Benvenuti

Ciao a tutti. Il mio nome è Luigi Sardo. Ho deciso di nominare il mio blog medicinamanonsolo perchè sono un medico e precisamente neurochirurgo pediatra. Sono quindi inseriti argomenti di carattere medico ed è possibile, per chi vuole, chiedere delle consulenze. Il manonsolo sta ad indicare che non voglio solo trattare temi di medicina ma anche altri argomenti. Ad esempio sono molto interessato al discorso del lavoro online quindi inserirò articoli inerenti e anche materiale da scaricare. Potremo discutere di golf che è il mio sport preferito. Ma possiamo trattare tanti argomenti in base alle vostre proposte che spero arrivino. Anzi mi piacerebbe discutere di questioni di cui ho poca o nessuna conoscenza in modo da arricchire il mio bagaglio culturale.

Questo blog è diviso in diverse sezioni nelle quali verranno trattati vari temi.
Le sezioni sono: Medicina e Chirurgia, Economia e Finanza, Web Marketing, Scienze Sociali e Umanistiche, Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni, Arti.
A destra trovate i link che vi porteranno alle varie sezioni.
Ogni sezione è affidata ad un autore diverso.
La sezione Medicina e Chirurgia sarà curata da me.
La sezione Economia e Finanza sarà gestita dal Dott. Paolo Sardo, Consulente Fiscale e Finanziario, mentre la sezione Socialmente sarà affidata al Dott. Gennaro Ponzo, Sociologo e Counselor Sociale.
Per la sezione Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni il referente sarà Nello Bruno autore di numerosi quadri esposti in diverse mostre e la sezione Arti sarà controllata dal Prof. Giuseppe Sessa insegnante di Storia dell'Arte.
La sezione Web Marketing sarà curata dal Dott. Paolo Sardo e da me.
In questa pagina invece si potrà discutere pure di altri argomenti.

Bene. A questo punto vi lascio e vi auguro buon viaggio. A presto

domenica 13 giugno 2010

Specializzazione Emisferica e Sistema Emozionale

Anche questo articolo nasce nell’ambito della sempre più interessante discussione con il Dott. Pasquale Foglia. Ne approfitto per ringraziarlo dei continui stimoli che mi offre mantenendo sempre vivo questo dialogo. Le sue puntuali e precise osservazioni mi spingono a profonde riflessioni e a un continuo approfondimento dei temi trattati. Mi auguro che tale discussione possa risultare interessante per altri e che possano arricchirla con le loro osservazioni.
In particolare tale articolo è scritto in risposta al commento al mio articolo pubblicato su PiuChePuoi.it:


La specializzazione emisferica è sempre presente. Essa è su base genetica. Le aree della parola si localizzano a livello del lobo frontale e del lobo temporale SN poichè è determinato geneticamente. Le aree visive si localizzano a livello della corteccia occipitale. Le aree della prosodia (contenuto emozionale di un discorso) si localizzano a livello dell’emisfero DX probabilmente nelle aree corrispondenti a quelle della parola a SN. E questo vale per tutte le aree cerebrali.

Gli stimoli poi faranno maturare queste aree. Ad esempio gli stimoli visivi porteranno alle creazioni di specifiche connessioni neurali nell’area visiva. Lo stesso vale chiaramente per le funzioni specifiche di ogni emisfero.

Riguardo al meccanismo della vista dicevo che l’emisfero SN fa un’analisi per particolari e il DX globale.

Per comprendere bene questo concetto occorre guardare questa immagine:

aereo
(Da: “Gli emisferi cerebrali” di Paolo Cogorno)

Penso che tutti possono vedere che si tratta di un aereo anche se è un disegno incompleto, quasi stilizzato. In realtà abbiamo un insieme di triangoli, quadrati, cerchi. Eppure riusciamo a vedere un aereo. E questo grazie all’emisfero DX che fornisce una visione globale. Esso completa l’immagine partendo dai particolari. E continuo a vedere l’aereo anche se sono triste, allegro, depresso o euforico. La funzione dell’emisfero DX non viene alterata dallo stato emotivo.

In caso di lesione all’emisfero DX non riuscirei a vedere l’aereo ma solo i singoli particolari.


Quindi il risultato finale dell’elaborazione dei due emisferi non viene alterato dallo stato emotivo. Anzi ritengo che più aumenta la complessità di un problema da affrontare maggiore è l’integrazione.

In una situazione estrema, di pericolo ad esempio, penso che tale integrazione sia massima.


Se mi trovo in una condzione di pericolo non posso pensare che l’emisfero SN cerca una via d’uscita e l’emisfero DX pensa di andare al bar a bersi un whisky. In una situazione estrema diventa ancora più necessaria la differenza di elaborazione effettuata dai due emisferi perchè aumenta la possibilità di trovare una soluzione. In condizioni normali lo scambio di informazioni avviene sempre ed in più possiamo anche impegnarci in due compiti contemporanei come dimostrato da un recente lavoro.

Tornando al discorso della specializzazione emisferica ribadisco che sono funzioni stabilizzate. Le principali funzioni sono:


EMISFERO SN
- Controllo motorio e sensitivo della metà destra del corpo
- Sensazioni ed emozioni positive
- Riconoscimento degli oggetti
- Uso degli oggetti
- Comprensione di nomi e parole
- Elaborazione e comprensione dei verbi
- Elaborazione della grammatica
- Calcoli matematici
- Campo visivo dx
- Emiattenzione dx
- Stimoli sonori dall’orecchio dx
- Capacità di identificare i suoni che provengono dall’ambiente e le loro sorgenti (dopo interazione con le informazioni provenienti dall’emisfero dx)
- Riconoscimento di volti noti
- Competenza per compiti razionali, logici, di calcolo, di valutazione analitica
- Esecuzione di compiti appresi


EMISFERO DX
- Controllo motorio e sensitivo della metà sn del corpo
- Sensazioni ed emozioni negative
- Contenuto emotivo di un discorso
- Significato globale di un discorso o di uno scritto
- Tono di voce
- Campo visivo sn
- Stimoli sonori dall’orecchio sn
- Analisi di volti nuovi
- Ascolto della musica
- Informazione spaziale
- Attenzione sn e totale
- Schema corporeo
- Competenza per attività mentali di tipo artistico, musicale, spaziale, affettivo-emotivo, di valutazione globale
- Riconoscimento dell’insieme partendo da un particolare
- Riconoscimento globale di immagini e parole frammentate
- Apprendimento di nuovi compiti


Confermo che l’emisfero SN compie analisi lineari, logiche mentre il Dx ha una visione globale e connessa alla creatività.


Per creatività io intendo la ricerca di nuove soluzioni e non la creazione di quadri o poesie.


Già ho illustrato che è stato effettuato uno studio in cui sono stati osservati alla Risonanza Magnetica funzionale soggetti definiti creativi e non creativi. Si è visto che in presenza di un compito già conosciuto, nei non creativi c’è l’attivazione del lobo frontale SN, mentre nei soggetti creativi c’è l’attivazione dei lobi frontali DX e SN.


Questo significa che l’attivazione del lobo frontale SN è connesso all’utilizzazione di modelli già appresi che si sono rivelati utili. Nei soggetti creativi, in presenza di un compito conosciuto, c’è anche l’attivazione DX poichè questo significa che, pur avendo un modello, il soggetto cerca anche nuove soluzioni. E questa non è un’antitesi. Se trova una nuova soluzione che si rivela utile si origina un nuovo modello che sarà conservato in maniera stabile a SN.


Però credo che capiti un pò a tutti in presenza di compiti ripetuti di cercare anche di svolgerli in maniera più rapida o di trovare un nuovo modo per affrontarli.


Nell’affrontare un nuovo compito sia in un soggetto creativo che non creativo c’è un’iniziale attivazione del lobo frontale DX, poi una diffusione a tutto l’emisfero, quindi un’attivazione sia a DX che a SN e poi solo a SN. Segno della creazione di un nuovo modello, del passaggio delle informazioni da DX a SN e dalla conservazione stabile a SN come si può vedere nelle immagini che ho inserito nell’articolo “Inconscio e specializzazione emisferica“.


Nel caso di un problema se il soggetto non ha un modello a cui fare riferimento cerca nuove soluzioni. Quindi si può impegnare da solo, può chiedere consigli, consultare esperti o seguire un sito come Piuchepuoi. Cerca soluzioni.


Quindi è il lobo frontale DX che sta lavorando. Trovata una soluzione c’è passaggio di informazioni a SN, creazione di un nuovo modello a cui fare riferimento, senso di soddisfazione.


Quindi anche in presenza di problemi o di situazioni estreme rimane la specializzazione emisferica e lo scambio di informazioni. Poichè non è vero che l’emisfero DX è irrazionale e l’emisfero SN è razionale.


E ancora una volta sostengo a viva forza la nuova e splendida teoria di Elkhonon Goldberg: emisfero DX = emisfero delle novità; emisfero SN = emisfero delle routine.


Dici che l’integrazione emisferica riguarda le problematiche psichiche. Credo che occorre fare una distinzione tra problematiche psichiche.


Si può trattare solo di momenti difficili che una persona può attraversare, di problemi importanti, di perdite. Comunque di persone normali in una fase della vita difficile. In una fase del genere, come dicevo, si cercano soluzioni perchè mancano modelli a cui fare riferimento.


Problematiche psichiche più gravi invece riguardano le patologie psichiatriche ed entriamo in un campo diverso. Anche una depressione grave potrebbe necessitare di un supporto farmacologico. In casi ancora più gravi ci troviamo di fronte a problemi che possono essere connessi ad alterazioni funzionali, lesioni organiche o disfunzioni biochimiche.


Ad esempio la serotonina è un neurotrasmettitore che interviene nella regolazione dell’umore, del sonno, della sessualità, dell’appetito. La serotonina è coinvolta in diversi disturbi come l’emicrania, il disturbo bipolare, la depressione e l’ansia.


La serotonina viene sintetizzata a partire dall’aminoacido triptofano contenuto in diversi cibi. I livelli di serotonina aumentano se insieme a questi cibi vengono consumati i carboidrati. Questo è il motivo per cui spesso chi soffre di depressione consuma cioccolato. Esso infatti contiene grandi quantità di triptofano e di zuccheri.
Inoltre sono necessarie alcune vitamine per la trasformazione del triptofano.


Abbiamo quindi che un’alimentazione completamente errata potrebbe causare problematiche connesse all’alterazione della serotonina (disturbi dell’umore, depressione, ecc.).


Quindi abbiamo diverse problematiche in cui l’integrazione emisferica non c’entra. Quindi anche in casi di momenti difficili non si verifica la mancanza dell’integrazione emisferica. La ricerca di soluzioni non implica la perdita dell’integrazione e/o della specializzazione.


Ultimamente avevo illustrato il meccanismo delle interazioni tra i lobi frontali e le strutture sottocorticali coinvolte nei meccanismi emozionali. Avevo precisato che con questo non volevo spostare il discorso della lotta da DX - SN a sopra - sotto.


Però tu hai affermato che in questo caso lo spostamento si verifica.


Allora come sostengo che non esiste la lotta tra i due emisferi, non esistono problematiche di integrazione, non esiste che l’emisfero DX è irrazionale e il SN razionale, affermo senza ombra di dubbio che non esiste la lotta sopra-sotto.


Lo stesso discorso che ho fatto riguardante le varie problematiche vale anche in questo caso.


In presenza di lesioni funzionali o organiche o biochimiche entriamo nel campo delle patologie che certamente non sono di nostra competenza.


Rimangono le problematiche diciamo più “lievi” che possono interessare le persone normali. Anche perchè noi ci rivolgiamo a persone normali. Considerando Piuchepuoi mi sono fatto un’idea delle persone che seguono tale sito. Sono persone di cultura, molto intelligenti ed estremamente sensibili, con grande capacità di analisi e introspezione.


Si tratta di persone che hanno un problema di natura diversa. Economico, affettivo, lavorativo, ecc. Certamente nulla di patologico. Come ti ho illustrato prima nel meccanismo di ricerca delle soluzioni abbiamo attivazione DX per mancanza di modelli a SN. Ricerca di soluzioni che può essere anche incontrare persone che hanno già risolto il problema e/o consultare esperti che possono illustrare il percorso da effettuare o seguire un sito come Piuchepuoi.


Oggi Internet offre tutto ciò. Altro grande prodotto del cervello umano.


In questi casi cosa c’entra la mancanza di integrazione emisferica? Oppure cosa c’entra la lotta sopra - sotto? Quali sono i meccanismi irrazionali che la ragione deve controllare? Un problema economico coinvolge la ragione e le emozioni, un problema affettivo coinvolge emozioni e ragione.


Una persona ha da pagare un mutuo e si rende conto che per diverse cause potrebbe non farcela e quindi potrebbe perdere la casa perchè la banca la venderebbe all’asta. Per poter pagare potrebbe non riuscire a garantire il minimo alla sua famiglia. Quali istinti bestiali deve reprimere?


Cerca solo una soluzione ad un problema determinato da un sistema tale che acquistando una casa ne guadagnano tutti tranne  forse chi acquista. Dopo 20 anni la quantità di interessi pagati è quasi pari al valore iniziale della casa. Quindi se analizziamo ne guadagna chi ha venduto la casa, il notaio che ha redatto l’atto, lo stato che si prende le tasse e la banca. Io non critico l’investimento immobiliare. E’ il sogno di tutti. E’ chiaro che iniziando a 30 anni all’età di 50 anni la casa è propria. Però è costata quasi il doppio e grandi sacrifici. Se non si è preparati ci si può ritrovare a pagare molto di più di quanto programmato all’inizio. Quindi il sistema che dovrebbe garantire la razionalità molto spesso è causa di problemi e difficoltà.


Perciò sostengo sempre che bisogna dubitare costantemente. Informarsi sempre. Conoscere. Studiare. Apprendere tutto ciò che è nuovo stimola il cervello, allarga le prospettive, crea nuovi circuiti neurali, aiuta a difendersi.


Tutto questo per dire che non vedo in ciò che possono essere comuni problematiche la lotta sopra - sotto, istinti -ragione, ecc. Inoltre non tutti gli istinti hanno un’accezione negativa. Vi sono istinti considerati positivi come l’istinto di conservazione, di riproduzione, l’istinto materno, ecc. Anche se secondo me occorrerebbe una definizione migliore di istinto. Ad esempio dove sono localizzati nel cervello umano?


Accettando il discorso degli istinti, le persone  non hanno il problema del controllo su di essi. Non è un problema di istinti che prendono il sopravvento. Proprio perchè sono persone intelligenti e di alta integrità morale cercano soluzioni che possono migliorare se stessi senza danneggiare gli altri. Ma anche nelle persone che tu dici che occupano le carceri. Secondo me è proprio la razionalità deviata.


Quando dico che l’attivazione delle strutture sottocorticali può essere tale da impedire ai lobi frontali di elaborare una strategia mi riferisco ad un’emozione forte come una paura intensa o una grande gioia. Camminare e trovare un serpente, un leone che sta per attaccare, una persona che punta una pistola. Può anche riguardare una persona già oberata di debiti a cui giunge l’ennesimo avviso di pagamento. Può entrare in uno stato di confusione e pensare “Come faccio”. Si sente perduto, disperato. Quindi niente a che vedere con il discorso di ammazzare qualcuno.


Per spiegare la validità della lotta questa volta tra strutture corticali e sottocorticali citi sempre il discorso del raptus o del gran numero di detenuti.


Partiamo da un presupposto. Le strutture sottocorticali che entrano a far parte del sistema emozionale non funzionano in maniera autonoma. Tali strutture reagiscono a stimoli. In assenza di stimoli non si attivano. Quindi non sono pentole che bollono pronte a scoppiare.


Gli stimoli arrivano tramite le vie sensoriali a queste strutture e in particolare all’amigdala che valuta il contenuto. Se ritiene che è un pericolo si attiva e prepara il corpo a reagire. Ora gli stessi stimoli arrivano ai lobi frontali che compiono una valutazione cognitiva dello stimolo. Se è realmente pericoloso elaborano una strategia. Intanto il corpo è pronto poichè è stato preparato dall’amigdala e quindi si può attaccare o fuggire. Se invece non c’è pericolo i lobi frontali disattivano l’amigadala. Tutte le reazioni emotive sono reazioni in risposte a stimoli e sono immediate e di breve durata.


Se il pericolo persiste, ad esempio qualcuno ci insegue con un coltello, saranno i lobi frontali a farci continuare a correre e la percezione continua del pericolo manterrà sempre attiva l’amigdala che continuerà a stimolare l’ipotalamo e il sistema simpatico a mantenere elevati livelli di ormoni come l’adrenalina e il cortisolo.


In questo momento che sono concentrato a scrivere c’è la massima attivazione dei lobi frontali. Quindi non percepisco i rumori intorno a me e neanche la sedia su cui sono seduto. Gli stimoli sensoriali continuano ad arrivare ma vengono esaminati solo dalle strutture sottocorticali, in particolare talamo e amigdala. Se questi stimoli non hanno alcun valore io continuo a scrivere tranquillamente poichè la corteccia non viene informata. Se succedesse qualcosa, un rumore molto forte ad esempio, l’amigdala si attiverebbe e quindi smetterei di scrivere chiedendomi che succede. E’ da considerare che l’attivazione dell’amigdala avverrebbe qualche istante prima che io ho percezione cosciente del rumore. Quello stimolo potrebbe essere un pericolo. Quindi vengono informati i lobi frontali che dovranno, se necessario, creare una strategia.


Uno stimolo può essere anche un pensiero. Se vedo un serpente provo paura. Ma posso provare paura anche se penso intensamente ad un serpente. Questo perchè tale immagine è associata a qualcosa di pericoloso e quindi l’amigdala si attiva.


Come ho già detto l’amigdala ha una memoria emotiva implicita. L’amigdala è coinvolta anche in altre reazioni emotive.  Quindi per quanto riguarda il sistema emozionale in generale uno stimolo può creare un’emozione che è una reazione immediata e di breve durata. L’emozione può essere paura, rabbia, gioia, ecc. a seconda dello stimolo.


Questo per dire che se non c’è stimolo non c’è attivazione di queste aree. Anche nel caso di un raptus c’è uno stimolo. Uno stimolo che attiva tali aree e anche i lobi frontali. L’attivazione deve essere tale da impedire ai lobi frontali di pianificare una risposta corretta. Invece si può determinare una reazione improvvisa e grave. Quindi ancora una volta l’importanza dello stimolo. Però credo che rappresenti un caso estremo. Quanti casi di raptus ci sono. Penso inoltre che comunque si tratti sempre di soggetti con problemi. Una patologia latente, soggetti probabilmente già sociopatici.


Non penso che un soggetto normale, anche in preda alla più grande rabbia, possa arrivare a commettere un delitto.


Quanti invece sono i delitti sapientemente pianificati. E tale pianificazione può avvenire da tempo. In genere si commette un delitto per un vantaggio. Eliminare un avversario scomodo, una persona che può essere d’intralcio, uno che ha sbagliato. Delitti per eredità o tanti altri motivi. In genere delitti pianificati e la pianificazione è legata all’attività dei lobi frontali.


Con questo voglio dire che la spiegazione dei comportamenti criminali con il solito problema del controllo degli istinti è molto semplicistica e non rispecchia ancora una volta una realtà che è molto più complessa.


Entriamo in un campo che riguarda la psicopatologia e la criminologia. Da anni si studiano i comportamenti criminali. Dai primi studi di Cesare Lombroso che cercava di definire le caratteristiche comuni dei criminali. Sono stati compiuti studi su soggetti sociopatici in cui si è vista un’alterazione del metabolismo nelle connessioni cortico-sottocorticali.


Quindi un problema patologico. Ma non c’è una conclusione definitiva. Comunque non si prescinde certamente dallo studio delle influenze ambiantali che possono forgiare una personalità criminale. Quindi le problematiche sono molto complesse.


Una reazione istintiva viene considerata come qualcosa di immediato e non pianificato. Sarebbe un comportamento non appreso ma già presente.


Quindi la pianificazione di un delitto non è una reazione istintiva ma qualcosa, sembra paradossale, di razionale. Cioè il problema del controllo degli istinti non c’entra.


Analizziamo dapprima un discorso neurofisiologico.
Fu scoperto che dopo decorticazione cerebrale gli animali (cani o gatti) diventano estremamente aggressivi. I comportamenti aggressivi erano spontanei o evocati da stimoli lievi o neutri. La falsa rabbia si osservava se l’ipotalamo anteriore veniva distrutto assieme alla corteccia, ma non se la lesione si estendeva sino ad includere la parte posteriore dell’ipotalamo. Quindi si è dedotto che l’ipotalamo posteriore possa essere importante per l’espressione della rabbia o aggressività e che, normalmente, esso viene inibito dalla corteccia. Cioè la corteccia cerebrale invia segnali che impediscono all’ipotalamo di attivarsi in presenza di stimoli neutri o lievi oppure spontanemente.


Quindi se vogliamo parlare di controllo degli istinti possiamo dire che già ci ha pensato la natura. Quindi già la corteccia attua un meccanismo modulatorio su queste strutture senza intervento cosciente. Per cui in un soggetto normale  non può verificarsi un accesso incontrollabile senza uno stimolo o spontaneamente. Questo potrebbe succedere nel caso di un danno alle strutture corticali o alle vie che raggiungono le zone sottocorticali.


Le reazioni emotive non si verificano senza motivo. Un soggetto non piange o ride senza motivo. Questo si può verificare nei casi di grave ritardo mentale o di danno ai lobi frontali. Se una persona si arrabbia all’improvviso senza motivo il primo pensiero che verrebbe alle persone che gli stanno intorno sarebbe “Ma è pazzo?”. Non credo che verrebbe da pensare “Ma questo non controlla i suoi istinti”.


E’ molto più logico pensare che chi ha un comportamento immotivato sia uno psicopatico.


Ribadisco quindi il ruolo dello stimolo e soprattutto il valore che si attribuisce allo stimolo. E questo è legato al vissuto del soggetto, ai suoi valori, agli insegnamenti ricevuti, alle esperienze. In poche parole alla valutazione cognitiva.


Se ho paura dei serpenti è perchè mi è stato insegnato che sono pericolosi. Come ho detto l’amigdala ha una memoria emotiva e quindi memorizza il contenuto emotivo. Al ripresentarsi dello stimolo si attiva.


Quindi le reazioni emotive sono connesse alle valutazioni fatte in precedenza. Vincere una lotteria  non è uno stimolo innato o istintivo. Possiamo definirlo culturale. Quindi la vincita di una lotteria crea gioia per il valore che abbiamo attribuito.


Di conseguenza abbiamo che in presenza di uno stesso stimolo la reazione di ogni individuo sarà diversa. Certamente possono esistere stimoli che determinano una reazione emotiva uguale. Ad esempio uno stimolo sessuale.


Il discorso vale anche per un’idea, per un pensiero, per un concetto. Faccio l’esempio di un amico. Tale amico mi diceva di avere sul conto solo 1500 euro. Ma non si preoccupava poichè era tranquillo per il fatto che ogni volta che arrivava lo stipendio poteva pagare il mutuo ed anche avere qualcosa per qualche week-end da tracorrere fuori.


Vediamo quindi che tale pensiero non costituiva certo un problema. Per qualche altro potrebbe rappresentare un problema anche avere 15000 euro poichè sarebbe più tranquillo se ne avesse 50000. Questo sempre per ribadire che qualsiasi evento, situazione, stimolo crea uno stato emotivo o uno stato d’animo persistente in base al valore che abbiamo attribuito.


Il discorso culturale vale anche per la risoluzione di problemi o nell’ottenimento di qualcosa.


Una persona cresciuta in un ambiente sano, circondato da affetto e da amore per risolvere un prblema o ottenere qualcosa non pensarà mai di ricorrere a risoluzioni estreme. Non gli passerà mai minimamente per la testa l’idea di rapinare una banca o di commettere chissà quale delitto.


Consideriamo invece una persona cresciuta in un ambiente contrario, privo di amore, maltrattato, violento o addirittura in cui gli viene insegnato da piccolo ad usare la pistola e che con essa può avere ciò che vuole.


In presenza di un problema penserà tranquillamente di utilizzarla. Necessità di soldi? Progetta una rapina. Qualcuno gli dà fastidio o lo intralcia? Si ammazza. Queste non sono reazioni istintive ma pianificazioni razionali. E’ perfettamente razionale per questo soggetto ottenere ciò che vuole nel modo descritto.


Una bella donna genera certamente un desiderio sessuale. Un uomo normale che farà? Cercherà di conoscerla, di conquistarla. Un soggetto criminale potrà decidere di “prenderla”. La segue e al momento opportuno la violenta.


In entrambi i casi abbiamo lo stesso stimolo che crea il desiderio. In entrambi i casi abbiamo una valutazione cognitiva ed una pianificazione. Certamente però una conclusione drammatica nel secondo caso.


Quindi non si tratta di reprimere il cosiddetto istinto. Perchè una persona normale deve reprimere questo desiderio? Sarà per lui naturale cercare di soddisfare il desiderio tentando di conoscerla. Per il criminale potrà essere normale, purtroppo, violentarla.


Quindi non è un problema di reprimere gli istinti e far prevalere la razionalità. Ma cos’è la razionalità? Per una persona normale è razionale conoscere quella donna, per il criminale è razionale violentarla.


Certamente mi dirai che razionali sono i valori della nostra società, cultura, religione. Ma la trasmissione di tali valori è legata all’ambiente in cui il soggetto è vissuto. In un ambiente sano tali valori vengono trasmessi e recepiti in maniera totale da guidare la persona nelle sue azioni. In un ambiente patologico o criminale tali valori non vengono trasmessi e diventano invece razionali altri aspetti che valori non sono.


>Come dicevo tutto ciò però riguarda campi patologici che sono oggetto di studi differenti. Patologici non solo nel senso di lesione ma in senso più ampio comprendente quindi l’ambiente, gli insegnamenti, ecc. Infatti possono essere esaminati non solo dal punto di vista pschiatrico, della criminologia, ma anche sociologico. Nel senso che il comportamento umano è molto complesso e non si può ridurre solo ad un discorso di repressione degli istinti.


Tornando alle persone normali delle quali ci occupiamo, nei problemi che possono presentare dov’è il discorso del controllo degli istinti? Io non mi sveglio ogni mattina con le spinte distruttive o omicide e le devo controllare. Una persona normale, cresciuta in un ambiente normale non penserà mai di risolvere una questione in maniera cruenta.


Inoltre è sempre da considerare che ciò che possiamo definire istinto ed emozioni non insorgono automaticamente ma sempre in risposta a stimoli. Le strutture sottocorticali non funzionano in maniera autonoma. Una reazione emozionale si verifica sempre in risposta ad uno stimolo. Un’informazione arriva prima all’amigdala che la valuta attivandosi o meno. Successivamente arriva ai lobi frontali che decidono la risposta in base all’eventuale reazione.


Ribadisco che una reazione emozionale in risposta ad uno stimolo dipende dal valore che abbiamo dato a quello stimolo. Anche la risposta comportamentale è legata alla cultura, all’educazione, agli insegnamenti, ai valori, ecc. In risposta ad un’emozione il soggetto metterà in atto una strategia. Questa sarà legata al sistema di valori del soggetto stesso.


Quindi ciò che ritengo è che non occorre lavorare sul controllo degli istinti, dell’irrazionale e del razionale anche perchè non capisco quale sarebbe il metodo. Se una reazione emozionale avviene prima della valutazione cognitiva come faccio a controllare qualcosa che ancora deve succedere? Quindi occorre lavorare proprio sulla valutazione cognitiva. Se si modifica lo schema di pensiero riguardo una determinata situazione, in presenza della stessa situazione la reazione emotiva sarà mitigata o assente. Ma anche lo stato d’animo conseguente ad un sentimento.


Occorre infatti anche distinguere tra ciò che è una reazione emozionale, immediata e rapida, da un sentimento che è dovuto ad un pensare continuamente ad un oggetto, una situazione.


Il classico esempio è il seguente: vedere una bella donna crea un’emozione, pensare continuamente a quella donna crea un sentimento.


Il pensare di non avere abbastanza soldi è un sentimento non è un’emozione. Sentimento nel senso che si associa uno stato d’animo in questo caso negativo. Il concetto soldi è relativo al soggetto e non oggettivo. Quindi non c’entrano gli istinti. Ciò che per me può significare non avere soldi abbastanza, per un altro può significare avere soldi abbastanza o tanti soldi.


Quindi ancora il concetto di lotta non mi convince. Come dicevo le strutture sottocorticali non funzionano in assenza di stimoli. Le persone non hanno il problema di controllare gli istinti. Hanno solo problemi. Se avessero già la soluzione il problema non esisterebbe. Non avendo modelli su cui fare affidamento cercano appunto soluzioni. Lavorando sulla valutazione cognitiva è possibile che, guardando in maniera diversa una situazione, essa non rappresenta più un problema. In caso contrario si studiano le possibilità di risoluzione. Vi sono inoltre molti esempi di persone che hanno risolto un problema di inadeguatezza, di stato d’animo costantemente negativo, di pensieri continuamente autodistruttivi utilizzando la meditazione. Ho illustrato gli effetti fisiologici e benefici della meditazione nell’articolo “Motivazione e cambiamento: consapevolezza, meditazione, visualizzazione”.
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giovedì 27 maggio 2010

Discussione su: Tutta la Verità sulla Mente! II Parte

Ho scritto questo post in risposta ai commenti del Dott. Pasquale Foglia ai miei due articoli pubblicati su PiuChePuoi.it



Sta sicuramente nascendo una discussione sempre più ricca e coinvolgente soprattutto grazie alla profonda preparazione del Dott. Foglia e ad alla sua sempre eccezionale capacità di analisi e introspezione.

Caro Pasquale,

certamente le tue osservazioni sono assolutamente condivisibili per quanto riguarda il comportamento umano, ma non per quanto riguarda le localizzazioni anatomiche.

Io voglio premettere che tutte le informazioni che cito derivano dai risultati di studiosi. Puoi ben immaginare che è fondamentale per me la conoscenza accurata dell'anatomia e della fisiologia cerebrale. Su queste conoscenze noi possiamo effettuare interventi chirurgici sul cervello. Se tali conoscenze non sono accurate puoi comprendere che si può determinare un grave danno al paziente o la morte. Quindi è chiaro che se parlo di funzioni cerebrali si tratta di conoscenze certe perchè su queste si pianifica un intervento. Se non si hanno conoscenze precise sulle funzioni di una determinata area non si sa se si può intervenire.

Ecco perchè ci dobbiamo basare su ciò che sono i risultati scientifici perchè questi sono la conseguenza di studi accurati. Il continuo studio delle funzioni cerebrali può portare ad una nuova metodica di trattamento.

Quindi i vari studi che si conducono, anche se non subito, possono avere ripercussioni positive sul trattamento di patologie. Estendo il discorso per dire che la comprensione sempre più precisa delle funzioni cerebrali può determinare miglioramenti non solo in ambito chirurgico, ma anche medico e sicuramente anche in ciò che concerne i trattamenti psicoterapeutici e certamente anche tutto ciò che riguarda il vostro lavoro di formatori.

Io considero "terapia" tutto ciò che porta alla risoluzione di un problema della persona. A seconda del tipo di problema l'intervento può essere medico, chirurgico, di metodiche formative, ecc.

Quindi anche i vostri interventi sono terapeutici e poichè, come il mio lavoro, riguardano il cervello, anche se su aspetti diversi, credo che occorre sempre rifersi a studi pienamente confermati e accreditati.

E' certamente necessario sviluppare nuove ipotesi che però devono partire da elementi validi e verificati. Data la complessità dell'organo che andiamo a trattare, il cervello, occorre non abbandonarsi ad interpretazioni che non siano basate su dati certi altrimenti si rischia di non ottenere risultati. Le implicazioni che concernono tutti i tipi di intervento sul cervello sono enormi considerando che riguardano aspetti anatomici, fisiologici, psicologici, neuropsicologici, affettivi, cognitivi, ecc.

Per tali motivi non penso che il cervello umano si possa prestare a libere interpretazioni. Ogni scoperta che viene effettuata rappresenta il punto di partenza di una nuova scoperta. Quindi è fondamentale tenere conto del lavoro degli studiosi.

Le nuove scoperte partono sempre da ipotesi o intuizioni che originano da risultati precedenti in un continuo miglioramento.

Questa premessa per dirti di quanto siano importanti per me tali risultati per un interesse professionale, personale e per trovare risposte a domande che mi pongo.

L'esempio degli specialisti era solo una metafora per dire che a seconda del compito interviene prima un emisfero e poi l'altro. E' chiaro che i due specialisti, come tutti gli esseri umani, possono entrare in conflitto. Ma questo non presuppone la lotta tra gli emisferi. Il risultato del lavoro dei due emisferi di un cervello può entrare in conflitto con il risultato del lavoro di due emisferi di un altro cervello.

L'integrazione emisferica è ciò che si verifica nelle funzioni cerebrali. L'apporto di ogni emisfero completa la percezione.

Riguardo allo studio del S. Lucia, io mi riferivo proprio alla percezione visiva. Essa è costituita da visione globale e visione per particolari. Un danno all'emisfero DX elimina la visione globale. Quindi un soggetto normale vede una grande H formata da tante S. Un soggetto con lesione all'emisfero DX vede solo le piccole S.

Quindi il risultato finale è proprio dovuto all'analisi effettuata dai due emisferi e di conseguenza non intendo dire che se c'è un danno emisferico continua l'integrazione.

Le scoperte si basano proprio sull'osservazione di pazienti con lesioni cerebrali. E' chiaro che chi ha una lesione ha una limitazione. Quindi si fa il ragionamento inverso. Se chi ha una lesione all'emisfero destro non ha la visione globale, sempre nel senso di sistema visivo, significa quindi che nei soggetti normali l'emisfero destro compie questa funzione. E questo discorso vale anche per altri aspetti.

I due emisferi sono già specializzati. L'apporto che ognuno di essi dà in ogni situazione dipende dal buon funzionamento del cervello. In caso di lesione organica può mancare il completamento effettuato da un emisfero. Avviene sempre questo scambio di informazioni e quindi di completamento reciproco.

Non c'è alcuna evidenza che un trauma, rimozione, blocco, credenza limitante, ecc. sia espressione di mancanza di coordinazione emisferica o che la impedisca.

Sull'osservazione che queste situazioni siano causa di problemi sono d'accordo. Ma non concordo sulla conclusione netta ed unica per ogni problematica: alla base di tutto c'è la mancanza di integrazione emisferica.

Se l'emisfero SN è poco sviluppato il paziente potrebbe avere dei deficit. Io vedo pazienti con lesioni all'emisfero SN e ti posso assicurare che non sono solo reazioni istintive perchè l'emisfero DX prende il sopravvento.

Perchè l'emisfero SN deve contenere il Sè Cosciente forte? E perchè l'emisfero DX deve contenere il Sè istintivo? Da dove derivano queste affermazioni così nette?

Io non mi sto confrontando con gli studi. Tali studi confermano ciò che io dico. Gli emisferi cerebrali svolgono funzioni simili e diverse e siamo il risultato finale di tali funzioni.

Vedo che su diversi aspetti sei d'accordo anche se dici in "situazioni ordinarie". Comunque questo si verifica anche in situazioni straordinarie.

Comunque a quanto pare, anche se solo in condizioni normali, accetti che le funzioni dei due emisferi si completano a vicenda. Quindi almeno vedo che non consideri che tutte queste funzioni sono svolte solo dall'emisfero SN.

Il punto è che tu dai per scontato che quando non c'è ottima salute e lucidità mentale il problema è la mancanza di integrazione emisferica. Questo è possibile se alla base c'è una lesione. In caso contrario il problema è da ricercare altrove.

Non è l'emisfero SN che si sviluppa poco e non controlla l'emisfero DX. Da dove deriva questa visione? Mi sembra che così si nega tutta la psichiatria, la neuropsicologia, la neurologia, la neurochirurgia, la neuroradiologia.

Ma qual'è la fonte da cui risulta che l'emisfero DX è irrazionale, sede degli istinti bestiali e sede dell'amore? Se manca l'emisfero SN l'uomo sarebbe simile alle bestie? Già ho scritto che vedo persone con lesioni anche gravi all'emisfero SN ma non hanno comportamenti simili agli animali.

Per essere più precisi se non ci fossero i lobi frontali (DX e SN) potremmo dire che gli uomini sarebbero solo istinti. In realtà la situazione sarebbe molto più complessa.

Le funzioni che tu attribuisci all'emisfero SN sono funzioni dei lobi frontali. E' questa parte del cervello che esercita il controllo non l'emisfero SN. Infatti io non ho mai detto che l'emisfero SN si sviluppa intorno ai 20-30 anni ma sono i lobi frontali a svilupparsi completamente dopo tanto tempo poichè le loro funzioni sono estremamente complesse.

Quindi quali sono gli studi che invece confermano questa visione di emisfero SN razionale ed emisfero DX istintivo in perenne lotta tra loro?

Non è questione di scandalizzarsi solo però che queste definizioni non hanno alcun supporto scientifico. E qualsiasi affermazione non supportata da basi scientifiche è filosofia.

Tu puoi certamente parlare di Sè Cosciente, Sè Istintivo o altro ma non puoi attribuire una sede anatomica sicura. Lo stesso Freud parlava di ES, Io e Super IO e non ha mai parlato di regioni cerebrali.

Per tal motivo non puoi dire che il Prof. Perrella è eccessivamente razionale. E come deve essere? Irrazionale? Si tratta di uno studioso e del Presidente della Società Nazionale di Neuroscienze BrainMind&Life-Italia. Non credo che si può tacciare di razionalità. Credo che abbia tutte le carte in regola per sostenere ciò che dice. La sua analisi, con la quale sono pienamente d'accordo, è così chiara e semplice. Infatti già ne parlavo in articoli precedenti.

I risultati sui pazienti callosotomizzati sono stati travisati e si è iniziato a dare le interpretazioni più filosofiche mischiando diverse teorie. Quando si è iniziato a dire che nell'emisfero DX avvengono processi non coscienti si è iniziato a parlare di inconscio, di affermare che l'inconscio di Freud aveva trovato la sua sede: l'emisfero DX. E sono nati fior fiori di libri ricchi delle più grandi interpretazioni libere, fantasiose e speculative. E come si fa a trovare un trattamento per qualcosa che non ha una base fisiologica?

In aggiunta a quanto afferma il Prof. Perrella ti posso segnalare le dichiarazioni del Prof. Sergio Della Sala, neurologo ed esperto di psicobiologia. Ha lavorato presso l'Università di Milano e collaborato con l'Università di Berkely, California, l'Unità di Psicologia Applicata di Cambridge e la Scuola di Psicologia dell'Università di Perth, Western Australia. Ora insegna all'Università di Endimburgo. Si tratta di un importante studioso che ha coniato un termine molto simpatico: neuropanzane.

Ti riporto uno stralcio dell'intervista: "False credenze sul cervello che si riproducono e radicano non solo per il sensazionalismo dei media ma anche per gli interessi imprenditoriali che stanno dietro alla comunicazione scientifica, diventando appunto neuromiti. Qualche esempio: è proprio vero che ascoltare i Requiem di Mozart rende più intelligenti? No, solo che la notizia è servita a vendere molta più musica classica. E risponde a verità scientifica che l'emisfero DX sovrintende alla creatività e lavora come un artista hippie mentre il sinistro è simile ad un grigio ragioniere contabile? Niente affatto, spiega il professore, ma la notizia è servita a vendere software per imparare le lingue di notte e sollecitare la nostra parte destra piuttosto che quella sinistra. Ma la più bella panzana è che noi usiamo solo il 10% del cervello. Miti sulla mente duri a morire".

Credo che il suo punto di vista sia simile a quello del Prof. Perrella.

Ritornando al discorso dei lobi frontali come dicevo le loro funzioni sono molto complesse.  I lobi frontali sono costituiti dalla corteccia prefrontale anteriore e dalla corteccia motoria posteriore (area premotoria, motoria supplementare e motoria primaria). Al di sotto della corteccia c'è la sostanza bianca dei lobi frontali costituita da milioni e milioni di fibre che si portano a quasi tutte le aree cerebrali e all'emisfero controlaterale. I lobi frontali sono la sede delle valutazioni cognitive, delle valutazioni emozionali, dalla loro attività si possono anche generare emozioni. Sono sede della pianificazione e delle regole apprese. Sono la sede della trasformazione del pensiero in atti. Ciò avviene dopo che l'azione è stata valutata dal punto di vista del socialmente accettabile. La parte anteriore di quello che si chiama giro del cingolo (una circonvoluzione cerebrale che si trova al di sopra del corpo calloso e che si estende dal lobo frontale al lobo occipitale) si attiva  in conseguenza di un nostro errore. La parte orbitofrontale valuta se una nostra azione è socialmente accettabile altrimenti viene inibita.

A livello dei lobi frontali vi sono poi tutte le aree motorie che comprendono l'area premotoria, la corteccia motoria supplementare e l'area motoria primaria. In queste sedi avviene tutta la pianificazione del movimento. L'esecuzione dei movimenti è molto complessa. Infatti richiede l'intervento anche di strutture sottocorticali e del cervelletto.

Gli emisferi sono costituiti dalla corteccia cerebrale, dai fasci di fibre che costituiscono la sostanza bianca e dalle strutture sottocorticali.

Nel bambino lo sviluppo più importante riguarda proprio la corteccia cerebrale. Le strutture sottocorticali sono già funzionali. Quindi più che dire che il bambino è tutto inconscio possiamo più dire istinti e reazioni emozionali.

Le aree corticali (sia  a destra che a sinistra) si sviluppano in seguito agli stimoli. La maturazione ad esempio della corteccia visiva si ottiene proprio grazie agli stimoli luminosi in virtù dei quali i neuroni creano collegamenti specifici. In assenza di stimoli luminosi il bambino può avere cecità corticale. Lo stesso vale per le altre aree con tempi di maturazione diversi. I centri corticali della parola si sviluppano intorno ad un anno. Le aree motorie già funzionano ma devono comunque maturare. Infatti i bambini cominciano a deambulare intorno ai 12-18 mesi. E la maturazione continua ancora. Infine le aree prefrontali (destra e sinistra) che impiegano dai 20 ai 30 anni per maturare completamente poichè svolgono le funzioni più complesse.

Man mano che i lobi frontali maturano aumenta il controllo delle strutture sottocorticali. Perchè è lì che originano i processi istintivi ed emozionali sia a destra che a sinistra. Quindi ecco perchè man mano che si cresce si acquista maggiore consapevolezza di sè e migliora la valutazione cognitiva dei processi emozionali. Quindi i problemi di immaturità, incapacità o altro sono dovute ad un'incompleta o non efficace maturazione dei lobi frontali e non perchè non si sviluppa l'emisfero SN.

Le strutture sottocorticali che intervengono nei processi emozionali entrano a far parte di quello che era definito sistema limbico. Il sistema limbico comprende varie strutture a diverso livello.

Componenti corticali: lobo olfattivo, ippocampo, area entorinale, giro cingolato.

Componenti sottocorticali: amigdala, nuclei anteriori del talamo, nuclei mammillari, nuclei del setto pellucido, abenula, ipotalamo.

Strutture di collegamento: fascio mammillo-talamico, stria midollare, strie mediale e laterale, fornice, commessura anteriore.

Ha quindi un'organizzazione funzionale molto complessa. Oggi però non si parla più di sistema limbico ma di circuiti specifici per ogni emozione. Il circuito della paura è quello che è stato studiato in tutte le sue caratteristiche anatomo-funzionali dal neurobiologo Joseph LeDoux. Tale circuito è costituito dalle vie sensoriali, dai due talami, le amigdale, i lobi frontali. Questi ultimi svolgono un ruolo di controllo nel senso che possono inibire l'attività di tale circuito o elaborare una risposta.

Joseph LeDoux ha studiato in particolare l'attività dell'amigdala. Tali studi li ha condotti sui topi analizzando indifferentemente l'amigdala di destra o di sinistra. I risultati si possono tranquillamente estendere all'uomo poichè una reazione come la paura è comune a tutte le specie e le strutture responsabili sono uguali in tutte le specie. Ciò che infatti distingue l'uomo è lo spessore della corteccia cerebrale e l'estensione dei lobi frontali. E' a questo livello la grande differenza con le altre specie.

Si può quindi vedere che le cosiddette reazioni istintive, emozionali originano a livello delle strutture sottocorticali. Strutture presenti ripeto sia all'interno dell'emisfero SN che dell'emisfero DX.

L'attività della corteccia cerebrale e soprattutto dei lobi frontali determina una modulazione della funzione di queste strutture. Modulazione che è massima nell'uomo proprio perchè sono più sviluppati i lobi frontali.

Cominciamo a vedere che non è più un problema DX-SN ma possiamo dire di sopra e sotto e viceversa. Dobbiamo considerare lo sviluppo del cervello come un processo in senso verticale. Si parte dalle strutture più profonde in comune a tutti gli animali compresi i rettili e man mano che si procede verso l'alto aumentano la complessità e le funzioni fino ad arrivare, nell'uomo, al massimo sviluppo della corteccia cerebrale e dei lobi frontali. Quindi ripeto uno sviluppo verticale (cortico-sottocorticale) e non orizzontale (emisfero SN-emisfero DX). Lo stesso si può osservare, in forma accelerata, in un bambino. Infatti le strutture sottocorticali sono già presenti e man mano si sviluppa la corteccia cerebrale e in particolare i lobi frontali.

L'organizzazione funzionale per quanto riguarda l'elaborazione di reazioni istintive, emozionali, pulsionali è legata  proprio ai collegamenti cortico-sottocorticali in entrambi gli emisferi.

Funzioni sottocorticali = origine e mantenimento, meccanismi motivazionali (aree del setto, amigdala, ippocampo, sistemi noradrenergici, serotoninergici, dopaminergici)

Funzioni corticali = elaborazione cognitiva, espressione e riconoscimento (strutture lateralizzate negli emisferi)

Controllo = lobi frontali

Anche un'elaborazione cognitiva cosciente può generare reazioni emozionali ma sempre tramite le connessioni con le strutture sottocorticali.

Si evidenzia quindi il ruolo fondamentale dei lobi frontali e in particolare della corteccia orbitofrontale che ha un ruolo inibitorio. Infatti lesioni dei lobi frontali e in particolare della regione orbito-frontale provocano incontinenza emotiva (esempio riso e pianto spastico) e comportamentale (disinibizione cognitiva e sociale).

Si è osservato in particolare che lesioni del lobo frontale SN possono provocare una sintomatologia depressiva mentre invece lesioni del lobo frontale DX euforia immotivata.

Io osservo pazienti con lesioni frontali che possono essere trascurati, logorroici oppure depressi. In alcuni casi non c'è una sintomatologia evidente. Ulteriore dimostrazione della complessità del cervello e di quanto ancora c'è da conoscere.

Quindi un'espressione emozionale incontrollata si viene a verificare quando viene a mancare il controllo dei lobi frontali non dell'emisfero SN.

Nelle reazioni emozionali ha un ruolo importante l'amigdala. Oltre ad essere il centro del meccanismo della paura ha un ruolo anche nella regolazione di altre emozioni.

Un danno bilaterale dell'amigdala causa infatti la sindrome di Kluver-Bucy che provoca appiattimento delle emozioni, iperoralità, comportamento sessuale inappropriato, assenza di paura.

E' più che evidente il ruolo nei meccanismi emozionali delle strutture sottocorticali.

Per quanto riguarda ciò che indichi come raptus omicida, raptus di gelosia, collere tremende il Prof. Perrella le conosce benissimo poichè sa che alla base vi è un'alterazione delle interazioni tra i lobi frontali e le strutture sottocorticali e no una prevalenza dell'emisfero DX sul SN.

Occorre considerare che le connessioni che dall'amigdala si portano al lobo frontale possono essere superiori a quelle che dal lobo frontale vanno all'amigdala.

Quindi in una reazione emozionale fortissima gli impulsi che raggiungono i lobi frontali sono di tale intensità che essi non riescono a pianificare una reazione adeguata e quindi "si perde il controllo".

Quindi anche in queste situazioni straordinarie non si perdono le interazioni  tra i due emisferi ma si può perdere l'appropriatezza della risposta. In una situazione di pericolo l'attivazione di entrambi i lobi frontali è massima poichè bisogna elaborare una strategia per la sopravvivenza. Però può essere che il comportamento  possa essere alterato nel caso in cui le strutture sottocorticali prendono il sopravvento.

Consideriamo un altro aspetto. Se le reazioni emotive fossero localizzate solo a destra non noi potremmo asportare chirurgicamente l'amigdala poichè il paziente potrebbe non avere più reazioni emotive. Nel trattamento di alcune forme di epilessia che non rispondono ai farmaci si può asportare l'amigdala e l'ippocampo con regressione delle crisi.

Quindi dicevo che se funzionasse solo l'amigdala di destra quest'ultima non potrebbe essere asportata. Invece si può tranquillamente praticare la rimozione perchè continua a funzionare l'amigdala di SN che assume tutte le funzioni. Lo stesso vale nel caso di asportazione dell'amigdala SN.

Le informazioni arrivano attraverso le vie sensoriali. Una reazione emozionale può essere determinata da qualcosa che vediamo, sentiamo, tocchiamo, ecc. Tali informazioni arrivano al talamo. Da qui si portano all'amigdala che si attiva, in particolare in reazioni di rabbia, paura. Se tali informazioni arrivano solo ad un'amigdala essa coinvolge l'amigdala controlaterale attraverso la commessura anteriore.

Dal talamo gli stessi messaggi si portano ai lobi frontali che esaminano la situazione e pianificano una risposta.

Ora in caso di pericolo i lobi frontali possono decidere una risposta del tipo "attacca o fuggi". Se in realtà non c'è pericolo i lobi frontali disattivano l'amigdala e cessa la reazione di allarme. E' possibile però, come dicevo, che l'attivazione dell'amigdala può essere tale da impedire al lobo frontale di reagire (perdita di controllo).

Caro Pasquale puoi vedere che tutte le argomentazioni che tu porti trovano una spiegazione più lineare e certamente fisiologica spostando la visuale di 90°.

Cioè considerare che non è un problema DX-SN ma di interazioni sopra-sotto (cortico-sottocorticali).
Quindi se provi a riconsiderare tutto alla luce di queste strutturazioni il quadro diventa più lineare e fisiologico. Quindi a riscrivere tutto ciò che hai menzionato nei commenti considerando questo schema:


interazione
strutture corticali <------> sottocorticali


interazione-integrazione
emisfero SN<------> emisfero DX

In questo modo c'è una precisa coincidenza tra ciò che sono le basi neurofisiologiche e le osservazioni del Prof. Perrella e del Prof. Della Sala.

Una piccola parentesi. Non comprendo il ruolo dell'energia cinetica. Quest'ultima è l'energia posseduta da un corpo in movimento ed è proporzionale alla massa del corpo stesso e alla sua velocità. Le cellule che si muovono nell'organismo sono i globuli rossi, i globuli bianchi, le piastrine, i macrofagi, ecc. Ora considerando le dimensioni microscopiche di tali cellule e certamente una velocità che non può essere elevata, i valori di energia cinetica penso che siano infinitesimali.

In conclusione io non voglio certamente spostare il discorso della lotta da orizzontale a verticale.

E' proprio il concetto di lotta che non capisco. Quali sarebbero questi istinti bestiali? Gli animali sono guidati dall'istinto di sopravvivenza, dal soddisfacimento di bisogni (fame, sete), dalla perpetuazione della specie. Attaccano se minacciati, per procurarsi il cibo, per difendere il territorio.

Quindi quali sono questi istinti emotivi che vanno aasolutamente controllati?

Inoltre consideriamo un altro aspetto. Le reazioni emotive sono comuni sia agli animali che agli uomini. Ma il meccanismo si avvia in presenza di stimoli. Considerando l'uomo, un qualsiasi tipo di emozione si genera in risposta ad uno stimolo. Non mi sembra che si genera un'emozione in assenza di stimoli. Anche nel caso di pensieri l'emozione che deriva  origine dal pensiero stesso che funge da stimolo. Quindi cosa bisogna controllare? Gli stimoli? I pensieri?

In più occorre considerare che lo stesso stimolo può provocare risposte diverse in diverse individui. Quindi il ruolo importante della valutazione cognitiva che è diversa da persona a persona.

Quindi conta il valore che si attribuisce ad uno stimolo. Reazioni emotive in assenza di stimoli sono legate a patologie che coinvolgono soprattutto i lobi frontali. Come è dimostrato negli animali con lesioni della corteccia cerebrale che presentano reazioni immotivate come la falsa rabbia.

Quindi il punto importante non è reprimere o lottare ma comprendere le emozioni. Cercare di capire perchè in determinate situazioni si verificano specifiche reazioni. Sviluppare quella che Daniel Goleman chiama intelligenza emotiva.

Quindi caro Pasquale puoi vedere che uscendo dallo schema dell'eterna lotta DX-SN, seguendo quali sono i normali processi fisiologici e considerando il ruolo fondamentale della valutazione cognitiva alla base del valore che attribuiamo ai diversi stimoli, i nostri discorsi diventano perfettamente coincidenti.

Io illustro le basi fisiologiche e tu partendo da queste, considerando le peculiarità emisferiche e le loro integrazioni, puoi facilmente trovare la strada per espletare al massimo il tuo intervento terapeutico: la modifica permanente dei circuiti neurali responsabili di valutazioni cognitive che possono essere alla base di reazioni emotive o stati d'animo persistenti a carattere deleterio che si possono generare in risposta a determinati stimoli.

Sono convinto che nasce un lavoro fantastico!
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venerdì 14 maggio 2010

Inconscio e Specializzazione Emisferica

Si tende generalmente a descrivere l'attività cerebrale come caratterizzata da processi coscienti e razionali a livello dell'emisfero sinistro e processi inconsci, irrazionali a carico dell'emisfero destro. Inoltre quest'ultimo viene considerato come sede delle emozioni. Si attribuisce anche un ruolo di controllo dell'emisfero sinistro sul destro.

Non abbiamo al momento alcuna evidenza sperimentale sul funzionamento degli emisferi così come illustrato.

Noi dobbiamo distinguere tra ciò che è attività non cosciente del cervello e inconscio in senso freudiano.

Sono numerose le attività non coscienti. La maggior parte di esse si svolgono nelle strutture sottocorticali. C'è una struttura presente bilateralmente chiamata talamo che riceve tutte le informazioni provenienti dall'esterno e dall'interno del corpo ed invia alla corteccia cerebrale solo una parte poichè per molte funzioni non è necessario l'intervento della corteccia. Anche perchè sarebbe impossibile vivere bombardati dalle migliaia di informazioni che ogni secondo arrivano al talamo.

Ma anche processi coscienti hanno componenti non coscienti. Io posso effettuare un movimento volontario ma non ho coscienza di tutti i processi che intervengono: idea del movimento a livello della corteccia prefrontale, corteccia premotoria, area motoria supplementare, area motoria primaria, controllo durante l'esecuzione del movimento da parte dei gangli della base e del cervelletto, segnali provenienti dalle articolazioni e dai muscoli che danno in ogni istante la posizione dei diversi segmenti corporei ed inoltre la correttezza del movimento. Se il movimento mentre è in esecuzione non è corretto il cervelletto interviene e lo corregge. Pensate che tutto questo si svolge in frazioni di secondo!!! Tutto questo succede anche per tutto il breve tempo in cui aprite semplicemente la vostra mano.

Questa localizzazione dell'inconscio in senso freudiano a livello dell'emisfero destro è un'estrapolazione fatta in seguito a studi condotti su pazienti commissurotomizzati in cui si è vista la presenza di processi che restano non coscienti poichè non possono passare all'emisfero sn. Quindi si è ritenuto che l'emisfero dx fosse la sede di ciò che Freud chiama inconscio.

Ma non è così!

Oggi c'è quella che si chiama neuropsicoanalisi che ha lo scopo di individuare le strutture cerebrali che potrebbero essere implicate nei processi descritti da Freud. Sembra che un certo ruolo potrebbe essere assunto dall'amigdala e da altre strutture sottocorticali presenti bilateralmente.

Ma non ancora vi sono evidenze sperimentali. Quella di Freud è una teoria che cerca di spiegare la psicopatologia ricercandola nei meccanismi di rimozione. Ma al momento non sono state ancora individuate in maniera precisa le strutture respnsabili dei processi descritti da Freud.

La psicanalisi è una teoria che è stata anche rivista negli anni (Klein, Bion, Adler, Jung, Reich).

Abbiamo poi diversi approcci alla psicopatologia e alcuni non prendono in considerazione l'inconscio nè viene considerata una localizzazione dell'incoscio a livello dell'emisfero dx. Oltre alla psicoanalisi e alle psicoterapie ad indirizzo psicoanalitico abbiamo infatti le terapie relazionali sistemiche, le terapie cognitivo-comprtamentali, ecc. Diverse impostazioni  non psicoanalitiche (le psicoterapie di ispirazione fenomenologico-esistenziale, la terapia della Gestalt, l'analisi transazionale, la terapia centrata sul cliente).

Gli psicologi cognitivo-comportamentali ad esempio non attribuiscono alcuna importanza all'inconscio ma cercano di scoprire le relazioni reciproche tra processi cognitivi, processi emozionali e attività motorie esplicite. Il trattamento si basa sui concetti di condizionamento, decondizionamento, apprendimento.
Secondo la teoria comportamentista, la malattia mentale deriva da apprendimenti sbagliati che hanno condizionato negativamente il soggetto e gli "interventi" si basano su tecniche di desensibilizzazione allo stimolo che provoca sofferenza.

Gli assunti del modello cognitivo-comportamentale sono contenuti in una teoria semplice e chiara: le emozioni negative degli esseri umani sono una conseguenza di ragionamenti e modi di pensare. Da questo inquadramento teorico deriva un approccio terapeutico nuovo. Anzichè intervenire sul tono dell'umore negativo o sugli stati emotivi, il terapeuta aiuta il paziente ad individuare e correggere le sue modalità distorte di pensiero e ad apprendere modalità cognitive alternative.

L'importanza del cognitivismo è stata quella di sottolineare il ruolo dei sistemi di rappresentazione immaginativi e verbali come le modalità di pensiero, le convinzioni personali, le aspettative, le teorie esplicite su di sè e sul mondo ed il loro rapporto con gli stati emotivi e le strategie comportamentali>> (Trattato Italiano di Psichiatria).

Vediamo quindi che non viene attribuito alcun ruolo a ciò che può essere definito inconscio ma si evidenzia il ruolo fondamentali dei processi di apprendimento e memoria, senza identificare alcuna localizzazione emisferica.

Quindi affermare che l'emisfero destro è sede dell'inconscio nel senso in cui lo intendeva Freud significa dare una localizzazione anatomo-funzionale.  Ma ad oggi non c'è nessuna conferma di ciò, nè del controllo esercitato dall'emisfero sinistro sul destro.

<<Ogni organismo è continuamente impegnato ad escludere dalla coscienza una larga parte delle informazioni che lo raggiungono e delle elaborazioni nervose che gli permettono di vivere.
Il modello di inconscio elaborato dalla psicoanalisi è però diverso in quanto concerne in maniera originale e peculiare una sfera psicologica dotata di propria completa autonomia. Esso prevede che l'attività inconscia si origini in corrispondenza delle regolazioni istintivo-affettive esistenti nella scala filogenetica. Sembrerebbe quindi logico che le regolazioni inconsce nel  senso psicodinamico trovino radice nelle strutture del nostro cervello deputate alla vita affettiva e istintiva, aventi forti connessioni e sovrapposizioni da un lato con quelle impegnate nella regolazione vegetativa e dall'altro con quelle che permettono apprendimento ed ideazione. Sono le strutture diencefaliche, rinencefaliche e ipotalamiche!
Strutture pienamente presenti ai livelli filogenetici e capaci di regolare un comportamento già così complesso ed articolato come quello istintivo>> (Trattato Italiano di Psichiatria).

Vediamo quindi che viene attribuita importanza alle strutture sottocorticali presenti bilateralmente anche se, come ho detto prima, al momento non esiste alcuna evidenza sperimentale.

Quindi quando parliamo di inconscio dobbiamo specificare se intendiamo l'inconscio freudiano. Per le neuroscienze infatti per inconscio si intendono tutte le attività di cui non abbiamo coscienza e che riguardano funzioni di entrambi gli emisferi.

Da un punto di vista neurofisiologico l'emisfero destro compie funzioni specifiche come l'emisfero sinistro e l'attività di entrambi contribuisce alla nostra vita.

Esiste, secondo la teoria di Elkhonon Goldberg, un affidarsi negli anni a programmi stereotipati presenti nell'emisfero sinistro. L'Autore attribuisce grande importanza al ruolo assunto dall'emisfero destro nell'apprendimento e nelle novità. Se non apprendiamo più nulla ci affidiamo ai programmi appresi in passato e che sono localizzati nell'emisfero sinistro. Goldberg precisa che questa è la sua visione poichè il ruolo effettivo dei due emisferi resta ancora misterioso.

<<La dualità è una delle caratteristiche principali dell'architettura cerebrale e il suo più tenace enigma. Perchè il cervello è diviso in due emisferi? Sono state proposte a tale riguardo numerose teorie e ipotesi, ma nessuna di esse è stata in grado di svelare l'enigma. Noi esamineremo un'idea radicalmente nuova della dualità cerebrale: l'emisfero destro è quello delle "novità" e l'emisfero sinistro è responsabile di configurazioni ben sviluppate. Ciò significa che a mano a mano che invecchiamo e accumuliamo sempre più modelli, ha luogo un cambiamento nell'"equilibrio di potere" dei due emisferi: il ruolo dell'emisfero destro diminuisce e aumenta quello dell'emisfero sinistro. Man mano che invecchiamo facciamo sempre più affidamento sull'emisfero sinistro, usandolo di più>> (Elkhonon Goldberg, Il paradosso della saggezza).

Egli sostiene che per mantenere una corretta attività cerebrale e garantire un buon invecchiamento del cervello occorrerebbe mantenere sempre vive le novità perchè è nelle novità che interviene l'emisfero destro.

Alcune funzioni di base dei due emisferi rimangono sempre ed infatti Goldberg descrive in maniera interessante il funzionamento biemisferico nelle attività quotidiane come ho illustrato nel precedente articolo "Una giornata di lavoro...del tuo cervello!!!".

Riprendo un concetto che ho già espresso. Da un punto di vista evolutivo quale sarebbe stato il vantaggio per la specie umana di avere un emisfero inconscio ed un altro che svolge tutte le funzioni? Il vantaggio evolutivo è stato rappresentato proprio dalla presenza di funzioni simili e dall'acquisizione di funzioni specifiche. Ribadisco che oggi infatti non si parla più tanto di dominanza emisferica ma di specializzazione emisferica. Le informazioni elaborate in maniera diversa dai due emisferi costituiscono un arricchimento.

<<Il ruolo emisferico del funzionamento mentale sembra esprimere la prevalenza di un emisfero sull'altro in rapporto ad una determinata funzione. Più precisamente, studi condotti sull'attività percettiva e comportamentale di pazienti commissurotomizzati e i risultati di quelli dell'"ascolto dicotico" depongono per la specializzazione ma non per la competenza esclusiva di un solo emisfero cerebrale nell'intera soluzione di un problema, sottolineando a livello operativo la necessità dell'integrazione emisferica. La dinamica dell'interazione emisferica si esprime attraverso un'alternanza di funzioni in rapporto a situazioni contigenti, un emisfero cerebrale inibendo progressivamente l'altro. Studi elettroencefalografici depongono per tali dati. L'emisfero dominante sembra specializzato nella trasduzione dell'informazione linguistico verbale propria del sistema linguistico completo. L'emisfero non dominante sembra prevalentemente impegnato nella trasduzione dell'informazione nella sua totalità, in modo olistico, arricchita delle sue implicazioni analogiche e mataforiche e dei relativi correlati emotivi; sarebbe connesso con l'avviarsi del fenomeno mentale dell'immaginazione, della formazione dell'immagine corporea o schema corporeo, della visualizzazione, dell'informazione espressa attraverso categorie linguistiche speciali>> (Trattato Italiano di Psichiatria).

Possiamo considerare il ruolo svolto dall'emisfero destro quando ascoltiamo una persona. Se questa persona ci dice "Sono felice" ma con un tono sommesso, con voce monotona, senza enfasi siamo portati a ritenere che non è vero poichè il tono della voce non corrisponde al significato delle parole. Mentre l'emisfero sinistro analizza le parole e il significato, l'emisfero destro analizza proprio il tono di voce e quindi il contenuto emotivo. Quindi possiamo affermare che la tonalità emotiva non è congrua con le parole. Se dovessimo affidarci solo all'analisi effettuata dall'emisfero sinistro saremmo portati a ritenere che tale persona è realmente felice. Ma poichè grazie all'emisfero destro captiamo il contenuto emotivo giungiamo alla conclusione che non è vero.

Il ruolo importante dell'emisfero destro è ampiamente sostenuto da Elkhonon Goldberg il quale sostiene che esso ha un'importanza fondamentale nei processi di apprendimento. Tutto ciò che è nuovo viene elaborato dall'emisfero destro e quindi inviato all'emisfero sinistro che crea un modello. Quando ci troviamo ad affrontare una situazione simile facciamo affidamento ai modelli conservati nell'emisfero sinistro che sono frutto dell'elaborazione effettuata dall'emisfero destro.

Goldberg è giunto a questa conclusione anche grazie alle osservazioni effettuate su bambini con lesioni all'emisfero destro i quali presentano maggiori problemi rispetto a bambini con lesioni all'emisfero sinistro a conferma del ruolo importante dell'emisfero destro nei processi di apprendimento.

Vi sono inoltre diversi studi a conferma di ciò come quelli di Kamiya e coll. che hanno osservato l'attività cerebrale di soggetti alle prese con nuove situazioni.


Alcuni soggetti sono stati sottoposti ad un esperimento che consisteva nella risoluzione di un problema a loro sconosciuto. E' stata quindi registrata l'attività gamma durante l'esecuzione dell'esperimento.

Si può chiaramente vedere che nella fase iniziale c'è un'attivazione del lobo frontale destro che sta analizzando il problema e cercando una soluzione (A).

Successivamente si verifica un'estensione dell'attivazione a quasi tutto l'emisfero destro e contemporaneamente all'emisfero sinistro. Questo sta ad indicare che l'informazione sta coinvolgendo più aree dell'emisfero destro ed inoltre che si sta verificando una trasmissione della stessa dall'emisfero destro all'emisfero sinistro (B).

Infine abbiamo un'attivazione delle aree posteriori dell'emisfero sinistro che sembrano connesse con la memoria implicita ad indicare che la risoluzione del problema è stata trovata e che la modalità è stata conservata nella memoria implicita non verbalizzabile pronta per essere utilizzata a livello non conscio quindi in maniera automatica in presenza della stessa situazione (C).

Anche quest'altra immagine mostra il ruolo dei due emisferi nell'apprendimento cognitivo (l'attività di un emisfero è indicata dal colore nero):


(A) L'emisfero destro è dominante quando affrontiamo una sfida cognitiva nuova.

(B) Entrambi gli emisferi sono ugualmente coinvolti nello stadio intermedio dell'apprendimento.

(C) L'emisfero sinistro è responsabile del "pilota automatico cognitivo" che serve a chiamare in causa attitudini mentali ben sviluppate. (E. Goldberg).

In una certa misura anche il ruolo della corteccia prefrontale (che interviene nei processi decisionali) diminuisce quando si ricorre ad attitudini mentali ben sviluppate. Infatti anche i lobi frontali svolgono un ruolo fondamentale per affrontare le novità cognitive. Gli studi condotti con la neuroradiologia funzionale (PET, fRM) hanno dimostrato che questi sono particolarmente attivi quando l'organismo affronta nuove sfide. Man mano che i compiti diventano familiari e non richiedono sforzo, il ruolo della corteccia prefrontale diminuisce.

In un recente articolo pubblicato su Science viene descritto il risultato di uno studio dal quale si è potuto osservare il ruolo svolto da entrambi gli emisferi nell'esecuzione di compiti in contemporanea. (Sylvain Charron and Etienne Koechlin: Divided Representation of Concurrent Goals in the Human Frontal Lobes. Science 16 April 2010 328: 360-363 [DOI:0.1126/science.1183614]).

Ognuno dei due emisferi cerebrali ha la capacità di svolgere un compito per volta. Non è possibile impegnarsi in tre attività contemporaneamente. Quando l'attenzione è focalizzata su una sola attività, entrambi gli emisferi vi si dedicano all'unisono. Quando i compiti da svolgere sono due, ogni emisfero si assume un compito. Davanti a tre prestazioni contemporanee il cervello si sposta da una all'altra commettendo errori. I ricercatori dell'Institut National de la Santè et de la Recherche Médical di Parigi hanno sottoposto alcuni volontari ad una prova. Nel frattempo la Risonanza Magnetica Funzionale osservava come gli emisferi si dividevano i compiti. Quando le prove passavano da due a tre sessioni simultanee aumentava notevolmente il numero di errori.

Il cervello umano può saltare da un compito all'altro dando l'impressione che l'attenzione non sia mai stata distolta da nessuno dei due compiti.

Oltre a scoprire che il nostro cervello è capace di svolgere due compiti insieme i ricercatori francesi si sono accorti che i volontari impegnati nelle prove  non si dedicavano ad entrambi i compiti in maniera esattamente simultanea. La corteccia prefrontale infatti faceva slittare di continuo l'attenzione da un compito all'altro, impegnando ora l'uno ora l'altro emisfero.


Quindi ogni emisfero si assume un compito. Ma mentre ognuno è impegnato nella risoluzione, l'attenzione si sposta da un emisfero all'altro. Più precisamente abbiamo che l'attenzione si focalizza sul compito che sta svolgendo l'emisfero sinistro, poi sull'attività che sta svolgendo l'emisfero destro per tornare poi sull'emisfero sinistro in un continuo alternarsi fino alla conclusione di entrambi i compiti.
Quindi è chiaramente evidenziata l'attività dell'emisfero destro in processi coscienti.

Il lobo frontale, che è responsabile dell'attenzione, è molto più sviluppato negli esseri umani che non nelle altre specie. I due lobi frontali, destro e sinistro, sono quindi in grado di assumere due compiti diversi.

Quindi nell'apprendimento di nuovi compiti c'è un'iniziale attivazione dell'emisfero destro con successivo passaggio all'emisfero sinistro. Nella risoluzione di un compito nuovo ci può essere l'impegno di entrambi gli emisferi, mentre nella risoluzione di due attività contemporanee ogni emisfero si assume l'impegno con l'attenzione che si sposta da un emisfero ad un altro alternativamente.
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venerdì 7 maggio 2010

Discussione su: Tutta la Verità sulla Mente

Ho scritto questo post come commento agli interessantissimi articoli del Dott. Pasquale Foglia, esperto formatore di PiuChePuoi.it per discutere con l'Autore di alcuni aspetti per i quali descrivo il mio punto di vista sempre nell'ottica di un arricchimento reciproco e di chi vorrà seguire tale discussione.
Per chi è interessato alla lettura dei suddetti articoli i link sono i seguenti:

Una Scoperta Importante: Tutta la Verità sulla Mente! Parte prima
Una Scoperta Importante: Tutta la Verità sulla Mente! Parte seconda
Una Scoperta Importante: Tutta la Verità sulla Mente! Parte terza

Come avrete avuto già modo di constatare io non condivido l'idea della lotta tra i due emisferi. Noi siamo il risultato dell'attività di tutto il cervello e in particolare delle connessioni neurali che si sono create e continuano a crearsi. Connessioni che costituiscono quello che LeDoux definisce il Sè sinaptico, cioè il risultato delle connessioni sinaptiche.

L'evoluzione ci ha portati alla costituzione di due emisferi i quali svolgono funzioni simili e funzioni specifiche per ciascuno di essi. E siamo il risultato dell'attività di entrambi grazie al continuo scambio di informazioni tra loro che si attua attraverso i sistemi di connessione. Il principale è certamente costituito dal corpo calloso formato da milioni di fibre. Ma sono presenti altri collegamenti come la commessura anteriore, la commessura posteriore, la commessura abenulare, la commessura ippocampale.

Abbiamo quindi un gran numero di collegamenti e non penso che l'unica funzione sia solo quella di un controllo e di una inibizione da parte dell'emisfero SN sul DX.

Le fibre che attraversano tali sistemi hanno un decorso bidirezionale. Fibre che dall'emisfero SN si portano al DX e viceversa. Già la struttura anatomica da un'idea dello scambio.

Il ruolo dell'emisfero DX comincia ad essere sempre più chiaro anche se siamo ancora lontani da una comprensione veramente perfetta del funzionamento del cervello

Vi sono diverse pubblicazioni su riviste internazionali accreditate che chiariscono sempre più il ruolo dell'emisfero DX.

Hecht D: Schizophrenia, the sense of "self" and the right cerebral hemisphere. Med Hypotheses. 2010 Jan; 74(1)

Blanke O, Ionta S, Fornari E, Mohr C, Maeder P: Mental Imagery for Full and Upper Human Bodies: Common Right Hemisphere Activations and Distinct Extrastriate Activations. Brain Topograf. 2010 Mar 24

Fournier R, Gussenhoven C, jensen O, Hagoort P: Lateralization of tonal and intonational pitch processing: An MEG study. Brain Res. 2010 Feb 27

Shulman GL, Pope DL, Astafiev SV, McAvoy MP, Snyder AZ, Corbetta M: Right hemisphere dominance during spatial selective attention and target detection occurs outside the dorsal frontoparietal network. J Neurosci. 2010 Mar 10

von Kriegstaein K, Smith DR, Patterson RD, Kiebel SJ, Griffiths TD: How the human brain recognizes speech in the context of changing speakers. J Neurosci. 2010 Jan 13

Demirtas-Tatlidede A, Yalcin AD, Uysal E, Forta H: Right cerebral hemiatrophy: Neurocognitive and electroclinical features. Epilespy Behav. 2010 Mar 15

Bosnar-Puretic M, Roje-Bedekovic M, Demarin V: The art: neuroscientifc approach. Acta Clin Croat. 2009 Sep

Tamietto M, latini Corazzini L, de Gelder B, Geminiani G: Functional asimmetry and interhemispheric cooperation in the perception of emotions from fracial expressions. Exp brain Res. 2006 May

Schirmer A, Kotz SA: Beyond the right hemisphere: brain mechanisms mediating vocal emotional processing. Trends Cogn Sci. 2006 Jan

Questi sono alcuni esempi di lavori anche molto recenti.

L'emisfero DX ha un ruolo importante nell'apprendimento di nuove capacità fino a costituire un modello che viene depositato nell'emisfero SN a cui si ricorre quando ci si trova in una situazione simile.

Un articolo molto recente pubblicato su Science (Sylvain Charron and Etienne Koechlin: Divided Representation of Concurrent Goals in the Human Frontal Lobes. Science 16 April 2010 328: 360-363 [DOI:0.1126/science.1183614]) mostra l'attività degli emisferi quando siamo impegnati in uno o due compiti. Nell'esecuzione di un compito entrambi gli emisferi sono impegnati ed ognuno esamina il problema secondo la sua specializzazione. Quando si è impegnati in due compiti diversi ogni emisfero si assume un incarico e l'attenzione passa da un emisfero all'altro.

La possibilità di compiere due compiti contemporaneamente non si trova nelle altre specie ma solo negli umani grazie al maggior sviluppo dei lobi frontali e quindi alla cooperazione che si stabilisce tra queste aree a DX e a SN.

Concordo che nei bambini c'è una maggiore attività dell'emisfero DX proprio perchè sono fortissimi i processi di apprendimento. Man mano che il bambino apprende aumenta l'attività dell'emisfero SN che conserva i modelli che progressivamente si formano in seguito all'attività dell'emisfero DX.

Vengono incamerate anche quelle che sono le regole sociali, gli stili culturali, ecc. Questi in particolare a livello della parte inferiore dei lobi frontali (corteccia orbitofrontale). Tale zona infatti valuta se un nostro comportamento è socialmente valido.

La maturazione dei lobi frontali è molto lenta e si completa solo intorno ai 20-30 anni. Questo è il motivo per cui gli adolescenti sono più impulsivi. I lobi frontali infatti esercitano un controllo sulle strutture sottocorticali sede di reazioni istintive ed emozionali.

Infatti a livello della corteccia cerebrale c'è una valutazione cognitiva delle emozioni che sono reazioni rapide ed immediate che originano dalle regioni sottocorticali presenti bilateralmente. Quindi non sono dovute ad una maggiore attività dell'emisfero DX. Le reazioni emotive sono legate all'insieme di circuiti cortico-sottocorticali presenti in entrambi gli emisferi.

Non sono d'accordo sull'estensione dell'inconscio a livello del corpo. I processi inconsci che riguardano la nostra personalità sono localizzati a livello del cervello ed inoltre il sistema nervoso autonomo (SNA) non ha alcun ruolo nei processi inconsci. Il SNA regola le funzioni vitali dell'organismo (omeostasi, equilibrio idro-elettrolitico, funzioni digestive, pressione sanguigna, respirazione, battito cardiaco, ecc.) grazie ai suoi due grandi settori in cui è suddiviso: il parasimpatico e l'ortosimpatico. In linee generali il primo interviene nei processi di produzione e conservazione dell'energia. Il secondo invece nei processi di consumo dell'energia. Il SNA ha un ruolo inoltre di effettore degli stati emotivi poichè è responsabile delle variazioni viscerali che si verificano nelle emozioni ma sempre in conseguenza di comandi che partono dall'alto e non per un suo ruolo primario.

Inoltre non si verificano modificazioni dei circuiti neurali del SNA. Esso è costituito da nuclei localizzati nel tronco encefalico, dall'ipotalamo, dal nervo vago, dal parasimpatico sacrale, dai gangli viscerali e dai gangli dell'ortosimpatico localizzati ai lati della colonna vertebrale. Quindi non si verificano modificazioni poichè esso rappresenta la parte filogeneticamente più antica del sistema nervoso. Come ho detto esso controlla funzioni vitali che sono comuni a tutte le specie. Quindi come si fa a variare un circuito neurale che lo costituisce? Varierebbe anche la funzione. Ma esso controlla funzioni che ci mantengono in vita.

Gli studi di Lipton come della Dott.ssa Candace Pert (che è stata la prima ad identificare i recettori per gli oppiacei nel cervello) hanno dimostrato il ruolo importante dei neuropeptidi nella comunicazione tra cervello e corpo e viceversa, potendo parlare di un'estensione della mente al corpo. Quest'ipotesi si collega a quella di Antonio Damasio che parla appunto di unità cervello-corpo nella creazione della mente non dell'inconscio.

Certo il ruolo dei neuropeptidi è estremamente importante poichè si stanno scoprendo le basi biologiche della psiconeuroendocrinoimmunologia e quindi di come la mente può influenzare il corpo e viceversa. Inoltre il ruolo che può avere nelle malattie. Si sa ad esempio che gli ormoni prodotti durante una reazione di stress, il cortisolo in particolare, hanno effetto immunosoppressivo e quindi ciò può spiegare la maggiore predisposizione alle malattie che si verifica in situazioni stressanti.

I processi di apprendimento richiedono una fase iniziale di applicazione cosciente. Successivamente il processo diventa automatico. Per andare in bicicletta bisogna impegnarsi coscientemente. Quando il procedimento è appreso non dobbiamo più pensarci e siamo in grado di eseguire il movimento automaticamente.

Le abilità motorie vengono conservate nella memoria procedurale localizzata a livello di cervelletto e gangli della base.

La memoria procedurale è una forma di memoria a lungo termine. Tutte le forme di questa memoria sono depositate in diverse aree della corteccia cerebrale e non del corpo. La memoria è una funzione del cervello non del corpo. Nel caso di movimenti il corpo esegue i comandi che il cervello ha appreso.

I pensieri limitanti, distruttivi certamente determinano un impedimento. Possono sicuramente essere il risultato di un tipo di educazione, di esperienze che risalgono ai primi anni di vita e conservati nella memoria implicita, non accessibile, localizzata nelle aree posteriori del cervello. Ma certamente non sono legati ad una diversa produzione dei due emisferi che competono tra loro. Assumiamo che l'emisfero DX svolge in linee generali funzioni non coscienti. Quindi com'è possibile che il risultato di un'attività cerebrale come il pensiero diventi cosciente se origina a DX? Ci sarebbe da pensare che diventa cosciente perchè passa all'emisfero SN. Quindi questo emisfero deve rendere coscienti i pensieri dell'emisfero DX, deve rendere coscienti i propri pensieri e deve poi effettuare una selezione tra i due. Credo però che una tale attività sia un pò farraginosa e che certamente non rispecchia quelle che sono le funzioni cerebrali. Non è possibile che un solo emisfero si faccia carico di tutto il lavoro.  In quali aree dell'emisfero SN vengono resi coscienti i pensieri dell'emisfero DX? Non nelle stesse aree in cui originano i pensieri dell'emisfero SN. Sarebbe funzionalmente impossibile. Una stessa area può compiere una sola funzione. L'emisfero SN può rendere coscienti le valutazioni dell'emisfero DX che sono valutazioni globali e quindi effettua poi un esame più accurato, a tappe.

Se consideriamo quanto descritto nell'articolo di Science abbiamo che i due emisferi possono effettuare ciascuno un compito e l'attenzione si sposta alternativamente da uno all'altro. Quindi lo stesso può valere anche per i pensieri. Quindi dobbiamo ritenere che ogni emisfero elabora un pensiero e spostiamo l'attenzione ora su uno ora sull'altro. In questo caso va anche rivisto il concetto di emisfero DX non cosciente. Come si può notare non abbiamo ancora una comprensione globale. Ogni nuovo studio apre una piccola porta. Allo stato delle conoscenze è molto più lineare ragionare in termini di cooperazione emisferica e considerare che ogni processo cosciente è il risultato di tutta l'attività del cervello.

Concordo con il Dott. Foglia che non avere le idee chiare su ciò che si desidera costituisce un problema perchè non orienta il nostro cervello verso una direzione specifica alla ricerca della soluzione. Si genera solo quello che Jerome Liss definisce "il flusso di coscienza" con pensieri negativi ("sono rovinato", "sono un fallito", ecc.) che portano a un blocco. Orientarsi in maniera precisa comporta l'attivazione dei lobi frontali che bloccano il flusso di coscienza.

Concordo inoltre sul fatto che la scarsità di informazioni può contribuire a questo stato. Infatti sostengo sempre l'importanza della conoscenza. Apprendere determina infatti attivazione dell'emisfero DX, creazione di un nuovo modello a cui fare riferimento che viene depositato nell'emisfero SN. Quindi la creazione di un nuovo circuito neurale che può aiutare ad avere una visione diversa e quindi ad intraprendere azioni nuove.

A tal proposito mi collego all'analisi del dubbio. Giustamente come sostiene il Dott. Foglia il dubbio può essere paralizzante se consiste solo nel bivio " fare o non fare". Credo però che dubitare di ciò che ci viene offerto può essere utile. Di ogni situazione, di ogni notizia, anche di questo articolo. Avere dei dubbi spinge alla ricerca, alla conoscenza, all'arricchimento. Può consentire di scoprire di non avere modelli e quindi stimola l'emisfero DX alla ricerca di soluzioni che potranno poi andare a formare nuovi modelli.

Inoltre mi sembra di aver capito che nell'emisfero DX originano pensieri positivi e nell'emisfero SN pensieri negativi. Mi aspetto di essere corretto se mi sono sbagliato.

Occorre considerare che sotto questo punto di vista la situazione è opposta.

Davidson ha studiato soggetti con stili cognitivi diversi valutando il flusso sanguigno in diverse aree cerebrali. Il flusso sanguigno aumenta in una zona del cervello in attività poichè c'è una maggior richiesta di ossigeno e glucosio. Ha quindi scoperto che persone con disposizione d'animo positiva e allegra hanno un'attivazione maggiore nelle aree frontali SN mentre soggetti con atteggiamento opposto hanno una maggiore attivazione delle aree frontali DX. (Davidson R: Cerebral asimmetry, Emotion and Affective Style. Brain Asimmetry. Cambridge, MA: The MIT Press).

E' stato anche riscontrato che un'ipoattivazione delle aree frontali sn è associata con tristezza e depressione.
 
(Henriques JB, Davidson RJ: Left frontal hypoactivation in depression. J Abnorm Psycol)

(Wheeler RE, Davidson RJ, Tomarken AJ: Frontal brain asimmetry and emotional reactivity: a biological substrate of affective style. Psychophysiology).

Quindi non è vero che l'emisfero DX è allegro e gioioso. Il suo compito è quello di completare le informazioni (contenuto emotivo di un discorso, senso globale di uno scritto o parlato, analisi globale di una situazione, ecc.) E' certamente anche connesso con la creatività.

Infatti è stato osservato che nei soggetti poco creativi quando affrontano una situazione conosciuta c'è solo un'attivazione delle aree SN (presenza di modelli già formati). Nei soggetti creativi, sempre in situazioni conosciute, c'è anche un'attivazione DX. Questo sta a significare che un creativo pur in presenza di una stessa situazione cerca comunque anche nuove soluzioni.

Come dicevo l'emisfero DX non è nè allegro nè triste. E' l'emisfero delle novità (E. Goldberg). E' quello che ci spinge a cercare nuove vie d'uscita nel momento in cui non sono presenti modelli a livello dell'emisfero SN.

E' quindi l'emisfero dell'insoddisfazione. E' l'emisfero che analizza la nostra situazione e ci dice che il risultato è negativo spingendoci verso il nuovo.

Il risultato dell'analisi è un pensiero cosciente: "Qualcosa non va nella mia vita". E comincia quindi l'esame dei diversi aspetti.

Avevo già accennato a questo discorso nel mio articolo "Emisfero SN, Emisfero DX: Due Cervelli? (II parte)".

Ho trovato poi conferma negli studi di Elkhonon Goldberg che afferma proprio quanto ho detto.

Tutti gli aspetti fin qui considerati sono funzioni cerebrali. La mente è il cervello in azione (Joe Dispenza), la memoria ha sede nel cervello, le emozioni sono funzioni cerebrali (Joseph LeDoux).

Tutto è espressione della funzione globale del cervello. Noi siamo espressione della funzione globale del cervello. E' lui che attraverso gli scambi di informazioni che si verificano tra le diverse zone che lo costituiscono ha portato alle grandi scoperte che hanno caratterizzato il genere umano e che ci porteranno in futuro a conoscerlo in maniera più approfondita.

E' certo che l'attività cerebrale non è il risultato di una lotta o di una guerra. E' il risultato di un meccanismo perfetto e più complesso dell'universo stesso che ha come scopo la progressiva crescita di noi stessi, la sopravvivenza e il miglioramento della nostra specie.
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