo di tempo per poi decadere. Esse possono servire solo per un piccolo periodo (ad esempio per comporre un numero di telefono) oppure, se le riteniamo importanti, vengono trasferite in un altro magazzino al fine di conservarle per un lungo periodo di tempo. Tale magazzino è detto MEMORIA A LUNGO TERMINE (MLT).
Facciamo un esempio: Ci viene dato un numero di telefono e noi non abbiamo la possibilità di scriverlo.
Per poterlo ricordare dobbiamo ripetere numerose volte il numero di telefono. Oppure possiamo cercare di associarlo a altri numeri che sono nella nostra memoria a lungo termine. Ciò va effettuato rapidamente altrimenti l'informazione esce dalla nostra memoria e viene persa.
Chiaramente questa ripetizione continua o l'associazione con altri numeri la eseguiamo se per noi tale numero ha qualche importanza. In tal modo l'informazione passa dalla MBT alla MLT e può quindi essere ricordata a distanza di tempo.
Il passaggio dalla MBT alla MLT comporta una trasformazione stabile dei circuiti nervosi. Questo processo viene quindi favorito o dal ripetersi dell'esperienza, oppure da una sua particolare intensità (come quando l'esperienza è accompagnata da forti emozioni)
La memoria a breve termine (MBT) è un tipo di memoria che mantiene le informazioni solo per qualche decina di secondi, dopo di che le informazioni SCOMPAIONO.
La MBT può contenere, contemporaneamente, solo poche unità di informazione: nell'adulto il numero è di SETTE (+ o - 1) con qualche variazione a seconda del materiale da ricordare
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SETTE NUMERI O SETTE LETTERE
Quindi per consentire il passaggio delle informazioni contenute dalla MBT alla MLT, una tecnica è quella di ripetere più volte l'informazione stessa, sia a voce sia solo con il pensiero.
Nella MBT si può anche effettuare un'elaborazione delle informazioni, mediante tecniche che vengono richiamate dalla MLT.
Esempio: nell'esecuzione di un'addizione, i numeri da sommare, dapprima vengono riconosciuti dalla memoria sensoriale (MS) e sono quindi trasferiti nella MBT.
Il programma per eseguire l'addizione è contenuto nella MLT. Viene quindi trasferito nella MBT dove si esegue l'operazione, cioè l'addizione. La MBT infatti funziona anche come MEMORIA DI SERVIZIO o MEMORIA DI LAVORO.
La MLT è un archivio di capacità quasi illimitata. Qui sono conservate tutte le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso della vita.
Nella MLT sono anche contenuti i "programmi" di attività motorie semplici (sorridere o alzare lo sguardo) o complesse (guidare l'auto, praticare uno sport).
Sono inoltre contenuti tutti i "programmi" di attività intellettuali (ad esempio parlare, eseguire operazioni aritmetiche, suonare uno strumento).
Nel prossimo articolo parleremo delle due forme di MLT: esplicita o dichiarativa e implicita o procedurale.
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domenica 21 marzo 2010

Apprendimento e Cultura: Ruolo nell'Attività degli Emisferi Cerebrali

Articolo pubblicato su PiuChePuoi.it

Esaminiamo due nuove teorie interessanti riguardanti le le attività dei due emisferi nell’ambito dell’apprendimento e della cultura.
Michele Trimarchi è fondatore dell’Istituto di Neuropsicofisiologia. Ha elaborato una teoria riguardante il meccanismo della percezione da parte di entrambi gli emisferi.
Il meccanismo neuro psicofisiologico illustrato da Trimarchi origina dall’arrivo delle informazioni ai canali sensoriali. Tutte le stimolazioni seguono vie nervose collegate sia all’emisfero sinistro che all’emisfero destro (ED), cosicché ogni messaggio viene memorizzato nell’uno e nell’altro emisfero.
Emisfero destro ed emisfero sinistro rispondono in maniera totalmente diversa e in tempi totalmente diversi ad uno stimolo.
Lo stesso messaggio informativo giunge ai due emisferi che lo elaborano, lo memorizzano e ne attribuiscono un valore diverso. L’emisfero sinistro memorizza le informazioni sotto forma di modelli culturali “e fa di questo modello memorizzato una ‘verità assoluta’ da difendere”.
L’emisfero destro, invece, analizza tutti gli aspetti dell’informazione e li integra determinando una valutazione non limitata da acquisizioni precedenti.

L’emisfero sinistro agisce selezionando i dati in entrata per esclusione: o “sì” o “no”, o “vero” o “falso”, non esiste una terza possibilità che inglobi due aspetti diversi della realtà.
Tale possibilità è invece il fulcro base dell’ED, per il quale due visioni differenti di uno stesso concetto è sinonimo di un maggiore spazio di analisi che permette di cogliere un numero maggiore di particolari.
Il discorso vale sia per quanto riguarda la percezione del mondo esterno sia per idee, concetti, teorie. Cioè l’input A in arrivo è uguale all’informazione B già presente, l’emisfero sinistro apprende A=B, e identifica A in un modello culturale.
Secondo Trimarchi “questo particolare procedimento è alla base delle conoscenze scientifiche attuali, perché tutte le branche della scienza per studiare un fenomeno si rifanno ad un modello che caratterizzi un certo numero di parametri, sufficienti ad interpretare detto fenomeno. La costruzione così ottenuta di un modello sufficientemente soddisfacente si trasforma automaticamente in un modello mentale da difendere, difficilmente removibile”.

L’emisfero destro compie invece un’analisi scientifica dell’input ben più profonda. Anche se A=B, esso scinde tale uguaglianza e si limite a valutare le caratteristiche globali di A indipendentemente dalle informazioni già memorizzate. L’elemento è comunque nuovo ed esso ne analizza tutte le caratteristiche. “Ciò permette all’emisfero destro di conservare una memorizzazione spaziale sempre aperta a qualsiasi novità stimolativa”.
Trimarchi quindi sostiene che “secondo tale successione si stabiliscono due tipi di codificazione: una codificazione a modelli nell’emisfero sinistro ed una codificazione spaziale che individualizza i particolari, dando loro un preciso valore, nell’emisfero destro”.

In particolare abbiamo che l’emisfero destro comprende nella sua analisi tutti i parametri fisici che costituiscono il messaggio, poiché l’elemento viene analizzato da un punto di vista energetico, fisico, chimico, biologico. L’emisfero destro sintetizza i risultati ottenuti ed elabora una risposta completa sulla realtà oggettive dell’elemento.

Secondo Trimarchi il problema nasce quando quando l’emisfero destro trasferisce il messaggio attraverso il corpo calloso all’emisfero sinistro, il quale deve integrare l’oggettività dell’emisfero destro ai modelli culturali che possiede. L’emisfero sinistro ha già catalogato e memorizzato l’elemento A. Se le informazioni su A provenienti dall’emisfero destro possono risultare contrastanti con il modello, il messaggio non viene considerato nella sua interezza.

Emisfero sinistro ed emisfero destro colgono due aspetti differenti del mondo a noi circostante. “Il primo apprende e memorizza una realtà artificiale, frutto di modelli e di combinazioni di questi che producono ancora modelli, e la codificazione che in esso avviene è identicamente artificiale. Il secondo analizza e registra la realtà del mondo fisico-naturale e la codificazione in questo rispecchia tale naturalità”.

Trimarchi afferma che sarebbe necessario lavorare in maniera tale che “l’emisfero destro spezzi gli schemi e i modelli culturali, così da trasferire all’emisfero sinistro una nuova metodologia conoscitiva che non porti più ad una cultura ripetitiva, ma creativa, cioè ad una comprensione cosciente del mondo che ci circonda e di noi stessi: opera non tesa a creare un nuovo emisfero dominante, ma alla ricerca di una sintesi integrativa delle dipolarità del nostro cervello”.

Ricapitoliamo il percorso seguito dall’informazione. Se il messaggio è dato come ‘verità’, nell’emisfero sinistro si forma un modello da non toccare, e il meccanismo biologico di difesa scatterà ogniqualvolta si tenterà di alterare tale messaggio, sia da parte dell’emisfero destro che dall’ambiente esterno. Trimarchi sostiene che occorrerebbe “permettere un’azione creativa dell’emisfero destro sul mondo circostante non identificabile in un modello preformato, consentendo a chi riceve tale azione di elaborare un messaggio nuovo”.
Secondo Trimarchi riuscire ad attivare questo processo può consentire ad ogni cervello di essere impegnato in costruzione creative, quindi di essere protagonista di idee ed eliminando “la necessità di aggredire per difendere modelli e messaggi che per loro formazione sono chiusi ad una possibilità di integrazione degli stimoli diversi non da lui identificabili nei modelli memorizzati”.
Il monito di Trimarchi è che “Sta a noi saper organizzare la cultura in maniera tale che qualsiasi messaggio sensoriale proveniente da qualsiasi organo di senso possa percorrere tutta la fitta rete nervosa senza i confini determinati dai modelli culturali ripetitivi”.

Elkhonon Goldberg della New York University School of Medecine ha formulato una nuova teoria sul ruolo giocato dai due emisferi come riportato in un interessante articolo di 
Roberto Weitnauer pubblicato su Kalidoxa. Il neuro scienziato ritiene che la porzione destra del cervello sia l’anticamera dell’apprendimento dove transitano informazioni nuove che poi si configurano più stabilmente nella porzione sinistra.
Goldberg sostiene tale suddivisione così netta tra emisfero sinistro ed emisfero destro è un’astrazione eccessiva e prossima all’antropocentrismo. Egli non nega le differenze funzionali ma afferma che tali differenze si integrano.
Nel caso di altre specie è un po’ difficile parlare di analisi logica, capacità artistiche.
Eppure, molti animali presentano come noi una diversità morfologica e funzionale degli emisferi. Tanto per fare un esempio, studi su mammiferi e uccelli illustrano che il cervello destro è deputato all’elaborazione di mappe spaziali. Appare allora ragionevole supporre che la lateralizzazione rispecchi un tratto filogenetico ancestrale.
Al neuroscienziato la tradizionale dicotomia delle funzioni psicologiche appare come una lista che mal si concilia con il carattere dinamico del cervello. Egli sostiene che l’emisfero destro sia più abile nel fronteggiare situazioni inizialmente inesplorate, mentre quello sinistro attuerebbe processi cognitivi consolidati dall’esperienza.

Il confronto a questo punto non è tra razionalità e fantasia bensì tra novità e routine. Il processo fisiologico che vede il controllo passare da un emisfero all’altro costituisce in questo contesto una forma centrale di apprendimento. La teoria di Goldberg è corroborata dal brain imaging. L’attività nervosa sinistra prevale su quella destra man mano che il soggetto impara.

Secondo Goldberg con l’avanzare dell’età le routine interne s’impongono sul trattamento di informazioni nuove. Da giovani si ha memoria e attenzione, ma pochi automatismi cognitivi. Con gli anni sempre meno affrontiamo l’ignoto e, però, sempre più dipendiamo dall’emisfero sinistro, fenomeno che è attestato da un depauperamento di quello destro. La continua curiosità verso il nuovo o il ripetere la routine segna il confine tra saggezza e declino intellettivo con eventuale ingresso nella depressione.
Bisogna a tal riguardo ricordarsi della plasticità neurale, un processo stupefacente che implica uno sviluppo delle connessioni cerebrali tra i neuroni più sollecitati e, viceversa, un diradamento tra quelli silenti. Si è ultimamente appurato che alcuni neuroni possono addirittura moltiplicarsi grazie alla stimolazione.
Si sa da tempo che l’attività mentale combatte l’invecchiamento intellettivo e le patologie degenerative. Comprendiamo infatti che stimolare l’emisfero destro significa tenere aperta l’anticamera dell’apprendimento, ricercando novità ed evitando overdosi di consuetudine.

Tutto ciò che è nuovo coinvolge inizialmente l’emisfero destro il quale analizza tutti gli aspetti. Successivamente tale informazione passa all’emisfero sn che effettua una catalogazione.
In assenza di stimoli nuovi interviene l’emisfero sinistro che attua programmi preformati. Senza elementi nuovi l’emisfero destro viene quindi messo “a riposo”. Non del tutto poiché come hai visto negli articoli precedenti l’ED arricchisce le informazioni in arrivo con ulteriori elementi che sono fondamentali per una perfetta interazione con gli altri e con l’ambiente circostante (tonalità della voce, contenuto emotivo di un discorso, ascolto della musica, analisi delle informazioni visive, ecc.).

E’ sul versante dell’arricchimento personale che viene a mancare il suo prezioso contributo.

“Noi esamineremo un’idea radicalmente nuova della dualità cerebrale: l’emisfero destro è quello delle ‘novità’ e l’emisfero sinistro è responsabile di configurazioni ben sviluppate. Ciò significa che a mano a mano che invecchiamo e accumuliamo sempre più modelli, ha luogo un cambiamento nell’’equilibrio di potere’ dei due emisferi: il ruolo dell’emisfero destro diminuisce e aumenta quello dell’emisfero sinistro. A mano a mano che invecchiamo facciamo sempre più affidamento sull’emisfero sinistro, usandolo di più.
La divisione del lavoro tra le due metà del cervello non è limitata alla cognizione. Anche le emozioni sono lateralizzate: quelle positive sono collegate all’emisfero sinistro e quelle negative al destro”.

Forse le due teorie potrebbero sembrare contrastanti ma non è così. Entrambe mettono in evidenza le differenti funzioni dei due emisferi.
Goldberg evidenzia il ruolo principale dell’emisfero dx nell’apprendimento. Tutto ciò che apprendiamo rientra nel bagaglio dell’emisfero sn.
Man mano che si avanza nell’età si tende ad apprendere di meno e ad utilizzare sempre più gli schemi localizzati nell’emisfero sn rafforzando i circuiti corrispondenti.
Questo può portare a limitare il tuo apprendimento. E qui entra in gioco il ruolo della cultura evidenziato da Trimarchi. Se è forte il valore culturale sarà più difficile che le nuove informazioni inizialmente elaborate dall’emisfero dx possano essere accettate del tutto.
Se hai una forte convinzione riguardo un’idea potrebbe essere difficile accettare una nuova visione della stessa. Inizialmente l’emisfero dx accoglie la nuova informazione ed infatti hai inizalmente una visione globale del nuovo aspetto. Ma non c’è catalogazione ed integrazione perché l’emisfero sn difende il suo modello.
Questo ad esempio potrebbe spiegare il gap generazionale. I giovani sono più portati alle novità poiché hanno meno schemi e quindi l’emisfero dx è più attivo a differenza degli adulti che hanno più schemi, sono più inclini alla routine e quindi seguono più facilemnte i modelli dell’emisfero sn.
Ecco che quindi Goldberg pone l’accento sull’apprendimento e, aggiungerei, sulla predisposizione all’apprendimento.



Quindi diventa estremamente importante nella crescita e per mantenere un’attività cerebrale valida a qualsiasi età mantenere sempre viva la curiosità. Conoscere, apprendere. La continua conoscenza porta ad un funzionamento equilibrato dei due emisferi con l’iniziale analisi da parte dell’ED e la successiva catalogazione da parte dell’ES.

Ogni processo di apprendimento porta alla creazione di nuovi circuiti neurali e quindi di nuovi schemi. Tale processo può consentire una modifica di schemi precedenti in un continuo processo di arricchimento.
Mantenere quindi la curiosità tipica dei bambini che chiedono continuamente ‘perché’. Il loro è un cervello in crescita quindi ‘affamato’ di informazioni. Questo porta all’acquisizione delle funzioni ed alla crescita cerebrale.

È ormai assodato che il concetto di neuro plasticità non comprende solo il discorso della crescita neuronale che si verifica nei bambini ma anche le modificazioni dei circuiti neurali preformati.

Quindi il continuo apprendimento determina un funzionamento equilibrato dei due emisferi e un arricchimento delle informazioni. Se un argomento ti interessa particolarmente puoi ritrovarti a pensare ad esso in totale focalizzazione. In questo modo c’è una completa attivazione del lobo frontale con annullamento di tutto ciò che è intorno. Inoltre ciò che di nuovo impari può portarti a riflettere su alcuni schemi mentali che se ti risultano errati puoi intervenire per modificarli.

È la progressiva perdita di interesse verso il nuovo che si verifica negli anni e il sempre maggiore adeguamento a schemi che hai appreso in passato a diminuire l’attività dell’ED.
Un limite è anche dato dall’adeguamento eccessivo a idee, ideologie, religioni, ecc.
Per essere più precisi faccio una distinzione tra fede, il rapporto intimo con la divinità, e religione, regole su come bisogna porsi nei confronti della divinità.

Spesso c’è un bisogno di identificazione e questo viene molto soddisfatto dal senso di appartenenza ad un gruppo.
Quando però l’identificazione è molto forte si rischia di perdere la propria identità e di chiudersi totalmente a ciò che è nuovo e/o diverso.
Ricordo che l’utilizzazione continua di un determinato circuito neurale porta ad un rafforzamento sempre maggiore di quest’ultimo.
Cosa succede quindi. Nuove o diverse informazioni giungono all’emisfero destro per un’iniziale analisi ed elaborazione. Tale emisfero compie un’analisi oggettiva dell’informazione poiché non è condizionato da memorizzazioni precedenti.
Tale risultato viene però bloccato quando è inviato all’emisfero sn poiché non consono con gli schemi sempre più rafforzati posseduti da quest’ultimo.

Occorre quindi mantenere sempre viva la curiosità chiedendosi sempre “perché”.

Questo dovrebbe essere un processo costante da applicare in ogni situazione. Se ascoltiamo una notizia, se discutiamo con qualcuno, ecc.

Capire, conoscere a fondo. La conoscenza continua costituisce un arricchimento personale, crea nuovi circuiti neurali, rappresenta la base per modificare circuiti preformati, consente di fruire dell’arricchimento che ciascun emisfero fornisce ad ogni percezione. E potremmo aggiungere che contribuisce a mantenere il cervello sempre ‘giovane’!

Questo discorso si collega al concetto di trilogia mentale che ho illustrato in un precedente articolo (Motivazione e Cambiamento: La Trilogia Mentale) e che riassumo così: pensiero+emozione=motivazione!

Se impari a riflettere su ogni aspetto della tua vita potrebbe insorgere il desiderio di saperne di più. Quindi si associa un’emozione che insieme alla riflessione genera motivazione.

Di conseguenza si passa all’azione.

Apprendi qualcosa di nuovo che può rappresentare l’inizio di una nuova attivazione di pensiero ed emozione e quindi nuova motivazione.

La teoria di Goldberg ti offre una visione più completa e globale del cervello attribuendo inoltre un ruolo fondamentale all’apprendimento e quindi alla memoria.
Affronteremo il discorso della memoria in articoli successivi. Leggi tutto...

giovedì 4 marzo 2010

Emisfero Sn, Emisfero Dx: Due Cervelli? (II parte)

Articolo pubblicato su PiuChePuoi.it

Riprendiamo il discorso sull'attività degli emisferi cerebrali e sulla comprensione del risultato globale.

Per valutare meglio il concetto del funzionamento sincrono e simultaneo dei due emisferi consideriamo gli studi condotti su pazienti con lesioni all’emisfero destro.

Due ricercatori dell’Istituto S. Lucia di Roma, Fabrizio Doricchi e Chiara Incoccia, hanno studiato come si comporta l’emisfero sinistro quando l’emisfero destro è in uno stato di “eclissi” a causa di una lesione indotta da un ictus.

Gli studiosi del S. Lucia hanno mostrato a una persona colpita da una lesione dell’emisfero destro un grande cerchio formato da tanti piccoli cerchietti: l’emisfero di sinistra non è stato in grado di percepire il disegno nella sua globalità e di riferire cosa aveva visto, anche se la persona era in grado di individuare, e a richiesta di cancellare uno a uno tutti i cerchietti.


Non si trattava quindi di un caso di cecità “centrale”, cioè dell’incapacità di concepire il messaggio visivo, ma di incomprensione della sua struttura globale: il grande cerchio veniva “esplorato” nei suoi dettagli con la logica puntigliosa dell’emisfero sinistro ma, in mancanza dell’emisfero destro, questa passione per i dettagli si dimostrava una specie di trappola in quanto mancava la percezione globale del messaggio, cioè la visione d’insieme. La prova ulteriore dei limiti dell’emisfero sinistro è stata quando al paziente veniva mostrata una grande lettera “H” disegnata da tante piccole “S”: la persona colpita dal danno alla metà destra percepiva soltanto le piccole lettere “S”, non il messaggio globale, la lettera “H”.

I risultati del test indicano che il ruolo dell’emisfero destro è tutt’altro che secondario, e non solo nella percezione d’insieme dei messaggi visivi. Numerose forme di comunicazione si basano su una comprensione globale del messaggio e sulle sue valenze emotive: i danni dell’emisfero destro possono riflettersi negativamente sull’espressione linguistica in quanto vengono a mancare l’intonazione e l’enfasi della voce, che diventa piatta e priva di espressione come se fosse sintetizzata dal computer, e si può verificare una riduzione della comprensione globale di un testo scritto o parlato che viene percepito a piccoli blocchi e non nell’insieme.

Quindi ascoltando un discorso l'emisfero sinistro comprende il significato delle frasi mentre l'emisfero destro coglie l'aspetto emotivo e il significato globale.

Insomma, è sempre più evidente che nell’analisi della realtà visiva, nella comprensione ed espressione linguistica, nella composizione e ascolto della musica, nell’interpretazione delle espressioni facciali, nella decifrazione delle emozioni, abbiamo bisogno di competenze sia selettive che globali, della logica passo-passo, tipica dell’emisfero sinistro, e di quella d’insieme del destro.

Per comprendere meglio il ruolo fondamentale assunto dall'emisfero destro nell'analisi visiva occorre osservare questa immagine:

aereo

(Da: "Gli emisferi cerebrali" di Paolo Cogorno)

E' facilmente intuibile che si tratta di un aereo ma ciò è possibile grazie all'emisfero destro. Se tale immagine fosse inviata esclusivamente all'emisfero sinistro si percepirebbero solo figure staccate (triangoli, cerchi, ecc.) senza riuscire a dare un significato al tutto. L'elaborazione dell'insieme effettuata dall'emisfero destro viene inviata all'emisfero sinistro che quindi può attribuire alla figura risultante il valore "aereo". Siamo quindi in grado di percepire l'aereo grazie all'emisfero destro e di nominarlo grazie all'emisfero sinistro.

Le differenze funzionali dei due emisferi hanno quindi un’importanza fondamentale. In virtù di questa peculiarità si verifica un arricchimento delle informazioni che provengono dall’esterno. Possediamo quindi due modalità di analisi delle situazioni che agiscono in sincronia e questo rappresenta un potenziamento.

Secondo uno studio giapponese sui ratti, le specializzazioni dell'emisfero sinistro per le attivita' razionali e di quello destro per quelle intuitive e di orientamento spaziale si svilupperebbero, durante la crescita embrionale, a causa della diversa distribuzione delle varie parti che costituiscono uno specifico recettore. Secondo i dati pubblicati sulla rivista 'Science', infatti, nella parte destra e in quella sinistra dell'ippocampo (un'area cerebrale importante per la memorizzazione) di animali adulti, sono presenti concentrazioni diverse dei due tipi di unità che compongono questo recettore. I ricercatori che hanno coordinato le ricerche, hanno anche scoperto che le due subunita' vengono utilizzate diversamente all'interno di un neurone. I ricercatori suggeriscono, quindi, che le due subunita' rispondano in maniera diversa al legame con uno specifico neurotrasmettitore e inneschino cosi' processi diversi all'interno dei neuroni. I neurotrasmettitori sono sostanze che vengono rilasciate da un neurone ed attivano il neurone adiacente.

Durante lo sviluppo embrionale, questo porterebbe a delle differenze funzionali tra la parte destra e sinistra che, gradualmente, condizionerebbero la specializzazione anche di altre aree cerebrali esterne all'ippocampo.

I due emisferi quindi si specializzano in funzioni differenti, però non credo che possiamo utilizzare a piacimento l'uno o l'altro. Siamo il risultato dell'attività globale del cervello e il modo di funzionare è il risultato di ciò abbiamo appreso.

Proviamo ad applicare questo concetto al bisogno di miglioramento. Quando prendiamo coscienza che il nostro modo di vivere non va bene forse è proprio il risultato dell’analisi effettuata dall’emisfero destro che ha la capacità di avere una visione d’insieme. L’emisfero sinistro segue un ragionamento lineare tipo causa-effetto. Probabilmente la nostra situazione analizzata da tale emisfero potrebbe addirittura sembrare normale poiché segue ciò che ci è stato insegnato e ciò che è socialmente accettato. Famiglia, figli, lavoro, guadagnare per vivere, creare un avvenire ai figli, vacanze, ecc. Questo è certamente il tipo di vita che conduciamo quasi tutti noi. Di per sé tutto ciò non è buono o cattivo. Il tutto dipende sempre dal valore che attribuiamo. Quindi se siamo felici possiamo dire che esiste una perfetta concordanza nell’analisi effettuata dai due emisferi. Se non siamo felici è perché la visione d’insieme effettuata dall’emisfero destro non è soddisfacente. Ricordo che l’emisfero destro è connesso con le emozioni negative.

Quindi avvertiamo l’emozione negativa che con il tempo diventa uno stato d’animo persistente. Il risultato viene inviato all’emisfero sinistro, raggiunge quindi il livello di coscienza ed inizia l’analisi. Ma chiaramente la ricerca di soluzioni risulta difficile poiché non abbiamo esperienze precedenti. Inoltre la parte inferiore del lobo frontale (la corteccia orbito-frontale) controlla l’adeguamento alle regole sociali e le eventuali conseguenze delle nostre azioni. Quindi ad esempio se pensiamo di cambiare lavoro nasce la valutazione delle conseguenze: che lavoro posso fare? Se lascio ciò che sto facendo dove prendo i soldi per vivere? ecc.

Dobbiamo notare che tali valutazioni hanno comunque il fine di proteggerci proprio per evitare dei risultati negativi che possono mettere in pericolo la nostra sopravvivenza. Se abbiamo inserito nel nostro “programma” l’informazione che qualsiasi cambiamento è un pericolo e quindi occorre seguire una strada ben definita, nel momento in cui ci troviamo a considerare questo aspetto il nostro inconscio interviene e ci avverte che questo può essere pericoloso.

Ogni tanto abbiamo delle idee che possono sembrare folli. Ad esempio “lascio tutto e me ne vado”. Sono le soluzioni create dall’emisfero destro che è sganciato da ogni ragionamento logico. Tale informazione passa all’emisfero sinistro che valuta che non è possibile. In genere siamo portati ad eliminare a priori tali “intuizioni” che provengono dall’emisfero destro.

Occorre però imparare a tenerle in considerazione e a consentire che l’emisfero sinistro le analizzi. Può essere che alla fine rappresentino la soluzione ad un nostro problema. Quando siamo concentrati su come risolvere una situazione tutto il nostro essere è orientato in tale direzione ed entrambi gli emisferi lavorano per questo fine. Spesso però ci concentriamo troppo sul problema e questo impedisce la ricerca di risultati poiché spingiamo i nostri emisferi a cercare il perchè abbiamo quel problema. Ma non serve a nulla.

Quindi abbiamo costantemente un’interazione tra i due emisferi. Di conseguenza la risposta alla domanda "Due Cervelli?" è chiaramente no. Non siamo provvisti di due cervelli in lotta tra loro o addirittura intenti a tirare uno in una direzione a l'altro in un'altra. Il risultato delle funzioni dei due emisferi e delle aree che li costituiscono è unico: il nostro sè, il nostro modo di percepire e il nostro modo di interagire con il mondo. Tutto ciò è a sua volta il risultato delle esperienze, conoscenze e regole che abbiamo accumulato e tutto ciò è suscettibile di cambiamento grazie alla splendida risorsa del nostro cervello: la neuroplasticità.

In seguito illustrerò gli studi neuropsicofisiologici sulla lateralizzazione emisferica e la teoria del Prof. Michele Trimarchi dell’International Society of Neuropsychophysiology per descrivervi in seguito la nuova teoria sulle funzioni emisferiche del neuroscienziato Elkhonon Goldberg della New York University School of Medecine.

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