Benvenuti

Ciao a tutti. Il mio nome è Luigi Sardo. Ho deciso di nominare il mio blog medicinamanonsolo perchè sono un medico e precisamente neurochirurgo pediatra. Sono quindi inseriti argomenti di carattere medico ed è possibile, per chi vuole, chiedere delle consulenze. Il manonsolo sta ad indicare che non voglio solo trattare temi di medicina ma anche altri argomenti. Ad esempio sono molto interessato al discorso del lavoro online quindi inserirò articoli inerenti e anche materiale da scaricare. Potremo discutere di golf che è il mio sport preferito. Ma possiamo trattare tanti argomenti in base alle vostre proposte che spero arrivino. Anzi mi piacerebbe discutere di questioni di cui ho poca o nessuna conoscenza in modo da arricchire il mio bagaglio culturale.

Questo blog è diviso in diverse sezioni nelle quali verranno trattati vari temi.
Le sezioni sono: Medicina e Chirurgia, Economia e Finanza, Web Marketing, Scienze Sociali e Umanistiche, Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni, Arti.
A destra trovate i link che vi porteranno alle varie sezioni.
Ogni sezione è affidata ad un autore diverso.
La sezione Medicina e Chirurgia sarà curata da me.
La sezione Economia e Finanza sarà gestita dal Dott. Paolo Sardo, Consulente Fiscale e Finanziario, mentre la sezione Socialmente sarà affidata al Dott. Gennaro Ponzo, Sociologo e Counselor Sociale.
Per la sezione Espressioni Artistiche: Pittura E Dintorni il referente sarà Nello Bruno autore di numerosi quadri esposti in diverse mostre e la sezione Arti sarà controllata dal Prof. Giuseppe Sessa insegnante di Storia dell'Arte.
La sezione Web Marketing sarà curata dal Dott. Paolo Sardo e da me.
In questa pagina invece si potrà discutere pure di altri argomenti.

Bene. A questo punto vi lascio e vi auguro buon viaggio. A presto

lunedì 29 marzo 2010

Memoria: Descrizione e Miti da Sfatare

Voglio parlare un po' della memoria. Di questa complessa, vitale e fondamentale funzione del nostro cervello. Senza memoria non potremmo vivere. E' grazie alla memoria che possiamo condurre la nostra vita. Senza di essa infatti ci sveglieremo ogni mattino non sapendo chi siamo, chi sono le persone accanto a noi, non sapremo cosa fare perché non avremo il ricordo del nostro lavoro e di come svolgerlo.
Quindi la memoria è tutto. E si può immaginare che si tratta di una funzione piuttosto complessa.
Leggo spesso su diverse riviste non mediche che occorre allenare la memoria, metterla alla prova. Si esalta l'importanza di strumenti utili a tal senso per scopi commerciali.
Ho letto ultimamente da qualche parte che bisogna allenare la memoria perché è come un muscolo. Se un muscolo non viene allenato si atrofizza. Allo stesso modo è fondamentale esercitare la memoria per non farla atrofizzare.
Sono rimasto colpito in maniera negativa da queste espressioni. Come si può affermare ciò con tanta sicurezza solo per vendere qualche prodotto?
La memoria non è un muscolo e il cervello non è un registratore.
Il processo di memorizzazione si svolge in diverse fasi e richiede l'intervento di fattori importanti quali l'attenzione, l'interesse e soprattutto le emozioni.
Se non siamo attenti ma la nostra mente vaga, difficilmente si riesce a memorizzare qualcosa. Allo stesso modo se un qualcosa non suscita il nostro interesse non saremo focalizzati in maniera ottimale per consentire una corretta memorizzazione. Inoltre grande importanza rivestono le emozioni. Si può rapidamente memorizzare un evento se ad esso è associata un'emozione positiva o negativa.
Vi faccio un esempio. Ricordate bene cosa stavate facendo il 15 ottobre 2005? Forse qualcuno.
Sono però sicuro che la maggior parte di voi ricorda perfettamente cosa stava facendo l'11 settembre 2001! Si ricorda benissimo perché è associata l'emozione tremenda di un evento che ha scosso tutti.
Spesso associamo la memoria all'abilità di fare calcoli o ricordare numeri, in particolare numeri di telefono. Ma è necessario ricordare i numeri di telefono? Ci sono le rubriche elettroniche. È necessario saper fare tutti i calcoli? Ci sono le calcolatrici.
E poi consideriamo che ricordiamo i numeri di telefono. Quelli più importanti però. Quelli cioè associati a persone per noi importanti. Quindi come vediamo è presente la componente emotiva.
Per memoria si intende la capacità dell'individuo di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per entrare in rapporto con la realtà presente e futura.
La memoria può essere paragonata ad un archivio diviso in settori. Tutte le conoscenze ed esperienze accumulate nel corso della vita vengono catalogate, raggruppate in categorie e conservate nelle varie zone del cervello.
E, come in un archivio, vengono tirate fuori quando servono.
Però la memoria non è solo conservazione di dati. Essa infatti interviene in tutti i processi mentali. Essa contiene istruzioni e dati per l'esecuzione di diverse funzioni molte delle quali inconsce.
Questo grande archivio possiamo immaginarlo diviso in tre tipi di "magazzino" in cui transitano le informazioni. Il primo è costituito dalle informazioni sensoriali (o memoria sensoriale MS), il secondo dalla memoria a breve termine (MBT) e il terzo dalla memoria a lungo termine (MLT)
La memoria sensoriale mantiene attiva l'informazione ricevuta dagli organi per alcune frazioni di secondo. Senza di essa non sarebbe possibile la percezione.
Occorre considerare che le informazioni sensoriali che giungono al cervello sono numerose. Solo alcune entrano nel processo di memorizzazione.
Infatti, quando lo stimolo attira l'attenzione del soggetto, viene trasferito nella MEMORIA A BREVE TERMINE (MBT).
Questa memoria ha una capacità limitata e in essa le informazioni permangono per un breve periodo di tempo per poi decadere. Esse possono servire solo per un piccolo periodo (ad esempio per comporre un numero di telefono) oppure, se le riteniamo importanti, vengono trasferite in un altro magazzino al fine di conservarle per un lungo periodo di tempo. Tale magazzino è detto MEMORIA A LUNGO TERMINE (MLT).
Facciamo un esempio: Ci viene dato un numero di telefono e noi non abbiamo la possibilità di scriverlo.
Per poterlo ricordare dobbiamo ripetere numerose volte il numero di telefono. Oppure possiamo cercare di associarlo a altri numeri che sono nella nostra memoria a lungo termine. Ciò va effettuato rapidamente altrimenti l'informazione esce dalla nostra memoria e viene persa.
Chiaramente questa ripetizione continua o l'associazione con altri numeri la eseguiamo se per noi tale numero ha qualche importanza. In tal modo l'informazione passa dalla MBT alla MLT e può quindi essere ricordata a distanza di tempo.
Il passaggio dalla MBT alla MLT comporta una trasformazione stabile dei circuiti nervosi. Questo processo viene quindi favorito o dal ripetersi dell'esperienza, oppure da una sua particolare intensità (come quando l'esperienza è accompagnata da forti emozioni)
La memoria a breve termine (MBT) è un tipo di memoria che mantiene le informazioni solo per qualche decina di secondi, dopo di che le informazioni SCOMPAIONO.
La MBT può contenere, contemporaneamente, solo poche unità di informazione: nell'adulto il numero è di SETTE (+ o - 1) con qualche variazione a seconda del materiale da ricordare
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SETTE NUMERI O SETTE LETTERE
Quindi per consentire il passaggio delle informazioni contenute dalla MBT alla MLT, una tecnica è quella di ripetere più volte l'informazione stessa, sia a voce sia solo con il pensiero.
Nella MBT si può anche effettuare un'elaborazione delle informazioni, mediante tecniche che vengono richiamate dalla MLT.
Esempio: nell'esecuzione di un'addizione, i numeri da sommare, dapprima vengono riconosciuti dalla memoria sensoriale (MS) e sono quindi trasferiti nella MBT.
Il programma per eseguire l'addizione è contenuto nella MLT. Viene quindi trasferito nella MBT dove si esegue l'operazione, cioè l'addizione. La MBT infatti funziona anche come MEMORIA DI SERVIZIO o MEMORIA DI LAVORO.
La MLT è un archivio di capacità quasi illimitata. Qui sono conservate tutte le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso della vita.
Nella MLT sono anche contenuti i "programmi" di attività motorie semplici (sorridere o alzare lo sguardo) o complesse (guidare l'auto, praticare uno sport).
Sono inoltre contenuti tutti i "programmi" di attività intellettuali (ad esempio parlare, eseguire operazioni aritmetiche, suonare uno strumento).
Nel prossimo articolo parleremo delle due forme di MLT: esplicita o dichiarativa e implicita o procedurale.

25 commenti:

Mondi Invisibili ha detto...

Come sempre interessante, piacevole e scorrevole.
A proposito di memoria, in tv qualche mese fa avevo visto uno speciale su una donna americana che era in grado di memorizzare ogni attimo della sua vita, il che aveva dell' impressionante ed era per questo studiata, per comprendere come riuscesse senza volerlo in tale opera.

Dell' articolo sarebbe interessante approfondire il tema: la "memoria non è un muscolo" e come le condizioni al contorno modificano le possibilità di memorizzazione.
Altro tema interessantissimo sarebbe memoria e apprendimento...

In attesa della seconda parte...

Luigi Sardo ha detto...

Carissimo,
i tuoi commenti sono sempre estremamente interessanti.
Per quanto riguarda la donna dalla memoria eccezionale è chiaro che diventi oggetto di studio come tutto ciò che non rientra in quello che viene considerato come qualcosa di comune alla maggior parte delle persone. Studiare un caso del genere può certamente aiutare a comprendere ulteriori aspetti del cervello che ancora ci sono sconosciuti.
Però consideriamo una cosa. E' veramente utile ricordare tutti i particolari della nostra vita? Avere la mente piena di minimi ricordi. Nel corso delle nostre giornate con quante cose entriamo in contatto. Però ricordiamo solo alcune. Quelle più significative. Credo che l'oblio per le informazioni non utili sia importante. Perchè se qualcosa colpisce la nostra emozione o ci procura una forte emozione la memorizziamo immediatamente.
E' questo il concetto che voglio mettere in evidenza. "La memoria non è un muscolo" nel senso che cosa significa allenare la memoria? Gli elementi fondamentali alla base della memorizzazione sono l'interesse e/o l'emozione. Se ad esempio in televisione si parla di qualcosa di importante per diversi giorni noi sappiamo di cosa si sta parlando perchè abbiamo memorizzato l'informazione principale poichè era importante. Quindi memorizziamo anche senza accorgercene proprio perchè è stata colpita la nostra attenzione o perchè abbiamo ricevuto un'emozione.
Apprendimento e memoria sono strettamenti connessi. Qualcosa di nuovo che apprendiamo viene memorizzato altrimenti saremmo costretti ad impararlo ogni volta.
Per apprendimento non dobbiamo intendere solo quello scolastico poichè penso che proprio quello non tiene conto della fisiologia della memoria. Occorrerebbe non solo dire cosa imparare ma stimolare l'interesse verso un determinato argomento.
Apprendimento è tutto ciò che di nuovo impariamo e siamo in grado di attuare.
Per andare in bicicletta abbiamo fatto un apprendimento, per guidare la macchina, per praticare uno sport, per svolgere il nostro lavoro. In qualsiasi lavoro all'inizio ognuno si sente un pò insicuro poi man mano acquista sicurezza poichè apprende e siccome c'è l'estremo interesse ad apprendere viene memorizzato. Più passa il tempo più impariamo a svolgere il nostro lavoro con scioltezza poichè abbiamo memorizzato i processi necessari. E questo vale per qualsiasi cosa. Se vogliamo imparare a cucinare, se impariamo a fare lavori in casa, ecc. Esempi banali ma per dirti che in ogni cosa all'inizio abbiamo difficoltà poi la ripetizione continua dei gesti diviene sempre più sciolta fino ad essere automatica. Abbiamo quindi effettuato un apprendimento ed una progressiva memorizzazione. Lo stesso vale non solo per attività pratiche ma anche intellettuali. Se impariamo una nuova lingua, se decidiamo di approfondire qualcosa che ci ha sempre interessato. Alla fine acquisiamo conoscenza grazie all'interesse, all'apprendimento e alla memorizzazione. Se poi imparare qualcosa ci procura anche un'emozione oltre all'interesse la memorizzazione è ulteriormente facilitata.
Non so se sono riuscito a chiarire i tuoi dubbi. In caso contrario scrivi e sarò ben felice di risponderti poichè le tue osservazione costituiscono uno stimolo per me.
Grazie

Mondi Invisibili ha detto...

Salve,
secondo il mio punto di vista, potrebbe essere utile (a volte, non sempre) ricordare più cose possibili...

Questo perchè, sempre secondo il mio punto di vista, la fase dell' apprendimento consta anche della fase di elaborazione dei dati, ma se abbiamo più dati, l' elaborazione potrebbe essere migliore.

Tipico esempio è il gioco degli scacchi, si elaborano mosse già memorizzate, al momento del bisogno... e si valuta la possibilità di utilizzarle in un determinato momento....più ne ricordiamo più potrebbe essere maggiore la possibilità di vincita.

Anche per il calcio ad esempio vale lo stesso, un bravo attaccante sceglie il dribbling giusto al momento giusto...

La capacità di memorizzare tutto, e ricordare tutto nel tempo (la signora del mio esempio ricordava eventi di anni passati con estrema precisione), potrebbe essere anche utile in ambito lavorativo....

Se una derminata manovra, non si esegue quotidianamente, oppure se una determinata nozione non si ripesca di tanto in tanto, il cervello tende ad eliminarla come ricordo perchè non necessaria oppure perchè reputata superflua...ma potrebbe tornare utile da un momento all' altro...

Come potrebbero interferire i ricordi inutili nell' apprendimento?

In fondo la memoria, come i sensi, ed i sentimenti non sono altro che reazioni chimiche, e quindi come tali sono influenzate dalla chimica e dagli ormoni...
Sembra infatti che un pasto ricco di grassi, faciliti l' apprendimento, perchè nell' arco della storia siamo stati selezionati dall' ambiente in maniera tale, che il "vincente" fosse quello ricordava dov' era il luogo del pasto.... detto in grandi linee

Poi ci sono alcune sostanze: MPH ad esempio, il glutammato... che possono influenzare il processo...

Le macchine mnemoniche funzionano davvero?

Come sempre, ottime discussioni su questo blog....

complimenti...:-)

Luigi Sardo ha detto...

Ciao,
grazie ancora per i tuoi stimolanti interventi.
Certo che può essere importante ricordare più cose possibili. Resta il problema. Come? Sicuro che la presenza di più dati può favorire la memorizzazione. In particolari le associazioni. Cioè se qualcosa di nuovo richiama qualcosa che già ricordiamo. Per associazione si va a stimolare un circuito già presente che viene rinforzato e modificato dalla nuova informazione. Infatti è più semplice il potenziamento quando i neuroni sono in uno stato di attivazione. Se un neurone è già attivo per esempio per un'informazione già presente viene più facilmente attivato dalla nuova informazione innescando il processo che porta al consolidamento e che consiste nell'attivazione della sintesi proteica. I ricordi sono infatti proteine. Ecco che quindi sono necessarie alcune cose per favorire la memorizzazione. L'attenzione, la ripetizione, l'emozione. Sono tutti fenomeni che mantengono uno stato di attivazione. La ripetizione per il ripresentarsi dell'informazione Pensiamo costantemente a qualcosa che ci ha colpito fa si e questo porta a compimento la sintesi proteica.
Può essere che come tu dici che un giocatore di scacchi o un calciatore ricordino delle strategia utili. Però ritorniamo sempre allo stesso discorso. Quando hanno effettuato quei movimenti erano completamente focalizzati, erano spinti dal desiderio di vincere e quindi emotivamente coinvolti. Come puoi vedere abbiamo sempre uno stato di preattivazione. Inoltre si tratta di attività in cui però gioca molto la strategia che si basa certamente sulle esperienze passate ma valuta anche la situazione presente. Sono fasi in cui è molto importante l'attivazione dei lobi frontali che valutano se una strategia precedente può essere utile o ne elaborano una nuova.
Lo stesso vale anche a livello lavorativo. Essendo un esperto in un determinato campo non hai difficoltà a memorizzare nuove informazioni perchè sei emotivamente coinvolto. Se io per esempio leggo di qualche lavoro su una nuova tecnica chirurgica o su qualche nuova terapia non ho bisogno di mettermi a ripetere mentalmente. La memorizzo immediatamente perchè colpisce la mia attenzione.
Ritengo ad esempio che può risultare difficile ricordare a memoria qualcosa come una poesia, un brano, un elenco di nomi se alla base non c'è interesse e/o coinvolgimento emotivo.
Sono convinto che se rifletti ricordi tantissime cose. E se le analizzi puoi certamente notare che si tratta sempre di informazione che hanno qualche importanza per te.
Io non credo molto nelle macchine o nelle sostanze. Il glutammato ad esempio è il principale neurotrasmettitore eccitatorio ampiamente diffuso nel cervello e che non interviene solo nei meccanismi della memoria.
Voglio anche fare una piccola critica. Credo che a livello scolastico si tenga poco conto della fisiologia della memoria. Occorrerebbe invece stimolare l'interesse verso un argomento e se è possibile anche un'emozione.
Sinceramente non so dirti se un pasto ricco di grassi aumenti la memorizzazione. Se come tu dice è un discorso di ricordare dov'è il cibo puoi vedere che torniamo sempre allo stesso discorso. L'interesse. Ricordo bene dove posso mangiare perchè è connesso con la sopravvivenza.
Sono veramente felice dei tuoi commenti perchè stimolano discussioni veramente interessanti.
Ogni volta che apro il blog spero sempre di trovare un tuo intervento.
Carissimi saluti

Mondi Invisibili ha detto...

Questo post, si fa sempre più interessante...
Il cercello, a parità di stato emotivo, riesce a memorizzare meglio determinati dati, azioni, immagini se questi sono presentati in un determinato modo?
Di nuovo il ritorno alle macchine mnemoniche, che offrono uno schema per memorizzare...

memoria ed intelligenza, che correlazione c'è?
e che cos'è l' intelligenza?

memoria e creatività...stesse domande....

Felice di seguire questo blog, semplice divertente ed approfondito!
;-)

Luigi Sardo ha detto...

E io sono molto felice dei tuoi commenti sempre così interessanti e stimolanti. Sono molto profondi ed obbligano ad un'attenta riflessione.
Per quanto riguarda il discorso di memorizzare qualcosa a parità di stato emotivo occorre considerare un aspetto. Un'informazione viene più facilmente memorizzata se vi sono più canali di accesso. Mi spiego. Quando si studia qualcosa si consiglia di ripetere ad alta voce poichè aumentano i canali di ingresso. Ripetendo effetuiamo dei movimenti con la bocca, ricerchiamo parole, visualizziamo ed inoltre sentiamo la nostra voce. Quindi in questo modo aumentiamo le vie attraverso cui entra la stessa informazione. Quindi se un qualcosa può coinvolgere più canali sensoriali può essere più facilmente memorizzata sempre considerando lo stesso stato emotivo. Quindi ad esempio un'informazione che può avere caratteristiche visive, uditive, tattili è più facilmente memorizzata rispetto ad un'informazione che ha una sola componente. In definitiva maggiore è il numero dei sensi che vengono coinvolti maggiore è la memorizzazione.
Per quanto riguarda le altre tue domande puoi ben immaginare che entriamo in argomenti estremamente complessi. I concetti di intelligenza, creatività si possono prestare a differenti interpretazioni poichè possono essere presi in cosiderazione aspetti fisiologici, psicologici, filosofici, culturali.
Se prendiamo un concetto di intelligenza essa può essere definita come l'insieme di funzioni conoscitive, adattative e immaginative del cervello. Quindi la capacità di ragionare, apprendere, ricordare, risolvere problemi.
Da questo punto di vista abbiamo che l'intelligenza è anche connessa alla memoria. Maggiore è il numero delle nostre esperienze maggiore è la capcità di adattarsi a nuove situazioni. Una persona con gravi problemi di memoria ha certamente notevole difficoltà ad affrontare situazioni nuove. Un individuo con problemi cognitivi non è certamente in grado di apprendere, di risolvere un problema anche semplice.
Quindi capacità di apprendere. Più cose impariamo più aumenta il nostro bagaglio più creiamo modelli a cui fare riferimento per affrontare nuove situazioni. Certo che riuscire a conoscere tanti argomenti differenti tra loro sta ad indicare una capcità del cervello notevole. Leonardo da Vinci si occupava di arte, medicina, scienza, ingegneria. Sapere cosa può essere importante imparare, capire subito ciò che si impara e chiaramente ricordare tutto. Capacità di analizzare una situazione, di fare affidamento ai modelli precedenti, elaborare una strategia e risolvere il problema sono certamente manifestazioni dell'intelligenza. Più spiccata è l'intelligenza maggiori sono queste capacità.
Pur occupandomi di cervello devo dirti che però tali definizioni le trovo un pò "fredde", meccaniche. Secondo me l'intelligenza non è il QI.

Luigi Sardo ha detto...

Ho un mio concetto dell'intelligenza forse un pò romantico e con tutti i limiti che può avere una definizione personale. Io ho sempre definito l'intelligenza come la capcità di vedere oltre. Ricordo che spesso discutevo di questi argomenti con un valente psichiatra di cui avevo grandissima stima. Una volta parlando con lui dell'intelligenza mi dette una definizione che mi lasciò perplesso: l'intelligenza è un'emozione!
Ho tanto riflettuto su questa definizione e sono giunto alla conclusione che forse è così. L'ho quindi associata all amia definizione completandola: l'intelligenza è la capcità di vedere oltre e quando si vede oltre si ha un'emozione.
Qunado conosco una persona io "sento" se è una persona interessante, ricca dentro. E' come se scattase una sintonia. Quindi in quel memoneto percepisco la ricchezza interiore di quella persona ed avverto un'emozione. Quando ho un problema e ci rifletto all'improvviso è come se sentissi la soluzione. Una sensazione viscerale. Quindi un'emozione.
Certo che è una definizione molto personale e che probabilmente non ha nessuna corrispondenza scientifica. Però mi piace di più perchè la sento più viva.
La creatività è un termine che indica genericamente l'arte o la capacità di creare e inventare. E' una dote che fornisce all'individuo che la possiede la capcità di trovare una soluzione a cui nessuno pensa, senza avere nessun modello precedente. E' certamente connessa con l'arte. Gli artisti sono creativi. Cioè costruiscono un qualcosa a cui nessuno altro pensa. E forse in questo caso il legame con la memoria non è tanto stretto. L'artista ricorda certamente le sue opere ma quando è preso dall'estro crea appunto qualcosa di nuovo. Un costruire dal nulla. Mentre tutti siamo intelligenti non tutti siamo creativi.
Inoltre ritengo che non ci sia neanche un legame stretto con l'intelligenza. Antonio Ligabue aveva problemi psichatrici eppure è definito uno dei più grandi pittori naif.
Come puoi vedere è difficile dare una definizione specifica a questi concetti proprio perchè è estremamente variabile il punto di vista da cui li possiamo considerare.
Spero di essere riuscito a rendere in maniera chiara la mia idea e certamente la discussione rimane sempre aperta poichè credo che non esista una spiegazione definitiva.
Grazie e carissimi saluti.

Mondi Invisibili ha detto...

Con piacere sto confrontando il mio punto di vista, con un altro nettamente migliore, di questo la ringrazio.

Il mio concetto di intelligenza era molto simile al suo:
capacità di congiungere 2 punti, utilizzando il percorso più breve.....

Definizione alquanto astratta, o forse matematica, ma che implica comunque un' emozione, quel lampo che illumina, e fa scegliere la giusta opzione.

Mi interrogavo sulla memoria del dolore, viste anche le nuove disposizioni di legge....
In questo caso la memoria, viene forzata ad una realtà, da una variazione anatomo-funzionale.
La plasticità del SN è magnifica, le sue capacità sono quasi illimitate, purtroppo ancora non si comprende in toto il suo funzionamento....

Come al solito
cordialissimi saluti

Luigi Sardo ha detto...

Carissimo,
trovo estremamente interessante la tua definizione di intelligenza. Segno di grande intelligenza. Ne approfitto per complimentarmi con te per la tua preparazione e la tua profondità di analisi.
Forse una caratteristica dell'intelligenza può essere quella di cercare di definire se stessa.
Noto con piacere che entrambi inseriamo nel discorso dell'intelligenza il concetto di emozione. Di quanto entrambi li consideriamo inscindibili. Quindi devo ritenere che il mio concetto non è poi tanto astratto.
Per quanto riguarda il dolore dobbiamo considerare che la memoria registra il dolore fisico. Questo è un meccanismo connesso alla sopravvivenza. Qualcosa che fa male può essere pericoloso e quindi devo ricordarlo. Se ad esempio poggio la mano su una superficie rovente la ritraggo subito per un riflesso spinale ma l'informazione arriva anche al cervello e viene memorizzata. La memorizzazione avviene non solo nelle aree deputate alla memoria ma anche nell'amigdala che è una struttura localizzata in sede profonda e che regola il meccanismo della paura. Quindi se mi trovo davanti allo stesso oggetto provo dapprima paura (quindi una reazione rapidissima) che mi blocca e subito dopo ho il ricordo dell'esperienza. L'attivazione dell'amigdala è molto più veloce della presa di coscienza.
Proprio per questi aspetti ti aggiungo a titolo di curiosità che si sta praticando negli ospedali un'intensa campagna contro il dolore. Nel mio ospedale ad esempio si attuano dei protocolli ben precisi per ridurre al minimo possibile il dolore postoperatorio. Il ricordo del dolore è sempre legato ad una esperienza negativa. Poichè lavoriamo con i bambini è necessario ridurre tale esperienza in modo da evitare un traumatismo. Inoltre considera che anche durante l'anestesia seppure il paziente è completamente addormentato si somministrano forti antidolorifici simili alla morfina poichè anche in stato di incoscienza il cervello registra le sensazioni dolorose. Quindi potrebbe succedere che il paziente al risveglio possa sentirsi in un certo qual modo traumatizzato senza però conoscere il motivo. In questo modo si elimina qualsiasi percezione inconscia del dolore.
Spero sempre di poter essere chiaro e di poter soddisfare i tuoi dubbi.
Un caro saluto

Mondi Invisibili ha detto...

Salve,
leggendo la risposta, ho fatto un pò di associazioni di idee:

dolore--> antidolorifici---> bambini---> evitare il dolore---> Meyer---> ospedale dei pupazzi---> + musica e - anestico!

Sembra che durante gli interventi, utilizzare la musica sia utile per diminuire la percezione del dolore, chiedo conferma, e chiedo anche il suo funzionamento! :-)

Alla prossima...anzi no al prossimo articolo, ho visto che è già presente, vado a leggerlo...

Mondi Invisibili ha detto...

Dimenticavo una cosa, è vero il dolore è segno di pericolo, ma quando cronicizza, può portare a modificazioni della struttura anatomica del SN, tali da continuare a percepire il dolore, anche in assenza di una lesione anatomo-funzionale.
Dal punto di vista evulozionistico però, tutto ciò non sembra portare ad un reale vantaggio; ma potrei sbagliarmi...
Credo inoltre che questo sia uno degli effetti collaterali della plasticità del SN.

Luigi Sardo ha detto...

Carissimo,
cercherò di dare una risposta ai tuoi sempre profondi commenti. Scusa la curiosità ma di cosa ti occupi? Vedo che sei molto preparato su questi argomenti ed inoltre hai una capacità di analisi eccezionale.
Sul discorso della musica ti dico sinceramente che non so risponderti poichè non la usiamo e non sono a conoscenza di lavori in merito. Molto probabilmente l'ascolto di una musica coinvolgente potrebbe ridurre la percezione del dolore. Forse il meccanismo potrebbe essere legato alla produzione di endorfine determinata da uno stato emotivo piacevole indotto dalla musica stessa. Le endorfine sono in grado di innalzare la soglia del dolore. E' solo una mia ipotesi e credo comunque che se il meccanismo è questo non penso però che possa essere in grado di eliminare il dolore chirurgico.
Riguardo il tuo discorso del dolore cronico bisogna considerare che c'è sempre un'alterazione anatomo-funzionale. Anche nei cosidetti dolori di origine psicosomatica c'è una base anatomica. Ad esempio il colon irritabile è una problematica caratterizzata da alterazioni della motilità intestinale con possibilità di stipsi e/o diarrea. Si hanno spesso persistenti dolori addominali che sono legati per lo più a spasmi dell'intestino. Il dolore ha sempre il compito di segnalare che c'è qualcosa che non va all'interno dell'organismo.
Esiste un caso particolare di dolore in assenza di lesione. Questo si verifica nel caso di danni di una struttura cerebrale denominata talamo. Al talamo arrivano tutte le afferenze sensoriali. E' una specie di filtro di tutte le sensibilità. Esso invia alla corteccia cerebrale solo una parte di esse. Infatti non abbiamo la percezione cosciente di tutti gli stimoli sensoriali. Sarebbe un sovraccarico inutile poichè sono migliaia le informazioni che arrivano al talamo ogni secondo.
Comunque una lesione di quest'area determina il cosiddetto dolore talamico caratterizzato appunto da sensazioni dolorose localizzate in svariati punti del corpo senza che vi sia un danno.
Quindi c'è sempre il vantaggio evolutivo del dolore sia per informarci che qualcosa può essere pericoloso sia per avvertirci che c'è un problema all'interno del nostro corpo.
Come sempre spero di essere riuscito a spiegare la mia idea.
Un caro saluto in attesa di una tua risposta.

Anonimo ha detto...

Salve,
vedo con piacere che la discussione diventa sempre più interessante.. :-)

Nel colon irritabile, una contrazione spasmodica del tratto anatomico, può dar origine al dolore, credo, sia per un meccanismo puramente meccanico, sia per stimolazioni di recettori da parte di mediatori, ma ho alte probabilità di sbagliare.Quindi una base organica c'è, quello a cui mi riferivo era il dolore cronico: sembra esserci una modificazione nel corno posteriore del midollo spinale tale da indurre i neuroni a scaricare anche dopo la restitutio ad integrum della zona anatomica (somatica o viscerale) sede del danno organico.
Sentire un dolore, dove in realtà non c'è, dal punto di vista evolutivo "potrebbe non avere senso", si rischierebbe uno "stato depressivo".
Spero di aver espresso correttamente il concetto, e di essermi spiegato al meglio.

Alla prossima!
:-)

Luigi Sardo ha detto...

Carissimo,
prima di tutto volevo scusarmi con te poichè a quanto pare non avevo compreso chiaramente cosa volevi esprimere nel tuo precedente commento e quindi ti ho forse dato una risposta per un'altra.
Inoltre mi complimento con te per le descrizioni precise che hai fatto sul colon irritabile e sui meccanismi a livello spinale. Ma sei un collega? Le tue conoscenze sono molto dettagliate.
Ora è molto chiaro cosa intendevi.
Devo dirti che studi sul perchè è presente questo meccanismop non ci sono. Quindi proverò ad esporti la mia idea.
La modificazione a livello delle corna posteriori del midollo a cui ti riferisce nell'ambito della nocicezione può essere definito un vero e proprio meccanismo di memoria spinale. Infatti si verificano le stesse variazioni (aumento dell'eccitabilità dei neuroni, avvio dei processi di sintesi proteica, ecc.) che sono tipici del potenziamento a lungo termine che si osserva nell'ippocampo quando si memorizza una nuova informazione.
Qual'è quindi il vantaggio evolutivo di questo meccanismo a livello spinale?
Consideriamo che la forma più semplice di sistema nervoso è l'arco riflesso: stimolo - neurone sensitivo - neurone motorio - risposta. Quindi possiamo pensare che negli organismi primitivi il primo sistema nervoso era così costituito. Successivamente è comparsa anche la sensibilità dolorifica per il ruolo importante che ha nella sopravvivenza. E' quindi da ritenere che i primi organismi abbiano sviluppato un meccanismo di memorizzazione a tale livello con lo scopo di aumentare la sensibilità e creare una sorta di rudimentale ricordo.
Quindi credo che il vantaggio evolutivo sia stato questo. Tale meccanismo è rimasto e però negli organismi superiori sono da considerare anche le attività dei centri superiori nella percezione e nella valutazione del dolore. Esiste inoltre una modulazione da parte dei centri superiori sui neuroni nocicettivi del midollo. Probabilmente nel dolore cronico tale controllo non è più efficace.
Chiaramente l'attivazione di questa "memoria" spinale non si verifica in tutti i soggetti che possono soffrire di dolore prolungato. Infatti è proprio la stimolazione nocicettiva prolungata che può determinare tali modificazioni con persistenza del dolore anche se si abolisce la causa scatenante. Tale persistenza non rappresenta infatti la norma ma costituisce infatti una patologia. Il dolore da sintomo diventa malattia. Possiamo quindi considerarla la conseguenza di un'attivazione di un meccanismo ancestrale che non avrebbe più senso di entrare in funzione ma che in particolari condizioni interviene e compie il suo "dovere".
Non so sinceramente se tale spiegazione possa essere esauriente e capace di chiarire il tuo dubbio.
In attesa di una tua considerazione ti saluto calorosamente.

Mondi Invisibili ha detto...

Si la spiegazione di "residuo ancestrale" mi soddisfa pienamente, anche perchè questa era una delle ipotesi che già avevo formulato.

Credo che la medicina, possa trovare molte delle risposte che cerca in "organismi-microrganismi" più "semplici".
Un esempio lampante di ciò è il Nobel Metchnikoff, autore di volumi tuttora validi, che hanno retto l' urto del tempo!

Un cordiale saluto!
Alla prossima ;-)

Luigi Sardo ha detto...

Noto con grande soddisfazione che abbiamo delle intuizioni molto simili. Sempre più stimolante questo scambio.
Molto interessante il tuo richiamo a Metchnikoff, il padre dell'immunità cellulo-mediata. Noto sempre di più che le tue conoscenze sono vastissime ed infatti mi hai fatto conoscere Didier Vincent.
Alla prossima

Anonimo ha detto...

Magari le mie conoscenze fossero vastissime!
ho solo letto qualche libruccio qui e la, nulla di più, anzi ho molto ancora da imparare ed ancor di più da capire.
Quello che mi piace di questi scienzati del passato, è la loro conoscenza in settori molto distanti (in apparenza) che permetteva loro, di fare collegamenti notevoli.
Oggi una conoscenza simile è impensabile, visto che ogni settore si è iperspecializzato con notevole aumento del carico di informazioni.
Viviamo nell' epoca dell' over-load di informazione, e molta di questa è spazzatura, credo che ciò influisca negativamente su memoria e apprendimento, tanto nella vita quotidiana che sul lavoro!

A presto

Mondi Invisibili

Luigi Sardo ha detto...

Osservazione molto acuta e interessante.
L'iperspecializzazione ha affinato la ricerca ma ha certamente fatto perdere quella visione globale e quell'intuito eccezionale che avevano questi scienziati. Considerando inoltre che non avevano a disposizione i mezzi che ci sono oggi.
Sono d'accordo con te sull'eccesiva mole di informazioni a cui siamo sottoposti e molto spesso senza connessione tra loro. E certamente questo non favorisce l'apprendimento poichè la memoria è efficace quando è possibile creare collegamenti con qualcosa di precedente.
La possibilità di accedere alle informazioni è certamente aumentata e questo può essere un bene. Credo però che forse si è soliti fare un collage senza creare alcuna figura definita.
Cosa ne dici?

Mondi Invisibili ha detto...

Non so se la domanda sia provocatoria o meno :-)
Credo che per verificare ciò, basti leggere "qualche libro" anche di 30 anni fa, e confrontarlo con uno, che tratti lo stesso argomento, dei giorni nostri!
Cosa ho notato?
Sicuramente le informazioni contenute nei "libri moderni" sono molto accurate, precise, dettagliate, verificate con metodi all' avanguardia e che danno risposte valide alle proprie domande, anche con un ottima iconografia.
Nei "vecchi libri" invece, le informazioni spesso sono "solo teorie" hanno margini di errore maggiori, ma il lavoro complessivamente risulta di ampio respiro, con le varie parti ben collegate, amalgamate in un mix piacevole da leggere. Questo forse è dovuto al fatto che "prima" determinati testi erano scritti da una o poche persone, oggi invece è un "collage prima di autori e poi di articoli".
Ovviamente non si può generalizzare,e la mia risulta puramente un' opinione (ed anche un pò spinta, per mettere un pò di piccante alla discussione) condivisibile o meno!

Che la possibilità di accedere alle informazione sia aumentata è un dato di fatto (basti pensare a internet), ma che questo possa essere un bene...
E' sicuramente un bene per chi sa cercare, e sa cosa cercare!
Chi invece, è alla ricerca di risposte ma non è del settore spesso percorre strade poco consigliabili, e questo è vero in particolar modo nel settore della salute!

Luigi Sardo ha detto...

La mia domanda non era provocatoria. Anzi volevo ribadire che condivido pienamente la tua analisi. Hai completato ciò che volevo dire riguardo alla possibilità di accesso alle informazioni. Tale possibilità (Internet, TV satellitare con canali tematici, ecc.) offre certamente una grande opportunità e può contribuire ad accrescere le conoscenze. Inoltre c'è anche la rapidità di accesso alle informazioni. Però come giustamente tu dici occorre saper cercare perchè infatti è molto facile incappare in informazioni inutili, fuorvianti, illusorie e spesso anche dannose. Occorre quindi saper cercare ed anche avere un minimo di conoscenze in un determinato settore. Quindi concordo pienamente con la tua analisi soprattutto riguardo il settore della salute che purtroppo è ricco di imbonitori. Come in tutte le cose niente è buono o cattivo di per sè ma dipende sempre dall'uso che se ne fa.
Riguardo il tuo discorso sui libri "vecchi" e "nuovi" credo che sia la conseguenza dell'ultraspecializzazione, in particolare nel settore scientifico. Le conoscenze sono talmente aumentate che non è possibile abbracciare tutti i campi. Certo uno studioso delle epoche passate aveva certamente una visione più ampia e aperta potendo dedicarsi anche ad altri settori. Consideriamo un attimo la mia attività, la neurochirurgia. Prima che diventasse una branca a sè alcuni interventi sul sistema nervoso venivano effettuati dai chirurghi generali. Un chirurgo non aveva certo le conoscenze e le tecniche che ci sono ora ma aveva certamente un campo di azione più vasto e quindi una visione ed un'esperienza più ampia. Grazie poi al lavoro di Harvey Cushing, il padre della neurochirurgia, si è col tempo creato un settore a sè. Oggi siamo nelle ultraspecializzazioni. Io mi occupo di neurochirurgia pediatrica e anche degli adulti però non tratto alcune patologie tipiche dell'adulto. Un neurochirurgo degli adulti spesso non ha alcuna conoscenza di patologie specifiche del bambino. Chi si occupa di chirurgia vertebrale spesso non si occupa di cervello e viceversa. Alcuni si dedicano per lo più al trattamento di tumori ed altri di patologie vascolari.

Luigi Sardo ha detto...

Come puoi vedere c'è una settorializzazione fortissima legata al fatto che sarebbe praticamente impossibile dedicarsi a tutti gli aspetti della neurochirurgia. Quindi si è passati dal chirurgo-neurochirurgo al neurochirurgo pediatra, spinale, vascolare, ecc.
C'è certamente un affinamento delle tecniche e delle capacità con maggiori possibilità di trattamento e di ottimi risultati. Però viene a mancare la visione globale.
Devo dire però che nell'ambito della neurochirurgia è importante non perdere di vista quelli che sono gli aspetti principali della medicina generale. Infatti puoi ben capire che non possiamo limitarci solo a considerare la patologia cerebrale ma avere un occhio attento anche ad altri aspetti. Infatti devo tenere sotto controllo l'equilibrio idroelettrolitico, uno stato infettivo, alterazioni metaboliche, disturbi respiratori, ecc. Se non si tratta di problemi molto specifichi siamo in grado di trattare patologie che non riguardano direttamente il sistema nervoso ma che possono in qualche modo agire su di esso.
E di questo sono contento poichè in questo modo ho la possibilità di un'azione più ampia.
Ti dico però che spesso confrontandomi con colleghi di altre specialità noto che non vanno minimante oltre le loro competenze. E quindi ripeto sempre che noi siamo medici prima che specialisti.
Con questo voglio dire che pur essendo impossibile "sapere" tutto bisogna comunque mantenere sempre aperta la mente a riflettere anche su altri settori sempre affini a ciò che sono le proprie competenze.
Penso che questo discorso si possa estendere ad altri settori per cui in ogni campo c'è un aumento delle conoscenze e della precisione ma certamente a discapito della visione globale e anche dello spingersi in tematiche diverse. Molti ricercatori del passato non erano specializzati nel campo in cui hanno effettuato le scoperte.
Ad esempio Gregor Mendel, il padre della genetica, era un frate e professore di biologia. Amava la meteorologia e l'orto. E dedicandosi alle piante ha scoperto i fondamenti dell'ereditarietà. Menti che io definisco geniali.
Un caro saluto

Mondi Invisibili ha detto...

Ha colto perfettamente quello che volevo dire!
Anche se si è ultraspecialisti, bisogna continuare ad avere una visione generale, specialmente in ambito medico!
La sua analisi è perfetta, e fa piacere leggere ciò che scrive!
E ribadisco, per poter apprezzare e gustare l' ultraspecialistico c'è bisogno di una buona se non ottima conoscenza generale della materia!

Per quanto riguarda Mendel, è sicuramente una mente geniale,ma anche un ottimo osservatore, che applicò in pieno il motto tanto caro a Cardarelli: observatio e ratio!
Ragionò in termini matematici, attraverso un 'analisi semplice e lineare su quello che osservava sistematicamente!
Vedo la sua genialità nel porsi le giuste domande, ed aver risposto alle stesse in maniera tanto semplice quanto elegante!
Non fu capito e fu dimenticato per anni!

Alla prossima!!
;-)

Luigi Sardo ha detto...

Sono contento di essere riuscito a rendere la mia idea e per il fatto che ci troviamo completamente d'accordo.
Volevo dirti che puoi chiamarmi semplicemente Luigi. Io ti sto dando del tu da tempo.
L'ultraspecializzazione affina certamente la conoscenza in quel campo però limita la visione. In campo medico come tu dici è fondamentale cercare di non perdere di vista, per quanto è possibile, ciò che è la medicina generale.
Altro aspetto è il grande progresso tecnologico che ci ha fornito degli strumenti eccezionali. Occorre però fare attenzione a non delegare il tutto alla tecnica. Noi medici dovremmo sempre conservare ciò che rende la medicina un'arte e no una scienza: il contatto con il paziente, l'esame fisico, l'ipotesi diagnostica. Poi, grazie alle tecniche, confermare il sospetto o orientarsi diversamente.
C'è però anche da considerare un altro aspetto. In alcuni casi i pazienti hanno più fiducia della tecnica che del medico. Spesso mi trovo a dover convincere un paziente o, nel caso di un bambino, i genitori che non è necessario praticare una TAC o una Risonanza. Mi sento rivolgere la fatidica domanda: Me non è il caso di fare una TAC?
Per quanto riguarda questo aspetto credo che torniamo all'analisi che tu facevi dell'eccessiva informazione e dell'uso spesso inappropriato. Credo complice anche un certo giornalismo sensazionalistico che può facilmente creare la convinzione che è stata inventata la macchina perfetta capace di risolvere ogni problema. Secondo me una tale impostazione fa sorgere negli utenti la convinzione che la medicina ha a disposizione ogni mezzo per guarire e quindi se le situazione non si risolve è colpa del medico. E' una mia idea e quindi può essere che mi sbaglio.
Volevo comunque ancora farti i miei complimenti per le tue sottili conoscenze. Mi hai descritto anche alcuni aspetti di Mendel che non conoscevo come ad esempio del grande Cardarelli. Pur essendo napoletano non sapevo di alcune sottigliezze che hai illustrato. Le lessi un pò di tempo fa sul tuo blog.
Penso sempre che se questi geni avessero avuto a disposizione i mezzi che ci sono oggi probabilmente avrebbero fatto scoperte quasi fantascientifiche.
La tecnologia unita al loro acume, intelligenza, visione totale, capacità di osservazione e intuito. Avrebbero donato all'umanità dei risultati eccezionali.
A presto

Mondi Invisibili ha detto...

Ciao Luigi,
quoto in pieno quello che scrivi.

Più si va avanti nella specializzazione e più bisogna aver presente e bene le nozioni generali e fondamentali.
Questo discorso vale ancora di più, nel caso in cui all' avanzare delle conoscenze si aggiunge il progresso della tecnica, infatti oltre a conoscere profondamente il mezzo tecnico, ed i suoi limiti e possibili errori, bisogna sapersi orientare nel grande mare della medicina.
Un piccolo esempio potrebbe essere l' utilizzo della VES, di cui ho parlato in questo articolo, sul mio blog:
http://mondinvisibili.wordpress.com/2009/06/23/ves-esr/
presente anche su un altro blog, dove ci fu una notevole discussione,
da cui ho preso una risposta, ricca di informazioni, e l' ho riportata alla fine dell' articolo.
Si evince che l' interpretazione di un dato non significa "nulla", se non si associa ad una "buona visita".

Oggi tra i pazienti c'è molta disinformazione, e spesso cercano di emulare i protagonisti di qualche serie televisiva, non sapendo a cosa vanno incontro...
insomma una TAC sono un bel pò di radiazioni... ;-)

A presto

Luigi Sardo ha detto...

Devo dirti che è molto forte la tentazione di delegare alla tecnica molto cose. Ma ripeto sempre che prima di tutto siamo medici e non dovremmo mai perdere di vista il fondamento che è il contatto con il paziente. Poi cercare di mantenere sempre vivi i presupposti teorici generali. Anche se non è facile.

Ho letto l'articolo sulla VES e l'ho trovato estremamente interessante. Ho visto che è nata una discussione di altissimo livello in cui ognuno di voi ha dato delle spiegazioni perfette che mostrano una conoscenza estremamente sottile. Ti confesso che molti aspetti sfuggivano anche a me quindi è stato un utile approfondimento.

In neurochirurgia però non diamo molto peso alla VES mentre invece è per noi estremamente utile è precisa la PCR. Rappresenta un importante indice di infezioni liquorali in particolare in pazienti con derivazioni per idrocefalo. Se sospettiamo un infezione del sistema di derivazione e quindi del liquor l'eventuale aumento della PCR è una conferma importante. Abbiamo visto infatti che anche in presenza di VES aumentata ma con PCR normale non vi è solitamente infezione del liquor. Inoltre utilizziamo la PCR come parametro per monitorizzare l'andamento dell'infezione. In presenza di un'infezione liquorale viene rimosso il sistema di derivazione e si impianta un sistema di drenaggio esterno. Viene instaurata terapia antibiotica e in alcuni casi anche antibiotico iniettato direttamente nel sistema di derivazione e quindi nel liquor. Un progressivo calo della PCR sta ad indicare una buona rispota all'antibiotico. Quando si mormalizza la PCR in genere riscontriamo anche valori normali del liquor e quindi si può impiantare un nuovo sistema.

Concordo pienamente con quanto dici riguardo i pazienti. Troppa informazione e mal collegata. Tanti pezzi che messi insieme non danno nulla. Certo che la TAC sono radiazioni. Spesso imfatti devo spiegare proprio questo che il rischio radiazioni si può assumere quando c'è il sospetto di qualcosa. Oppure in casi in cui è necessario escludere che ci possa essere qualche problema. Comunque sempre in base ad una valutazione personale e non certo per accontentare il paziente o i genitori nel caso di bambini. Anche se devo confessarti che in alcuni casi sarebbe molto più semplice fare una TAC. Si evitano tante discussioni e problemi. In alcuni momenti la tentazione c'è.

Un caro saluto e a presto.