Benvenuti

Ciao a tutti. Il mio nome è Luigi Sardo. Ho deciso di nominare il mio blog medicinamanonsolo perchè sono un medico e precisamente neurochirurgo pediatra. Sono quindi inseriti argomenti di carattere medico ed è possibile, per chi vuole, chiedere delle consulenze. Il manonsolo sta ad indicare che non voglio solo trattare temi di medicina ma anche altri argomenti. Ad esempio sono molto interessato al discorso del lavoro online quindi inserirò articoli inerenti e anche materiale da scaricare. Potremo discutere di golf che è il mio sport preferito. Ma possiamo trattare tanti argomenti in base alle vostre proposte che spero arrivino. Anzi mi piacerebbe discutere di questioni di cui ho poca o nessuna conoscenza in modo da arricchire il mio bagaglio culturale.

Questo blog è diviso in diverse sezioni nelle quali verranno trattati vari temi.
Le sezioni sono: Medicina e Chirurgia, Economia e Finanza, Web Marketing, Scienze Sociali e Umanistiche, Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni, Arti.
A destra trovate i link che vi porteranno alle varie sezioni.
Ogni sezione è affidata ad un autore diverso.
La sezione Medicina e Chirurgia sarà curata da me.
La sezione Economia e Finanza sarà gestita dal Dott. Paolo Sardo, Consulente Fiscale e Finanziario, mentre la sezione Socialmente sarà affidata al Dott. Gennaro Ponzo, Sociologo e Counselor Sociale.
Per la sezione Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni il referente sarà Nello Bruno autore di numerosi quadri esposti in diverse mostre e la sezione Arti sarà controllata dal Prof. Giuseppe Sessa insegnante di Storia dell'Arte.
La sezione Web Marketing sarà curata dal Dott. Paolo Sardo e da me.
In questa pagina invece si potrà discutere pure di altri argomenti.

Bene. A questo punto vi lascio e vi auguro buon viaggio. A presto

domenica 27 dicembre 2009

Motivazione e Cambiamento. La Trilogia Mentale

Joseph LeDoux definisce come trilogia mentale l’attività cerebrale caratterizzata dall’associazione emozione-cognizione (pensiero)-motivazione.
La motivazione è il motore che spinge all’azione. Ci può anche essere motivazione a non agire o a evitare qualcosa.
La motivazione rappresenta il risultato dell’interazione tra emozione e valutazione cognitiva. Può però anche rappresentare la spinta ad agire in seguito ad una pulsione. Per pulsione si intende uno stimolo interno a te stesso per lo più innato come la fame, la sete, l’impulso sessuale, ecc.
In genere questi stimoli non presuppongono un’emozione o una valutazione cognitiva. Il fatto di avere fame non è il risultato di un ragionamento o di una sensazione. L’impulso nasce quando i sensori presenti nel tuo organismo valutano che i livelli dei fattori nutrienti si sono ridotti ed informano il cervello. A livello cosciente avverti il senso di fame. Tale sensazione raggiunge il livello di coscienza, in particolare attiva il lobo frontale, perché è necessario elaborare la strategia per procurarsi il cibo.
Quindi si genera la motivazione ad agire. Il tipo di azione non ha importanza. Importante è il risultato: mangiare
Infatti si può ottenere ciò in diversi modi. Si può cucinare, si può andare al ristorante, si può decidere di farsi portare qualcosa. Il lobo frontale elaborerà la strategia più utile.
Al di fuori delle pulsioni la motivazione nasce in seguito all’interazione tra emozione e cognizione. Un’emozione può stimolare una valutazione cognitiva e viceversa ad un pensiero si può associare un’emozione. Il risultato può essere il conseguimento di un obiettivo e da ciò deriva lo stimolo ad agire. Se la valutazione è negativa sei portato a non agire o ad evitare una determinata situazione.

Prima di intraprendere un’azione c’è sempre una valutazione. La parte inferiore del lobo frontale, chiamata corteccia orbitofrontale, controlla il comportamento sociale e le possibili conseguenze delle tue azioni per evitare risultati negativi. In particolare valuterà i risultati di azioni passate in situazioni simili.
Di fronte a situazioni nuove il cervello non trova nel suo archivio le stesse esperienze e il risultato può essere una non azione. Quindi anche se vuoi cambiare molto spesso non sai come fare, da dove cominciare. Oppure se i tuoi circuiti mentali si sono costruiti sulla base di una scarsa considerazione di te stesso è possibile che non agisci sia perchè non ti ritieni all’altezza sia perchè, in vista di qualcosa di ignoto, si può determinare l’attivazione dell’amigdala e quindi si percepisce una sensazione negativa se non proprio paura.
L’amigdala è una struttura cerebrale che si attiva in presenza di un pericolo reale o immaginario generando paura..
Molto spesso si tende a rafforzare circuiti neurali limitanti come quando si rimugina su se stessi, soprattutto in solitudine. È ciò che Jerome Liss della Scuola di Biosistemica definisce il flusso di coscienza.

Spesso questo vorticare di pensieri porta ad un blocco. Sovente questa sequenza di pensieri ripetitivi si concludono con un impasse! “Non ce la faccio” “ E’ impossibile!” “Sono fallito! Rovinato!” “Mi sento perduto!” e dopo questa “parola interna”, sentiamo una sensazione di contrazione, un nodo, un calo viscerale, un sospiro-grido di esasperazione, o altre sensazioni sgradevoli (Jerome Liss).

Sempre come sostiene Jerome Liss:

Spesso l’avvenimento scatenante dura un periodo molto breve - -nel caso di una critica, un rifiuto, un’offesa, un’interferenza, solamente alcuni secondi – eppure la sua ripetizione nella memoria può assalirci tante volte ogni notte.

Solitamente una reazione di questo tipo è legata alla concezione che non si può sbagliare, che un errore equivale ad un fallimento. Questo rientra negli schemi mentali acquisiti. Quindi il tuo cervello in base a questi schemi attua una valutazione negativa a cui si associa un’emozione spiacevole ed ecco quindi il blocco.
Alla base vi sono circuiti neurali che si rinforzano a causa delle continue ripetizioni. La particolarità di questi circuiti neurali è proprio quella che si rinforzano per l’uso continuo e possono disattivarsi se non li utilizzi.
Tornando quindi al blocco che si determina, hai assenza di motivazione e quindi assenza di azione. Non sai come uscirne. Se pensi devo cambiare, devo fare qualcosa ti rendi conto che è difficile perché non sai come agire. Il cervello come dicevo non possiede esperienze precedenti quindi non sa elaborare una strategia. Inoltre l’idea del cambiamento è sinonimo di ignoto e ciò determina attivazione dell’amigdala e quindi paura.
C’è anche un altro aspetto. La situazione in cui ti trovi anche se non gratificante in fondo genera un risultato secondario: la sicurezza. Si proprio la sicurezza. Sai cosa stai vivendo, sai cosa farai, conosci le conseguenze delle tue azioni. Hai le tue certezze. Quindi essendo già tutto conosciuto l’amigdala non si attiva e non provi paura. Si può percepire malessere ma non paura.
Ritornando alla trilogia mentale occorre innescare una forte motivazione per incamminarsi sulla strada del cambiamento. Ciò presuppone un’attenta e approfondita analisi di se stesso per una valida conoscenza del proprio essere. Capire realmente di cosa hai bisogno.
A volte sei preda di un turbinio di pensieri che sembra impossibile fermare. Questo succede perché hai messo a riposo il tuo lobo frontale e quindi tutte le aree cerebrali parlano in maniera caotica in assenza di una guida autorevole.
Riappropiati quindi del controllo del tuo lobo frontale in modo da eliminare il caos ed intraprendere azioni che ti conducono verso una reale crescita.
In conclusione per un processo di cambiamento:
1) E’ necessario apprendere ad attivare il lobo frontale
2) E’ necessario identificare quegli schemi limitanti e modificarli. Alla base vi sono circuiti neurali che per il concetto della neuro plasticità possono essere cambiati.
Una volta che hai innescato la motivazione e la senti forte dentro di te ma non sai come agire, una strategia può essere quella di rivolgerti a qualcuno che ha già superato ciò o ad una guida autorevole per ottenere quello che realmente desideri. Un ottimo punto di partenza è la conoscenza e la consapevolezza delle tue emozioni.
Nel prossimo articolo analizzeremo le emozioni e la loro importanza nel processo di conoscenza di sé.
sé.
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lunedì 7 dicembre 2009

Usa il Cervello!!! Seminario Gratuito

Noi siamo il nostro cervello. Ogni manifestazione del nostro essere è legata alle funzioni di questo mirabile organo.
Tutto è localizzato in questa struttura costituita da miliardi di cellule dette neuroni variamente interconnesse tra loro.
Ogni funzione vitale è controllata dal sistema nervoso e nel cervello ha sede ciò che siamo. Anche ciò che si definisce mente è qui localizzata. E a tal proposito il Dott. Joe Dispenza afferma che la mente è il cervello in azione.
Il cervello è anche la sede delle nostre emozioni. Il neurobiologo Joseph LeDoux ha dedicato molti suoi studi proprio alle emozioni. Ha precisamente identificato quello che ha definito il circuito della paura. A differenza del passato in cui si riteneva che tutte le emozioni originassero in quello che è stato denominato sistema limbico, LeDoux sostiene che per ogni emozione esiste un determinato sistema. Come dicevo egli ha identificato quello della paura. LeDoux afferma quindi che le emozioni sono funzioni del cervello.
Quindi tutto ciò che concerne il nostro modo di essere, come personalità, pensieri, modo di ragionare, credenze, convinzioni, timori sono espressioni di funzioni cerebrali.
Le differenze che si riscontrano tra gli individui non sono legate a differenze nell’anatomia del cervello ma nel modo in cui i neuroni sono collegati tra loro.
I circuiti neurali che si creano in un individuo sono espressione di un’interazione che si determina tra influenze genetiche ed influenze ambientali.
Su una struttura di base stabilita dai geni si inseriscono tutta una serie di influenze che sono determinate dall’apprendimento, dall’educazione, dalla cultura e dalle regole sociali.

Ciò che siamo in ogni fase della vita è il risultato di ciò che abbiamo appreso. E l'apprendimento è responsabile della creazione di specifici circuiti neurali. E' da considerare però che i circuiti neurali che si sono creati non sono fissi.
Le nuove scoperte delle neuroscienze hanno evidenziato che il nostro cervello non è composto da strutture rigide e fisse come pensavamo in passato, ma è capace di trasformarsi a seconda di ciò che pensiamo o facciamo.
Assume grande importanza il concetto di neuroplasticità che non è più intesa solo come creazione di nuovi neuroni che si verifica solo nei primi anni di vita, ma anche come modificazione di circuiti neurali. E la modificazione di un circuito neurale corrisponde ad un cambiamento.
Di conseguenza, sfruttando questa potenzialità del cervello, noi possiamo realmente cambiare, migliorare, arrivare ad esprimere realmente la più alta manifestazione di noi stessi.
Cambiare abitudini indesiderate, modi di pensare frutto di condizionamenti negativi, attitudini emozionali distruttive, ecc. alla luce delle recenti scoperte delle neuroscienze diventa un processo non soltanto più possibile di quanto non apparisse in passato, ma appassionante.
La ripetizione di nuovi gesti e comportamenti, se effettuata per un tempo sufficientemente lungo, crea nuovi circuiti neuronali che regoleranno nuovi comportamenti e nuove percezioni. Possiamo quindi scoprire che questo fantastico strumento, il nostro cervello, è predisposto per nuove e infinite possibilità potenziali.
L’utilizzazione cosciente dei lobi frontali può determinare una serie di utili modificazioni. I lobi frontali sono deputati a funzioni particolarmente complesse.
Tali compiti riguardano la memoria di lavoro o memoria a breve termine, la rappresentazione degli obiettivi, la fluenza verbale, valutazione e anticipazione delle conseguenze delle proprie azioni.
Sono inoltre coinvolti nella processazione dell’esperienza emozionale e nell’attivazione di certe emozioni positive.
In generale i lobi frontali sono deputati al controllo delle funzioni esecutive, del comportamento sociale e della motivazione.
Questa zona del cervello può controllare le reazioni istintive e spesso eccessive dell’amigdala che contiene programmi ancestrali legati alla sopravvivenza. L’amigdala assume un ruolo centrale in quello che LeDoux definisce il circuito della paura.
Inoltre i nostri lobi frontali sono in grado di compiere un’operazione molto particolare: quando siamo completamente focalizzati su qualcosa ci distacchiamo totalmente dall’esterno. Quando qualcosa ci interessa grandemente diventiamo un tutt’uno con essa eliminando completamente tutti gli altri pensieri. Il lobo frontale è in grado di “zittire” tutte le altre aree cerebrali e come un ottimo direttore d’orchestra può far suonare gli strumenti giusti per creare una melodia evitando la cacofonia che si determinerebbe senza una guida autorevole.
Questo succede quando la nostra mente è sede di innumerevoli pensieri spesso non legati tra loro. Un caos di pensieri quando non siamo focalizzati.
La continua focalizzazione su qualcosa di realmente interessante e positivo porta alla creazione di nuovi circuiti neurali il cui uso continuo determina un consolidamento. Quindi l’eliminazione di qualcosa che ci limita e l’acquisizione di una nuova capacità che può contribuire ad accrescere la nostra autostima.
Ciò che assorbiamo giorno per giorno sin dall’infanzia plasma i nostri circuiti neurali che diventano responsabili di come ci sentiamo e della nostra esperienza del mondo. Il sistema di credenze e convinzioni che incameriamo a livello inconscio forgiano il nostro modo di essere, il nostro Sé.
Questi sistemi condizionano il nostro modo di pensare e agire.
Tali schemi mentali appresi dall’ambiente possono però avere un ruolo limitante per la nostra reale manifestazione e quindi ci impediscono di sentirci realmente appagati.
Quanto di ciò che facciamo è realmente espressione di un nostro reale bisogno e non è invece l’esecuzione di un programma inconscio impostoci dalla cultura, dall’educazione, dalla società?
Bisogna tendere alla più alta manifestazione di sé e quindi eliminare quei programmi che impediscono ciò.
Alla luce delle nuove conoscenze relative alla neurofisiologia sappiamo che è possibile per ciascuno di noi effettuare tali cambiamenti.
Ciò richiede però forte determinazione, coraggio, impegno e forza di volontà. Molto spesso può essere necessaria una guida.
Voglio quindi invitarvi a partecipare gratuitamente al seminario introduttivo dal titolo: Motivazione e Cambiamento come Via al Benessere che si terrà il 28 gennaio 2010 a Sesto Fiorentino (FI).
Tale seminario nasce dalla collaborazione con il Dott. Gennaro Ponzo, sociologo counselor, autore del blog Socialmente.
Saranno illustrati in linea generale le principali funzioni cerebrali, i fondamenti della neuroplasticità, i processi concernenti i rapporti cognizione-emozione-motivazione, l’inconscio e la sua riprogrammazione. Saranno illustrate le principali tecniche che possono aiutare ad intraprendere la strada della modificazione dei circuiti neurali e quindi del cambiamento.
Vi ricordo quindi:

Motivazione e Cambiamento come Via al Benessere

Seminario introduttivo

28 gennaio 2010 h 21,00

Associazione culturale “Arzach”

Via del Casato, 18
Sesto Fiorentino (FI)

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti


Quindi…usa il cervello!!!

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mercoledì 18 marzo 2009

Vecchie e nuove forme di sofferenza mentale

Il Professor Massimo Biondi, Direttore del Dipartimento di Scienze psichiatriche dell'Università "La Sapienza" di Roma, ci descrive come negli ultimi tempi si è assistito ad un progressivo mutare delle forme e frequenze dei disturbi psicopatologici.

Qual'è l'impatto che il cambiamento della società ha avuto sulle strutture psichiche e sulla sofferenza mentale?

La famiglia è cambiata. Il genitore non è più una figura autoritaria. Le vecchie patologie presenti nell'Ottocento e nei primi del Novecento sembrano somparse come l'isteria.
Sono presenti nuove forme (Anoressia, Disturbo da ansia sociale, Disturbo di panico, Disturbi dell'umore nei bambini e negli adolescenti, Disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività).

Altro aspetto interessante è che alcuni comportamenti un tempo considerati patologici non rientrano più nell'elenco dei disturbi mentali come è stato per l'omosessualità. Comportamenti sessuali un tempo definiti perversi possono oggi far parte della sessualità normale.

Un altro esempio è dato dalla depressione la quale è più che triplicata nel secondo dopoguerra ed è destinata a diventare una delle patologie più importanti insieme a malattie cardiovascolari e tumori.

Sembra però mutata la sofferenza depressiva. Un tempo era centrata su vissuti di colpa, riduzione dell'autostima, sintomi fisici (riduzione della spinta vitale, alterazione dei ritmi circadiani, perdita di peso e appetito).
Oggi si parla perlopiù di fatica, scontentezza, inadeguatezza, senso di vuoto, piuttosto che di una vera riduzione della spinta vitale e dell'umore.

Biondi fa un'attenta analisi e la sua ipotesi è che ciò può essere legato alla standardizzazione dei ruoli e alle abilità necessarie per il lavoro altamente specializzato. La necessità di adattarsi ad un "tempo" definito in minuti e secondi unico per tutti. Si è ridotto di importanza il tempo "soggettivo" basato su ritmi naturali di luce e buio, ritmo dell'organizzazione del lavoro basato sul senso di energia e stanchezza.

Biondi prosegue nella sua analisi mettendo in risalto l'importanza sul piano della sofferenza psichica dell'urbanizzazione e del sovraffollamento delle città, della temporizzazione di riposo e vacanze, della percezione che un lavoro è accettato solo se "realizza", degli sforzi in molte attività lavorative competitive, oltre poi alle prestazioni in ruoli privati (amore, sesso, famiglia) e nel riposo (vacanze, sport, acquisti, casa, tempo libero).

Questa considerazioni di Biondi è estremamente interessante. Siamo ormai abituati a pensare che non dobbiamo fermarci. Se ci fermiamo ci sentiamo irrealizzati. Occorre lavorare per poter vivere. E' questo è normale. Però bisogna andare in palestra, bisogna andare in vacanza, bisogna uscire, bisogna.... Ma sono reali bisogni? Quanto di ciò che facciamo è realmente ciò che vogliamo o perchè così fan tutti?
E se imparassimo a godere di un pò di sano ozio? Il classico dolce far niente. Pensateci. Ne parleremo eventualmente in un prossimo post.

Biondi mette in evidenza che è sorprendente come l'allungarsi dell'età media, del benessere materiale e il miglioramento della qualità di vita non vanno automaticamente di pari passo con il senso di benessere psichico e di serenità.

Le conclusioni sono certamente complesse. Biondi sostiene che un punto di riferimento fondamentale resto il concetto di "disagio della civiltà" di Freud, che affermava che il costo psichico di questa società è maggiore di quelle precedenti.
Cioè questa società offre all'uomo moderno maggiore sicurezza a costo però di maggiori problemi psichici dovuti all'esigenza di adattarsi ad una struttura sociale più complessa.

Aumentando quindi gli standard e le regole aumenta anche il numero di persone che non vi stanno dentro o che hanno difficoltà ad adeguarvisi.
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martedì 13 gennaio 2009

Timidezza

La timidezza viene definita come un tratto della personalità. Cioè un aspetto, una caratteristica. Quindi può anche non avere una connotazione negativa. Una persona timida può essere anche perfettamente inserita in un contesto, svolgere bene il proprio lavoro. Molti attori hanno confessato di essere timidi però sono in grado di presentarsi davanti ad un pubblico.
Un timido che ha una vita normale è solo una persona riservata a differenza di una personalità espansiva che è in grado di coinvolgere, la si può sentire arrivare a distanza per il suo modo di parlare, di ridere.
Ci troviamo comunque di fronte a due persone normali che hanno un modo diverso di manifestarsi.
Quindi non sempre essa è da considerare una patologia; talvolta, se ben affrontata, può dar luogo ad una consapevole e fruttuosa introversione della personalità, che in tal modo diviene intensa e riflessiva. Secondo Nicola Ghezzani, che approfondisce l'analisi di Carl Gustav Jung sul carattere introverso, la timidezza può nascondere una dotazione emotiva e intellettiva particolarmente ricca.

La timidezza diventa un problema quando genera insicurezza nelle proprie capacità e paura del giudizio altrui.
Disagio in presenza di estranei che da origine ad un comportamento esitante, ritroso o impacciato. Manifestazioni della timidezza sono l’arrossamento del viso, difficoltà d’espressione verbale, impaccio gestuale e altre inibizioni fisiche o psichiche.
La timidezza può essere occasionale quando fa la sua comparsa in situazioni nuove, o comunque insolite per il soggetto, o tipica, dovuta a senso di inferiorità da addebitare a una scarsa confidenza con sé stessi o a errori educativi in ordine alla socializzazione.
La timidezza non deve essere confusa con la fobia sociale (detta anche sociofobia o ansia sociale) , che è uno stato di disagio sociale, molto più serio della timidezza stessa. Si tratta di un particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di svelare contenuti interni criticabili o malgiudicabili, o di mettere in mostra una personalità globalmente inadeguata. Per queste persone è infatti necessario un trattamento farmacologico e psicoterapeutico.
In generale per la timidezza non sono necessari particolari trattamenti. Potrebbe essere utile farsi aiutare da qualche persona di cui si ha molta fiducia o magari solo un po' di psicoterapia di sostegno.

Potrebbe essere anche utile la lettura di questi libri.
Il primo ha un titolo molto stimolante:
DA TIMIDO A VINCENTE: riscopri la gioia di vivere!

Vi sono diversi argomenti interessanti che vengono trattati. Come ad esempio imparare il metodo dell'osservazione, come ottenere senza agire, come valutare un comportamento indipendentemente dagli altri.
Si possono anche trovare consigli su come curare il proprio aspetto ed esprimere la propria gioia di vivere attraverso il look.
Si può trovare un argomento veramente piacevole: i vantaggi di un sorriso. Inoltre il discorso sul portamento poichè anche il modo di camminare trasmette un messaggio agli altri.
Gli argomenti sono veramente tanti. Ascoltare e guardare negli occhi, conoscere il linguaggio dei gesti, quali parole usare, come decidere senza paura di sbagliare.
Credo che possa essere oltretutto gradevole leggere un testo così strutturato.

A questo testo si può aggiungere il successivo:
OTTENERE DI PIU': come raggiungere la prosperità!

Una volta superata la timidezza si ha il diritto di chiedere alla vita di ottenere di più! Infatti c'è proprio un capitolo: Come chiedere e ottenere dalla vita ciò che più desideri.
Viene chiarito quanto ciò che si può ottenere dipende esclusivamente dal nostro impegno. Quindi essere certi di ciò che si vuole, lo sforzo necessario per realizzare i propri desideri e come creare l'atteggiamento interiore adatto.
Imparare quindi a saper ricevere ciò che la vita dona, fidarsi del proprio istinto, l'impulso della gioia.
Apprendere a come passare velocemente da un problema alla sua soluzione. Acquisire quindi quell'atteggiamento mentale tale da non rimanere bloccati da un problema ma affrontarlo.
Nel momento in cui la sicurezza è maggiore è possibile utilizzare le parole a proprio vantaggio.
Viene inoltre affrontato un argomento particolare: la gratitudine. La gratitudine per ciò che si possiede e di come è sbagliato concentrarsi su ciò che non si ha.
Anche in questo libro gli argomenti sono molteplici e tutti interessanti e piacevoli.

E' chiaro comunque che non rappresentano la soluzione dei propri problemi. Nessun libro ha la soluzione. Lo scopo è solo quello di stimolare la riflessione. Un testo del genere potrebbe spingere a riflettere su cose alle quali non si è mai dato importanza. Quindi sono solo degli stimoli. L'attore principale rimani sempre TU!
Buona lettura.

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